Giornale OnLine

Giornale Online
08/11/2017 - In aula o in commissione

Via alla discussione della riforma del Welfare anziani. Minoranze verso un voto di astensione

Nell'aula del Consigllio provinciale dopo il sì alla mozione di Degasperi sulla Breast Unit

Via alla discussione della riforma del Welfare anziani. Minoranze verso un voto di astensione

L'assessore Luca Zeni, firmatario del ddl della Giunta

Nel pomeriggio il Consiglio provinciale ha completato l’esame delle mozioni proposte approvando anche quella di Degasperi per l’istituzione della Breast Unit, e avviato la discussione finale del disegno di legge 213 sulla riforma del welfare anziani, illustrato dall’assessore Luca Zeni. Sono intervenuti anche Cia, Viola, Plotegher, Borga e Detomas. Le minoranze preannunciano un voto di astensione.


Via libera all’istituzione dell’Unità mammaria interdipartimentale proposta da Degasperi.


In apertura l’assemblea legislativa ha approvato con 18 voti a favore e 13 di astensione (della Giunta e della maggioranza) la mozione proposta da Filippo Degasperi (M5s) per impegnare la Provincia ad istituire presso l’ospedale S. Chiara di Trento la Breast Unit (Unità mammaria interdipartimentale), finalizzata alla prevenzione e alla diagnosi dei tumori al seno. Civettini (CT) ha suggerito all’assessore Zeni di cercare un accordo con Degasperi vista l’attenzione dell’Apss a questo tema. Zeni ha risposto evidenziando di non aver nulla contro la mozione “che prevede quel che già si fa”, e che tra poche settimane si procederà a formalizzare l’unità richiesta. Bezzi (FI) ha motivato il voto a favore della mozione perché spinge la Giunta a procedere con più forza nell’attivazione della Breast Unit. “Se lei si astiene – ha lamentato rivolto all’assessore – la sua è una scelta politica”. Degaperi ha espresso stupore per la posizione dell’assessore, dal momento che la mozione è una proposta “neutra”, che non giudica nulla e chiede solo che le disposizioni esistenti trovino applicazione anche in provincia di Trento che, ad oggi, non è ancora dotata di questa struttura. Degasperi ha detto di non mettere in dubbio la buona fede dell’assessore quando afferma che questa cosa già si fa”, ma il progetto non è stato ancora concretizzato e la mozione non può che agevolare il percorso indicato dalla Provincia. “Il mio invito – ha concluso Degasperi – è solo finalizzato a colmare un vuoto”.


Riforma welfare anziani, via alla discussione. L’assessore Zeni: personalizzare i servizi.


Dopo una sospensione dei lavori in aula chiesta e ottenuta dall’assessore Zeni per “riordinare le idee” insieme ai consiglieri interessati al disegno di legge di riforma del welfare anziani da lui proposto, è iniziata la discussione generale del provvedimento.

L’assessore Luca Zeni nel suo intervento introduttivo ha riassunto l’intero percorso, definito “faticoso”, compiuto per la definizione della riforma. Percorso, ha ricordato, partito un anno e mezzo fa con un tavolo di lavoro coordinato dall’università Bocconi. Al Consiglio delle autonomie locali era stato presentato un primo report sulla base del quale è iniziato un lungo confronto con i territori con un tavolo appositamente istituito. Dall’analisi dei dati è emerso il progressivo invecchiamento della popolazione trentina e ha reso evidente la necessità di modificare il nostro approccio al welfare anziani. L’invecchiamento, ha osservato Zeni, non è un fatto in sé negativo perché indica la crescita dell’aspettativa di vita delle persone nella nostra società. La scommessa è però che a questo elemento si affianchi anche una maggiore qualità della vita. Oltre ad evidenziare i molti elementi positivi del nostro sistema, il tavolo ne ha rilevato la notevole frammentazione. Per questo la proposta di riforma prevede di passare da un sistema in cui vi sono diversi soggetti che erogano servizi di qualità, ma in modo settoriale e un po’ standardizzato, ad un modello imperniato su un interlocutore unico, lo Spazio Argento, che elabori risposte flessibili e piani individuali adeguati ai bisogni di ciascun anziano. L’obiettivo è una gestione più flessibile delle risorse costruendo percorsi personalizzati da offrire alle famiglie. Zeni ha ricordato la scelta iniziale di inserire questo interlocutore unico nell’Apsp, ma che poi è stata preferita la collocazione nelle Comunità di valle. Il secondo tavolo di lavoro, che ha concluso il proprio mandato a fine luglio, è entrato nel merito del “come” Spazio Argento dovrà operare e come i diversi attori del sistema dovranno collaborare. Zeni ha poi sottolineato anche l’importante lavoro propositvo svolto dalla Quarta Commissione del Consiglio attraverso le audizioni dei soggetti del settore interessati e i contributi raccolti sia dalla maggioranza sia dall’opposizione. Quest’ultima, ha osservato l’assessore, “superato lo scoglio istituzionale riguardante il processo di fusione delle case di riposo, ha apprezzato la revisione della proposta iniziale”. Dentro Spazio Argento ricade anche il tema della prevenzione della non autosufficienza degli anziani e delle alternative all’istituzionalizzazione nella casa di riposo. “Noi – ha ricordato – siamo il territorio che in Italia ha il più alto numero di posti letto nelle case di riposo. Abbiamo inoltre una buona qualità del servizio con una retta sanitaria pari a una media di 70 euro al giorno, che segnala un investimento importante. Abbiamo stimato un delta di 90 milioni di euro in più rispetto ad altre realtà regionali per il maggior numero di posti nelle case di riposo, e di questo siamo orgogliosi perché in questo modo rispondiamo alle esigenze delle famiglie. D’altra parte il trend della popolazione renderà non più sostenibile in prospettiva un ulteriore aumento di posti letto nelle case di riposo. Dovremo quindi concentrare le risorse sull’incremento dei servizi domiciliari, sul co-housing e le tante tipologie di servizio diverso dall’istituzionalizzazione. Spazio Argento sarà la parte più operativa del servizio, con i professionisti che interagiscono tra loro, la messa in rete dei soggetti che si occupano di anziani e le conseguenti risposte da dare alle famiglie”. Le Comunità di valle, dove si allocheranno le risorse, dovranno decidere come impiegarle. Promuyovendo una filiera che unisca agli investimenti dell’ente pubblico anche quelli delle famiglie. L’obiettivo è dar vita ad un sistema più sostenibile perché capace di intercettare prima i bisogni dell’anziano e rallentare così il decadimento verso la non autosufficienza. La vera sfida, ha sottolineato Zeni, sarà creare una rete di persone motivate sul territorio. E per questo è stato importante il coinvolgimento di tutti i soggetti e operatori interessati sul territorio.


Cia: legge non negativa ma è sbagliata la scelta delle Comunità di valle.


Claudio Cia (Gruppo misto) ha riconosciuto che la legge proposta è “innovativa” in alcuni punti, come l’istituzione di una regia unica dei servizi rivolti agli anziani di cui si è sempre parlato senza mai arrivare a realizzare questo centro. Cia ha ricordato che nel 1971 il Trentino aveva 20.000 famiglie composte da un solo componente, mentre oggi questi nuclei sono 76.000, con un incremento di circa 56.000 unità. Ancora, nel 1971 le famiglie con due componenti erano circa 27.000 e oggi sono quasi 60.000 con un incremento di oltre 32.000 unità. Sempre 45 anni fa le famiglie con 6 componenti erano 22.660 e oggi sono 2.622, pari a 20.000 famiglie di questo tipo in meno. Nel solo capoluogo provinciale, Trento, le famiglie formate da una sola persona sono il 40% del totale. Occorre per Cia partire da questi dati per riformare il sistema. Cia ha evidenziato che nel 2015 gli over 64 erano il 20,7% della popolazione mentre nel 2017 su 538 mila abitanti queste persone hanno superato le 115.000 unità. Ogni in Trentino ogni 100 giovani ci sono 146 anziani. Nel 2050 gli over 64 saranno 193 mila (+91.000 unità). Le demenze degenerative in Trentino sono tra i 6.000 e gli 8.000 casi, che riempirebbero da soli i posti letto a disposizione nelle case di riposo. Vi sono poi 15.300 anziani affetti da depressione. Questi problemi aumentano il costo della vita delle famiglie, che si scontra con una previdenza semrpe meno favorevole a chi invecchia. Nel 2017 abbiamo circa 30.000 pensionati che percepiscono 500 euro al mese. Se questi diventano non autosufficienti non potranno permettersi l’assistenza e le cure necessarie. Nel 2017 il Comune di Trento ha denunciato un aiuto del 20% per il pagamenti di affitti e bollette. Questa proposta di riforma non è negativa per Cia ma la collocazione nelle Comunità di valle è sbagliata perché più ci si allontana dal livello comunale e più i problemi delle singole persone e famiglie diventano solo delle pratiche burocratiche da evadere.


Viola: giusto superare la frammentazione, ma rivalutare l’autofinanziamento delle Apsp.


Walter Viola (Progetto Trentino) ha ricordato che da due anni si discute di questa proposta di riforma. A suo avviso la normativa elaborata, superata la proposta iniziale di creare un’unica Apsp provinciale, è frutto di un percorso “molto positivo” compiuto con il contributo di tutti gli attori maggiormente coinvolti. Criticando al primo report della Bocconi, Viola ha evidenziato che oggi dai 65 agli 80 anni le persone appaiono sempre più attive. Inoltre la media dell’età di coloro che entrano nelle case di riposo si avvicina ormai agli 80 anni. Le famiglie trentine tendono a tenere giustamente i propri anziani in casa, anche a costo di grandi sacrifici e solo quando questo non è più possibile si rivolgono alle case di riposo. E ha aggiunto che il 15% dei posti letto nelle case di riposo sono gestiti da privati e dal privato-sociale che fornisce insieme al sistema pubblico servizi di grande qualità. Le Apsp si sono fortemente organizzare negli anni sul territorio provinciale avvalendosi dell’Upipa. Dunque questo settore in Trentino è già fortemente presidiato e dai tanti soggetti che operano in esso emerge una grande ricchezza, insieme alla disponibilità ad assumersi nuove responsabilità. I due punti qualificanti di questa riforma sono per Viola da un lato la capacità di mettere assieme servizi residenzialità e domiciliarità, dall’altro il cosiddetto Spazio Argento, punto unico di accesso che unisce più funzioni e ruoli. Si tratta di un riordino che secondo il consigliere migliora il sistema rispondendo al bisogno di rimediare alla frammentazione esistente. Viola ha poi ricordato le tre fonti del bilancio delle Apsp: la retta alberghiera, la retta sanitaria e l’autofinanziamento. Quest’ultimo è stato sempre sottovalutato ma deriva dalle rendite (affitti o rese di capitali investiti) e da lasciti che possono essere anche in denaro. L’autofinanziamento non è quindi di poco conto perché “dice” quanto una casa di riposo sia radicata nel proprio territorio di riferimento. Questo indica che se la retta alberghiera è diversificata ma ancora bassa ciò si spiega anche con l’autofinanziamento. E il fatto che la retta alberghiera sia più bassa nelle casa di riposo meno grandi deve porre qualche domanda. Viola ha richiamato infine gli emendamenti proposti da Progetto Trentino in Commissione e ripresentati ora in aula per garantire il coinvolgimento dei soggetti organizzati e rappresentativi del settore nella fase attuativa della legge, criticando chi vorrebbe invece ridurre la concertazione. Ha infine insistito sull’esigenza di puntare sul rafforzamento dei servizi di domiciliarità valorizzando anche le iniziative del Terzo Settore, e invitato anche a predisporre un punto di riferimento unitario per i servizi all’interno della struttura della Provincia. “In Commissione ci siamo espressi con un voto di astensione – ha concluso – e mi auguro che lo stesso clima costruttivo si crei anche in aula”.


Plotegher: investire sulle relazioni sociali per risparmiare in termini di interventi sanitari.


Violetta Plotegher (Pd) ha apprezzato molto che la proposta di riforma sia stata progressivamente rivisitata “dal basso” coinvolgendo tutti gli attori interessati. Ha poi insistito sulla necessità della prevenzione e della programmazione degli interventi, a partire da quelli per la casa. Occorre per Plotegher monitorare le abitazioni in cui gli anziani vivono per prevenire gli incidenti domestici anche eliminando le barriere. Domiciliarità, ha aggiunto, non equivale tanto a servizi ma soprattutto a relazioni. Anche per Plotegher il cuore della riforma è lo Spazio Argento, che risponde all’esigenza di collegare diverse professionalità per rispondere al bisogno delle persone anziani e delle loro famiglie. Famiglie che devono sapere a chi rivolgersi per affrontare problemi a volte gravi e difficili da risolvere. Si tratta con lo Spazio Argento di mettere in rete il ruolo degli assistenti sociali, dei medici di base, del volontariato, degli infermieri, dei fisioterapisti, perché solo così è possibile personalizzare le risposte alle domande delle persone e delle famiglie. Lo Spazio Argento dovrà coordinare questi soggetti, realizzando finalmente l’integrazione socio-sanitaria attraverso il “non facile” coordinamento giustamente affidato alle Comunità di valle. Per la consigliera le Apsp sono aziende pubbliche di servizio alla persona da non concepire in termini isolati e chiusi, ma come strutture aperte e rivolte al territorio, portando dentro le Rsa tutte le relazioni di cui gli anziani hanno bisogno, a partire dalle famiglie. Riorganizzando anche gli spazi interni agli edifici sede delle Rsa. Fondamentale è che le comunità di valle definiscano attraverso il tavolo territoriale sociale un loro piano in collaborazione con Spazio Argento. Piano che dovrà permettere un continuo rilancio anche del piano della salute. Fondamentale sarà inoltre per Plotegher assicurare il monitoraggio della situazione degli anziani perché attraverso Spazio Argento sappiano sempre su chi possono contare per avere una risposta ai loro bisogni sociali e sanitari. Di grande importanza sarà infine per la consigliera anche garantire un budget unitario per integrare le risorse sociali e sanitarie da finalizzare soprattutto alle reti di prevenzione e ai care givers per non lasciare sole le persone anziane. “Investendo un euro in prevenzione sociale – ha spiegato la consigliera – sarà possibile risparmiarne almeno 5 di interventi sanitari”. Questo comporterà una forte responsabilità da parte degli amministratori delle Comunità di valle.


Borga: voto di astensione per la mancata fusione, ma disegno ancora troppo accentratore.


Rodolfo Borga (CT) ha osservato che quella che con un eccesso di enfasi è stata presentata come una grande riforma è in realtà un provvedimento che ha un’impronta fortemente accentratrice che non garantisce né l’efficienza né i risparmi annunciati. Analogamente nel recente passato non ha prodotto alcun risparmio, anzi, la creazione delle Comunità di valle. In ogni caso Borga ha preannunciato il voto di astensione del proprio gruppo. E ha poi evidenziato come né la relazione illustrativa del ddl né gli interventi a sostegno di questa riforma evidenzino che il problema demografico dell’invecchiamento della popolazione discende soprattutto dal forte calo delle nascite e dalla conseguente progressiva difficoltà per le famiglie di farsi carico delle esigenze di assistenza degli anziani. Comunque per il consigliere il nuovo modello organizzativo di welfare anziani potrebbe produrre dei benefici. Borga ha detto di non condividere in particolare, perché si tratta di “un’affermazione propagandistica”, il tentativo di “spacciare questa legge come una riforma che darebbe responsabilità ai territori che potranno così modulare i servizi sulle esigenze degli anziani”. Non è così perché, ha ricordato il consigliere, emerge chiaro dal testo del provvedimento che sarà la Provincia a stabilire gli indirizzi che le Comunità dovranno rispettare e a definire le politiche. “Si millanta una grande devoluzione di competenze ai territori – ha osservato Borga – quando è evidente che nonostante il parere richiesto alla Commissione consiliare competente e al Consiglio delle autonomie locali sarà la Giunta a dare attuazione con i regolamenti alla legge”. Non si venga a spacciare questo ddl come “una iniezione di autonomia e di responsabilità” a favore dei territori, perché il testo affida alla Provincia il compito di individuare tutti gli obiettivi e alle Comunità quello di eseguire le direttive impartite da Trento. Le Comunità di valle sono ridotte ad uffici periferici della Provincia. Per Borga questo è un forte accentramento che potrà anche funzionare, ma questo si vedrà. Si tratta a suo avviso di cercare il più possibile la flessibilità nella gestione del sistema dei servizi e di ridurre al massimo la burocrazia. In ogni caso l’adeguatezza e la sostenibilità di questo sistema si welfare per gli anziani si potrà misurare solo nel medio se non nel lungo termine. Il problema quindi si pone, ma è evidente che non si possono continuare a costruire case di riposo o che l’ente pubblico si occupi di tutto. Meglio per Borga valorizzare chi opera nel privato sociale e le Apsp che sul territorio già offrono nuovi servizi in questo settore, sfuggendo alla pretesa dell’ente pubblico di controllare tutto fino all’ultimo centesimo. Questa è la strada che la Giunta avrebbe a suo parere dovuto perseguire con questa riforma. Occorre per questo un sistema di accreditamento che assicuri che il servizio reso sia all’altezza e per garantire che chi lavora in questo settore abbia requisiti tali da garantire prestazioni adeguate. “Non mi pare però – ha concluso Borga – che l’impostazione di questa riforma vada nella direzione della responsabilizzazione dei territori”. Il consigliere ha spiegato che il suo voto non sarà contrario perché si è evitata la fusione inizialmente proposta.


Detomas: la sfida della riforma richiede il contributo di tutti gli attori pubblici e privati.


Giuseppe Detomas (Ual) ha espresso soddisfazione per il lavoro della Quarta Commissione da lui presieduta che ha esaminato il ddl. Il quadro generale è preoccupante perché impegna chi governa ad assumere decisioni difficili per fronteggiare questa sfida. Per questo l’obiettivo è mettere insieme le risorse del pubblico e dei privati. Questa sfida misura la capacità della società di affrontare queste tematiche che riguardano il futuro di tutti. Detomas ha ricordato gli ordini del giorno da lui presentati per accogliere il contributo di tutti gli operatori e i soggetti che potranno contribuire ad affrontare adeguatamente questa sfida.


Alle 18.30 il presidente Dorigatti ha sospeso i lavori che riprenderanno in aula alle 10.00. ​

Approfondimenti
L'ordine del giorno dei lavori con al punto 14 il disegno di legge in discussione
https://www.consiglio.provincia.tn.it/_layouts/15/dispatcher/doc_dispatcher.aspx?app=conv&at_id=29021