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05/10/2017 - In aula o in commissione

Sì alla mozione di Fugatti riscritta con Rossi sui referendum per l'autonomia di Veneto e Lombardia

Voto unanime in Consiglio provinciale

Sì alla mozione di Fugatti riscritta con Rossi sui referendum per l'autonomia di Veneto e Lombardia

In allegato il testo della mozione

Sì alla mozione di Fugatti riscritta con Rossi sui referendum per l'autonomia di Veneto e Lombardia

​​​Dopo il dibattito sul Not il Consiglio provinciale ha discusso a lungo e approvato all’unanimità (29 voti) la mozione proposta da Maurizio Fugatti (Lega Nord Trentino, nella foto) e interamente riscritta d’intesa con il presidente della Giunta Ugo Rossi sui referendum del 22 ottobre promossi dalle Regioni Lombardia e Veneto per chiedere allo Stato più autonomia. Questa mattina i capigruppo avevano deciso di discutere in anticipo questa mozione rispetto alle altre. E per permettere la rielaborazione integrale del testo il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti aveva inizialmente sospeso i lavori in aula su richiesta del governatore Rossi. Con la discussione della mozione, che ha occupato l’intero pomeriggio, si è anche conclusa questa sessione del Consiglio in aula.


Interamente sostituita d’intesa con il presidente Rossi e approvata la mozione proposta da Fugatti sui referendum del Veneto e della Lombardia che chiedono più autonomia per le due Regioni.


Fugatti ha ringraziato Dorigatti e i colleghi per aver permesso di anticipare l’esame di questa mozione, in modo che il Consiglio provinciale potesse discuterne prima della data del 22 ottobre, quando si svolgeranno i due referendum. L'esponente della Lega Nord Trentino e il presidente Rossi firmano quindi un testo della mozione riscritta e intitolata “Sostegno alla Regioni veneto e Lombardia nel percorso referendario per il riconoscimento di forme e condizioni particolari di autonomia”. Il nuovo dispositivo impegna la Giunta a “favorire il dibattito nelle opportune sedi istituzionali sulle prospettive di sviluppo del sistema regionale italiano e sul rapporto Stato-regioni, riflettendo anche sulle modalità attraverso le quali migliorare l’attuazione sistematica del Titolo V e incentivare l’attivazione dell’articolo 116, comma 3 della Costituzione e promuovendo e sostenendo, anche sulla base dell’esperienza del Trentino-Alto Adige Suedtirol le buone ragioni del regionalismo ad assetto variabile per lo sviluppo del sistema Paese, valorizzando il percorso autonomistico delle Regioni virtuose”. Fugatti ha apprezzato e condiviso con il presidente Rossi la riformulazione del testo della mozione che sollecita “l’attivazione” dell’articolo 116 (secondo cui è possibile attribuire alle regioni, con legge dello Stato e su determinate materie, ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia) comma 3 della Costituzione, evitando la deriva centralistica a favore di un’estensione anche ad altre Regioni “virtuose” del Paese dell’autonomia speciale riconosciuta al Trentino Alto Adige Suedtirol. Estensione ad esempio a Veneto e Lombardia che secondo Fugatti gioverà anche al consolidamento dell’autonomia della nostra Regione.

Il presidente Rossi ha spiegato che la nuova formulazione è meno finalizzata a sostenere il risultato referendario in sé, rispetto al quale è opportuno assumere in questa sede una posizione neutrale. Il risultato di fondo riguarda però l’applicazione dell’articolo 116 terzo comma, articolo in vigore dal 2001 che le regioni virtuose avrebbero potuto appellarsi ad esso anche in passato. “Per quanto mi consta – ha segnalato Rossi – anche l’Emilia Romagna si sta preparando a chiedere una particolare autonomia allo Stato e lo stesso presidente della Toscana ha manifestato l’intenzione di avvalersi di questo articolo della Costituzione”. “L’importante – ha concluso Rossi – è che le regioni che chiedono più autonomia abbiano i conti a posto. Non si tratta di sottrarre risorse alle regioni già a statuto speciale ma di dare a tutti la possibilità di esercitare più competenze in modo virtuoso e rendendo meno oneroso per lo Stato l’esercizio di questi poteri nei rispettivi territori”.

Manuela Bottamedi (misto) pur giudicando “tiepidina ed edulcorata” la versione della mozione riscritta con il presidente Rossi, ha preannunciato il proprio voto favorevole al nuovo testo. In quello originario Fugatti chiedeva alla Giunta un sostegno diretto ai referendum e della rinuncia a questa proposta Bottamedi si è detta dispiaciuta. Questo “perché – ha spiegato – come Regione autonoma noi abbiamo il dovere di difendere chi come Lombardia e Veneto hanno dimostrato di saper gestire bene le loro risorse e competenze. Per questo avrebbero diritto ad un’autonomia più robusta”. Bottamedi ha ricordato poi al presidente Dorigatti di prendere posizione più netta sia sui rapporti tra Madrid e Barcellona. “Lei non ha speso una parola contro le violenze cui tutti abbiamo assistito in Catalogna e per difendere le ragioni di una comunità a noi omologa come la Catalogna e che dovrebbe avere tutto il nostro sostegno sull’autonomia progressivamente ridotta dal 2006 ad oggi”. La consigliera ha quindi invitato Dorigatti a prendere posizione in tal senso visto che il presidente del Consiglio si pronuncia sempre su molte questioni. Anche sulle dichiarazioni di Mentana secondo Bottamedi il presidente Dorigatti avrebbe dovuto prendere così come ha fatto il presidente Rossi una posizione più chiara. Non si tratta di offendersi per le dichiarazioni antiautonomistiche di Mentana a Trento, ma è grave che non vi sia stata la possibilità di un dibattito che ricordasse anche le ragioni della nostra autonomia. Il giornalista ha dichiarato che un confronto televisivo con Rossi su questo tema non è nelle sue priorità, e anche per stigmatizzare quest’ultima dichiarazione di Mentana il presidente Dorigatti dovrebbe pronunciarsi. Non dobbiamo temere di avere contro il 90% degli italiani né di sostenere veneti e lombardi che chiedono più autonomia.

Il presidente Dorigatti ha ringraziato Bottamedi delle sollecitazioni, ricordando che il Consiglio provinciale aveva promosso in passato due iniziative sull’autonomia e le prospettive della Catalogna senza peraltro ottenere un gran seguito tra i consiglieri. Dorigatti ha ricordato inoltre di aver parlato nei giorni scorsi della Catalogna anche ai ragazzi del parlamento europeo dei giovani arrivati in Trentino per parlare di pace e acqua.

Rodolfo Borga (CT) sull’ordine dei lavori ha chiesto a Dorigatti di tener conto del suo ruolo di rappresentanza di tutti i consiglieri prima di prendere posizione su argomenti come questo.

Giacomo Bezzi (FI) ha preso le distanze dalla posizione sulla Catalogna da di Bottamedi. “Preferisco la posizione presa dall’SVP”, ha osservato. “Ai catalani non manca niente – ha proseguito – e a mio giudizio hanno esagerato violando la Costituzione spagnola. Avrei preferito una Catalogna impegnata a battersi per ottenere un po’ di autonomia in più restando nei limiti posti dalla Costituzione come stanno facendo Lombardia e Veneto”. Con questi referendum la Lega, secondo Bezzi, dimostra in Veneto e Lombardia di saper esercitare un governo responsabile, capace di inserire la richiesta di una maggiore autonomia nella cornice costituzionale. Quanto a Mentana, per Bezzi i trentini hanno reagito scagliandosi contro il giornalista non accorgendosi di recitare in tal modo una parte da “primi della classe”. “I trentini – ha concluso Bezzi – sono a mio avviso più propensi a scendere in piazza per chiedere alla Provincia più contributi piuttosto che prendersi legnate sulla testa come i catalani per l’autonomia”.

Lucia Maestri (Pd) ha apprezzato la riscrittura condivisa della mozione, che anziché dividere politicamente l’aula, unisce tutti. Le regioni Veneto e Lombardia, andando ad un referendum che merita senz’altro rispetto, pongono ai cittadini una domanda retorica (“vuoi tu più autonomia per la Regione?”), alla quale non i cittadini sono senz’altro indotti a rispondere sì. Ma “l’articolo 116 – ha ricordato Maestri – è agibile non da ieri e da due presidenti di Regione così autorevoli mi sarei aspettata che intavolassero una serrata trattativa con il governo per la declinazione di questa norma costituzionale”. Sgomberato però il campo dal punto di vista politico, sul piano istituzionale questa mozione afferma che tutte le regioni virtuose possono intavolare con il governo una trattativa significativa sulle competenze. Chiedendo come Maroni e Zaia un’autonomia fiscale e la libertà di decidere dove investire i fondi. Giusto, quindi, per Maestri, che l’Italia prenda in mano la questione del regionalismo e anche del regionalismo differenziato, perché questo può giovare anche allo Stato a condizione che competenze e risorse vengono gestite in modo corretto, “cosa che non sempre avviene in tutte le autonomie speciali”.

Nerio Giovanazzi (AT) ha osservato che Lombardia e Veneto hanno fatto un passo in più rispetto alla Catalogna. Meglio a suo avviso una mozione di questo tipo che, proprio perché un po’ annacquata rispetto alla versione originaria, perché sostiene un percorso non conflittuale delle Regioni verso l’autonomia. Vero è anche per Giovanazzi che l’autonomia di Veneto e Lombardia converrebbe a tutti. La questione dell’autonomia è in fondo quella del residuo fiscale, per cui si chiede che il denaro delle regioni non finisca nel buco nero di Roma.

Borga (CT) ha preannunciato il voto favorevole perché Veneto e Lombardia potranno, forti della vittoria del sì all’autonomia nei referendum, ottenere più facilmente quest’obiettivo e noi abbiamo tutto l’interesse a non ostacolare questa volontà per risultare agli occhi dell’opinione pubblica meno privilegiato di quanto si crede oggi. Assumere competenze vuol dire infatti accollarsi anche oneri, ad esempio farsi carico come in Trentino di tutta l’assistenza sanitaria con il reddito prodotto nella nostra provincia. Sulla Catalogna per Borga il principio di autodeterminazione, pur irrinunciabile, va però maneggiato con una certa attenzione e senza sottovalutare le condizioni storiche in cui una regione si trova. Questo per evitare conflitti. Quest’aula – ha ricordato Borga – ha bocciato le mozioni che chiedevano di rivedere le sanzioni contro la Russia che reprime le istanze autonomistiche emergenti dalle popolazioni dell’ex Urss. Giusto quindi parlare di autodeterminazione perché nessuno può negare ad un popolo la possibilità di decidere del proprio destino, ma occorre maneggiare con cura questo argomento per evitare che si sfoci in una situazione come quella verificatasi nei Balcani. In Alto Adige una parte del mondo tedesco ha insistito per inserire il principio di autodeterminazione tra le proposte di modifica dello Statuto regionale di autonomia. In questo caso qualche ragione per proporre questo in Alto Adige c’è.

Gianpiero Passamani (Upt) ha ricordato la posizione da lui presa sui referendum in Lombardia e Veneto per rafforzare i punti di contatto con il Trentino. Un certo centralismo romano non deve tanto vederci su posizioni difensive ma va combattuto anche con iniziative referendarie come queste. Il fatto che queste regioni prendano spunto dall’autonomia del Trentino Alto Adige è per Passamani positivo. Questa mozione, che con l’accordo di Fugatti e Rossi ha ora un taglio più istituzionale e meno politico, lancia quindi un segnale forte anche a sostegno della nostra autonomia.

Lorenzo Ossanna (Patt) ha detto di condividere la mozione che rispetto alla versione iniziale ha un taglio istituzionale diverso di sostegno al percorso verso l’autonomia intrapreso dalle due Regioni. Percorso che gioverà sicuramente anche alla nostra Provincia e alla Regione.

Walter Viola (Progetto Trentino) ha osservato che con questo dibattito il Consiglio “esce dal fortino di un atteggiamento difensivo della propria autonomia speciale, affermando di poter offrire un riferimento importante per altre regioni virtuose. Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna sono le uniche regioni ordinarie in Italia a soldo fiscale attivo. Questi referendum esprimono una voglia di autonomia rimanendo nel quadro unitario dello Stato. Si tratta di un percorso da valorizzare contro le spinte disgregatrici cui assistiamo in Catalogna. In Italia per Viola un regionalismo con autonomia a geometria variabile non è mai stato realmente attuato. Certo, uno Stato che permette alle regioni di gestire più competenze ma senza riconoscere ai governi locali le risorse necessarie, vuol “fare le nozze coi fichi secchi”. L’esito del referendum nelle due Regioni darà forza all’attuazione del Titolo V.

Walter Kaswalder (misto) ha condiviso l’affermazione che se Veneto e Lombardia otterranno più autonomia anche nella gestione delle loro competenze e risorse si ridurranno anche gli attacchi all’autonomia del Trentino. Trentino che anche dal punto di vista economico e imprenditoriale sarebbe positivamente stimolato da due regioni particolarmente virtuose come queste in termini di sviluppo.

Claudio Cia (misto) ha ricordato che alcuni esponenti politici trentini di vari partiti sono stati invitati in Lombardia e Veneto a sostenere le ragioni del sì al referendum sull’autonomia delle due regioni. “Dobbiamo invitare le regioni a chiedere più competenze: più regioni chiedono autonomia e più la nostra autonomia diventerà forte e otterrà rispetto. E più sarà difficile ai Renzi di turno proporre l’azzeramento delle autonomie speciali come la nostra”. Certo per Cia avere l’autonomia non significa farsi gli affari propri o fare l’interesse dei politici, ma porsi maggiormente a servizio dei cittadini.

Fugatti (Lega) nella sua replica ha espresso soddisfazione e ringraziato tutti i colleghi per aver colto lo spirito della mozione.


Dopo il voto unanime a favore della mozione, alle 18.30 il presidente Dorigatti ha chiuso i lavori di questa sessione del Consiglio.


Allegati
Il testo della mozione Fugatti-Rossi