Voto unanime in Consiglio provinciale
Sì alla mozione di Fugatti riscritta con Rossi sui referendum per l'autonomia di Veneto e Lombardia
In allegato il testo della mozione
Dopo
il dibattito sul Not il Consiglio provinciale ha discusso a lungo e
approvato all’unanimità (29 voti) la mozione proposta da Maurizio
Fugatti (Lega Nord Trentino, nella foto) e interamente riscritta d’intesa con
il presidente della Giunta Ugo Rossi sui referendum del 22 ottobre
promossi dalle Regioni Lombardia e Veneto per chiedere allo Stato più
autonomia. Questa mattina i capigruppo avevano deciso di discutere in
anticipo questa mozione rispetto alle altre. E per permettere la
rielaborazione integrale del testo il presidente del Consiglio
provinciale Bruno Dorigatti aveva inizialmente sospeso i lavori in
aula su richiesta del governatore Rossi. Con la discussione della mozione, che ha occupato l’intero pomeriggio, si è anche conclusa
questa sessione del Consiglio in aula.
Interamente
sostituita d’intesa con il presidente Rossi e approvata la mozione
proposta da Fugatti sui referendum del Veneto e della Lombardia che
chiedono più autonomia per le due Regioni.
Fugatti
ha ringraziato Dorigatti e i colleghi per aver permesso di anticipare
l’esame di questa mozione, in modo che il Consiglio provinciale
potesse discuterne prima della data del 22 ottobre, quando si
svolgeranno i due referendum. L'esponente della Lega Nord Trentino e
il presidente Rossi firmano quindi un testo della mozione riscritta e
intitolata “Sostegno alla Regioni veneto e Lombardia nel percorso
referendario per il riconoscimento di forme e condizioni particolari
di autonomia”. Il nuovo dispositivo impegna la Giunta a “favorire
il dibattito nelle opportune sedi istituzionali sulle prospettive di
sviluppo del sistema regionale italiano e sul rapporto Stato-regioni,
riflettendo anche sulle modalità attraverso le quali migliorare
l’attuazione sistematica del Titolo V e incentivare l’attivazione
dell’articolo 116, comma 3 della Costituzione e promuovendo e
sostenendo, anche sulla base dell’esperienza del Trentino-Alto
Adige Suedtirol le buone ragioni del regionalismo ad assetto
variabile per lo sviluppo del sistema Paese, valorizzando il percorso
autonomistico delle Regioni virtuose”. Fugatti ha apprezzato e
condiviso con il presidente Rossi la riformulazione del testo della
mozione che sollecita “l’attivazione” dell’articolo 116
(secondo cui è possibile attribuire alle regioni, con legge dello
Stato e su determinate materie, ulteriori forme e condizioni
particolari di autonomia) comma 3 della Costituzione, evitando la
deriva centralistica a favore di un’estensione anche ad altre
Regioni “virtuose” del Paese dell’autonomia speciale
riconosciuta al Trentino Alto Adige Suedtirol. Estensione ad esempio
a Veneto e Lombardia che secondo Fugatti gioverà anche al
consolidamento dell’autonomia della nostra Regione.
Il
presidente Rossi ha spiegato che la nuova formulazione è meno
finalizzata a sostenere il risultato referendario in sé, rispetto al
quale è opportuno assumere in questa sede una posizione neutrale. Il
risultato di fondo riguarda però l’applicazione dell’articolo
116 terzo comma, articolo in vigore dal 2001 che le regioni virtuose
avrebbero potuto appellarsi ad esso anche in passato. “Per quanto
mi consta – ha segnalato Rossi – anche l’Emilia Romagna si sta
preparando a chiedere una particolare autonomia allo Stato e lo
stesso presidente della Toscana ha manifestato l’intenzione di
avvalersi di questo articolo della Costituzione”. “L’importante
– ha concluso Rossi – è che le regioni che chiedono più
autonomia abbiano i conti a posto. Non si tratta di sottrarre risorse
alle regioni già a statuto speciale ma di dare a tutti la
possibilità di esercitare più competenze in modo virtuoso e
rendendo meno oneroso per lo Stato l’esercizio di questi poteri nei
rispettivi territori”.
Manuela
Bottamedi (misto) pur giudicando “tiepidina ed edulcorata” la
versione della mozione riscritta con il presidente Rossi, ha
preannunciato il proprio voto favorevole al nuovo testo. In quello
originario Fugatti chiedeva alla Giunta un sostegno diretto ai
referendum e della rinuncia a questa proposta Bottamedi si è detta
dispiaciuta. Questo “perché – ha spiegato – come Regione
autonoma noi abbiamo il dovere di difendere chi come Lombardia e
Veneto hanno dimostrato di saper gestire bene le loro risorse e
competenze. Per questo avrebbero diritto ad un’autonomia più
robusta”. Bottamedi ha ricordato poi al presidente Dorigatti di
prendere posizione più netta sia sui rapporti tra Madrid e
Barcellona. “Lei non ha speso una parola contro le violenze cui
tutti abbiamo assistito in Catalogna e per difendere le ragioni di
una comunità a noi omologa come la Catalogna e che dovrebbe avere
tutto il nostro sostegno sull’autonomia progressivamente ridotta
dal 2006 ad oggi”. La consigliera ha quindi invitato Dorigatti a
prendere posizione in tal senso visto che il presidente del Consiglio
si pronuncia sempre su molte questioni. Anche sulle dichiarazioni di
Mentana secondo Bottamedi il presidente Dorigatti avrebbe dovuto
prendere così come ha fatto il presidente Rossi una posizione più
chiara. Non si tratta di offendersi per le dichiarazioni
antiautonomistiche di Mentana a Trento, ma è grave che non vi sia
stata la possibilità di un dibattito che ricordasse anche le ragioni
della nostra autonomia. Il giornalista ha dichiarato che un confronto
televisivo con Rossi su questo tema non è nelle sue priorità, e
anche per stigmatizzare quest’ultima dichiarazione di Mentana il
presidente Dorigatti dovrebbe pronunciarsi. Non dobbiamo temere di
avere contro il 90% degli italiani né di sostenere veneti e lombardi
che chiedono più autonomia.
Il
presidente Dorigatti ha ringraziato Bottamedi delle
sollecitazioni, ricordando che il Consiglio provinciale aveva
promosso in passato due iniziative sull’autonomia e le prospettive
della Catalogna senza peraltro ottenere un gran seguito tra i
consiglieri. Dorigatti ha ricordato inoltre di aver parlato nei
giorni scorsi della Catalogna anche ai ragazzi del parlamento europeo
dei giovani arrivati in Trentino per parlare di pace e acqua.
Rodolfo
Borga (CT) sull’ordine dei lavori ha chiesto a Dorigatti
di tener conto del suo ruolo di rappresentanza di tutti i consiglieri
prima di prendere posizione su argomenti come questo.
Giacomo
Bezzi (FI) ha preso le distanze dalla posizione sulla
Catalogna da di Bottamedi. “Preferisco la posizione presa
dall’SVP”, ha osservato. “Ai catalani non manca niente – ha
proseguito – e a mio giudizio hanno esagerato violando la
Costituzione spagnola. Avrei preferito una Catalogna impegnata a
battersi per ottenere un po’ di autonomia in più restando nei
limiti posti dalla Costituzione come stanno facendo Lombardia e
Veneto”. Con questi referendum la Lega, secondo Bezzi, dimostra in
Veneto e Lombardia di saper esercitare un governo responsabile,
capace di inserire la richiesta di una maggiore autonomia nella
cornice costituzionale. Quanto a Mentana, per Bezzi i trentini hanno
reagito scagliandosi contro il giornalista non accorgendosi di
recitare in tal modo una parte da “primi della classe”. “I
trentini – ha concluso Bezzi – sono a mio avviso più propensi a
scendere in piazza per chiedere alla Provincia più contributi
piuttosto che prendersi legnate sulla testa come i catalani per
l’autonomia”.
Lucia
Maestri (Pd) ha apprezzato la riscrittura condivisa della
mozione, che anziché dividere politicamente l’aula, unisce tutti.
Le regioni Veneto e Lombardia, andando ad un referendum che merita
senz’altro rispetto, pongono ai cittadini una domanda retorica
(“vuoi tu più autonomia per la Regione?”), alla quale non i
cittadini sono senz’altro indotti a rispondere sì. Ma “l’articolo
116 – ha ricordato Maestri – è agibile non da ieri e da due
presidenti di Regione così autorevoli mi sarei aspettata che
intavolassero una serrata trattativa con il governo per la
declinazione di questa norma costituzionale”. Sgomberato però il
campo dal punto di vista politico, sul piano istituzionale questa
mozione afferma che tutte le regioni virtuose possono intavolare con
il governo una trattativa significativa sulle competenze. Chiedendo
come Maroni e Zaia un’autonomia fiscale e la libertà di decidere
dove investire i fondi. Giusto, quindi, per Maestri, che l’Italia
prenda in mano la questione del regionalismo e anche del regionalismo
differenziato, perché questo può giovare anche allo Stato a
condizione che competenze e risorse vengono gestite in modo corretto,
“cosa che non sempre avviene in tutte le autonomie speciali”.
Nerio
Giovanazzi (AT) ha osservato che Lombardia e Veneto hanno fatto
un passo in più rispetto alla Catalogna. Meglio a suo avviso una
mozione di questo tipo che, proprio perché un po’ annacquata
rispetto alla versione originaria, perché sostiene un percorso non
conflittuale delle Regioni verso l’autonomia. Vero è anche per
Giovanazzi che l’autonomia di Veneto e Lombardia converrebbe a
tutti. La questione dell’autonomia è in fondo quella del residuo
fiscale, per cui si chiede che il denaro delle regioni non finisca
nel buco nero di Roma.
Borga
(CT) ha preannunciato il voto favorevole perché Veneto e Lombardia
potranno, forti della vittoria del sì all’autonomia nei
referendum, ottenere più facilmente quest’obiettivo e noi abbiamo
tutto l’interesse a non ostacolare questa volontà per risultare
agli occhi dell’opinione pubblica meno privilegiato di quanto si
crede oggi. Assumere competenze vuol dire infatti accollarsi anche
oneri, ad esempio farsi carico come in Trentino di tutta l’assistenza
sanitaria con il reddito prodotto nella nostra provincia. Sulla
Catalogna per Borga il principio di autodeterminazione, pur
irrinunciabile, va però maneggiato con una certa attenzione e senza
sottovalutare le condizioni storiche in cui una regione si trova.
Questo per evitare conflitti. Quest’aula – ha ricordato Borga –
ha bocciato le mozioni che chiedevano di rivedere le sanzioni contro
la Russia che reprime le istanze autonomistiche emergenti dalle
popolazioni dell’ex Urss. Giusto quindi parlare di
autodeterminazione perché nessuno può negare ad un popolo la
possibilità di decidere del proprio destino, ma occorre maneggiare
con cura questo argomento per evitare che si sfoci in una situazione
come quella verificatasi nei Balcani. In Alto Adige una parte del
mondo tedesco ha insistito per inserire il principio di
autodeterminazione tra le proposte di modifica dello Statuto
regionale di autonomia. In questo caso qualche ragione per proporre
questo in Alto Adige c’è.
Gianpiero
Passamani (Upt) ha ricordato la
posizione da lui presa sui referendum in Lombardia e Veneto per
rafforzare i punti di contatto con il Trentino. Un certo centralismo
romano non deve tanto vederci su posizioni difensive ma va combattuto
anche con iniziative referendarie come queste. Il fatto che queste
regioni prendano spunto dall’autonomia del Trentino Alto Adige è
per Passamani positivo. Questa mozione, che con l’accordo di
Fugatti e Rossi ha ora un taglio più istituzionale e meno politico,
lancia quindi un segnale forte anche a sostegno della nostra
autonomia.
Lorenzo
Ossanna (Patt) ha detto di condividere la mozione che rispetto
alla versione iniziale ha un taglio istituzionale diverso di sostegno
al percorso verso l’autonomia intrapreso dalle due Regioni.
Percorso che gioverà sicuramente anche alla nostra Provincia e alla
Regione.
Walter
Viola (Progetto Trentino) ha osservato che con questo dibattito
il Consiglio “esce dal fortino di un atteggiamento difensivo della
propria autonomia speciale, affermando di poter offrire un
riferimento importante per altre regioni virtuose. Veneto, Lombardia
ed Emilia Romagna sono le uniche regioni ordinarie in Italia a soldo
fiscale attivo. Questi referendum esprimono una voglia di autonomia
rimanendo nel quadro unitario dello Stato. Si tratta di un percorso
da valorizzare contro le spinte disgregatrici cui assistiamo in
Catalogna. In Italia per Viola un regionalismo con autonomia a
geometria variabile non è mai stato realmente attuato. Certo, uno
Stato che permette alle regioni di gestire più competenze ma senza
riconoscere ai governi locali le risorse necessarie, vuol “fare le
nozze coi fichi secchi”. L’esito del referendum nelle due Regioni
darà forza all’attuazione del Titolo V.
Walter
Kaswalder (misto) ha condiviso l’affermazione che se Veneto e
Lombardia otterranno più autonomia anche nella gestione delle loro
competenze e risorse si ridurranno anche gli attacchi all’autonomia
del Trentino. Trentino che anche dal punto di vista economico e
imprenditoriale sarebbe positivamente stimolato da due regioni
particolarmente virtuose come queste in termini di sviluppo.
Claudio
Cia (misto) ha ricordato che alcuni esponenti politici trentini
di vari partiti sono stati invitati in Lombardia e Veneto a sostenere
le ragioni del sì al referendum sull’autonomia delle due regioni.
“Dobbiamo invitare le regioni a chiedere più competenze: più
regioni chiedono autonomia e più la nostra autonomia diventerà
forte e otterrà rispetto. E più sarà difficile ai Renzi di turno
proporre l’azzeramento delle autonomie speciali come la nostra”.
Certo per Cia avere l’autonomia non significa farsi gli affari
propri o fare l’interesse dei politici, ma porsi maggiormente a
servizio dei cittadini.
Fugatti
(Lega) nella sua replica ha espresso soddisfazione e ringraziato
tutti i colleghi per aver colto lo spirito della mozione.
Dopo
il voto unanime a favore della mozione, alle 18.30 il presidente
Dorigatti ha chiuso i lavori di questa sessione del Consiglio.