Dalla Quarta Commissione con un largo consenso da parte delle opposizioni
Via libera all'assegno unico provinciale proposto dall'assessore Olivi
In allegato, le bozze della nuova disciplina, della delibera e le slide di presentazione
Forte
dell'apprezzamento anche delle minoranze, la Quarta Commissione
presieduta da Giuseppe Detomas /Ual) si è espressa stamane a favore
della delibera proposta dall'assessore Olivi (nella foto) con cui la Giunta
introdurrà dal 2018 l’assegno unico provinciale al posto delle
diverse misure oggi esistenti per combattere la povertà e sostenere
il reddito delle famiglie. Il testo stabilisce i criteri e le
modalità necessari per dare attuazione alla norma da cui l'assegno è
stato previsto (’articolo 28 della lp 20 del 2016). Il sì è
arrivato dopo che i componenti dell'organismo si sono pronunciati sul
provvedimento in termini largamente positivi e, su invito dello
stesso assessore Olivi, hanno predisposto un'osservazione rivolta
alla Giunta e da accompagnare al parere con le loro richieste, che
propone ancor più flessibilità sull'Icef. Il via libera è arrivato
con cinque "sì" dei consiglieri di maggioranza e di
Claudio Cia (Gruppo misto), e due voti di astensione (Viola e Zanon
di Progetto Trentino). In coda alla seduta Claudio Civettini (Civica
Trentina) ha presentato il proprio disegno di legge a sostegno dei
genitori separati e divorziati in condizioni di difficoltà
Olivi:
"questa è una piccola rivoluzione".
Nell'illustrazione
introduttiva l’assessore allo sviluppo economico Alessandro
Olivi ha evidenziato che l'assegno unico (vedi in allegato il testo del disciplinare proposto dalla Giunta, che sostanzia la delibera) rappresenta "una
piccola rivoluzione", frutto di un lavoro lungo e complesso
passato dal confronto con i soggetti interessati, dal Forum delle
famiglie all'associazione degli invalidi. "Si tratta – ha
aggiunto – anche di un'operazione coraggiosa, finalizzata a creare
un welfare universalistico più equo di aiuto alle famiglie,
orientato a migliorare il trend demografico del Trentino". Per
la rilevanza del cambiamento prefigurato, la delibera prevede che
l’assegno unico provinciale entri in vigore nel 2018.
"L'applicazione di questo strumento – ha sottolineato Olivi –
sarà accompagnata da una stringente attività di monitoraggio e
sperimentazione". Non essendo un semplice assemblaggio degli
strumenti già esistenti e delle risorse già attivate, l'intento
dell'assegno unico, ha proseguito Olivi, è di "far dialogare"
le misure vigenti prevedendo un sistema di "vasi comunicanti",
per migliorare e potenziare gli interventi. L'assessore ha poi
entrato nel dettaglio delle tre "gambe" sulle quali si
regge il provvedimento. In primo luogo le azioni di contrasto alla
povertà, che sostituiranno il reddito di garanzia con una
diversificazione delle soglie Icef di accesso agli aiuti, allo scopo
di stimolare i nuclei ad uscire dalla loro condizione critica
cercando un'autonomia anche con piccoli redditi da lavoro, che
potranno così essere dichiarati. Secondo: l'aumento del sostegno
alle famiglie legato ai figli. La loro età-limite per beneficiare
dell'assegno passerà dai 7 ai 18 anni, e mediante una "scala di
equivalenza" crescerà più che progressivamente in base al
numero dei figli. Terzo: le nuove misure e le maggiori risorse
riguardanti il settore degli invalidi civili. Per loro, ha ricordato
Olivi, oggi il contributo della Provincia va al nucleo familiare e
prescinde sia dal grado di invalidità sia dall'età dell'invalido.
Inoltre attualmente l'aiuto viene meno se la persona invalida non
vive più in una famiglia che se ne prenda cura. L’assegno unico
correggerà questi difetti. L'assessore ha precisato comunque che per
chi beneficia della disciplina vigente non cambierà nulla, e ha
aggiunto che con l'assegno unico gli invalidi anziani continueranno a
ricevere anche l’assegno di cura, che quindi si sommerà ai nuovi
importi.
La
discussione. Il no di Plotegher al bonus per il terzo figlio. Viola:
Più flessibile sull'Icef.
Il
presidente Detomas ha apprezzato la volontà di tenere monitorata
l’applicazione dell’assegno unico per apportare poi eventuali
correttivi.
Rodolfo
Borga (CT), dopo aver preso atto che la Giunta ha
finalmente recepito alcune delle proposte e richieste da lui più
volte avanzate in passato, ha chiesto i dati riguardanti le risorse
assorbite dai diversi strumenti precedenti, paragonate a quelle
dell'assegno unico e posto il problema del requisito degli anni di
residenza dei nuclei stranieri, "che con l'assegno potrebbero
veder crescere la situazione di privilegio di cui godono rispetto ai
soggetti disagiati locali".
Soddisfatta
Violetta Plotegher (PT) per gli aiuti alle famiglia con
un solo motivo di disaccordo: il bonus una tantum di 600 euro di cui
i nuclei beneficerebbero per il terzo figlio. "Questa misura –
ha osservato – non c’entra nulla con l’assegno unico, perché i
nuclei oggi faticano a fare anche solo il primo figlio. Occorre
premiare la famiglia fin dal primo bambino”.
D'accordo
con lei si è detto Walter Viola (PT) che ha ha
giudicato molto "interessante" soprattutto la flessibilità
prevista sull’Icef, perché oggi questo strumento spesso più che
una soglia costituisce un muro. Flessibilità che ha proposto di
estendere il più possibile e ha chiesto di prevedere una franchigia
che consenta di non computare per l’accesso agli alloggi Itea anche
i redditi derivanti dai piccoli lavori estivi. Claudio Cia
(Gruppo misto) ha chiesto a chi sarà affidata la responsabilità
operativa dell’assegno unico provinciale e chiesto di inserire
nelle franchigie anche le borse di studio.
Claudio
Civettini (CT) ha ricordato il problema della povertà causato
dalla ludopatia, sollecitando a sostenere anche le famiglie afflitti
da queste situazioni.i stagionali.
L'assessore
condivide le richieste dei consiglieri.
Rispondendo
ai consiglieri l’assessore Olivi si è innanzitutto
impegnato a fornire a Borga tutti i dati richiesti, segnalando la
grande portata dell'operazione da avviare con l'assegno unico,
"perché una cosa è prevedere uno sconto fiscale per le
famiglie come avviene nel sistema attuale, e un'altra è trasformare
dal 2018 questo mancato pagamento in un’erogazione monetaria vera e
propria". "Si tratterà – ha precisato – di almeno 18
milioni di euro su una ventina a disposizione". Quanto ai nuclei
familiari stranieri, l'assessore ha osservato che dell'introduzione
di una maggiore flessibilità per l'Icef beneficerà soprattutto chi
nella nostra comunità è maggiormente radicato. Per la casa il
requisito di accesso richiesto dall’assegno unico sarà di tre anni
di residenza in Trentino. Così come avviene per le misure attuali,
ha aggiunto, anche l'erogazione dell’assegno unico sarà
subordinata all’effettivo utilizzo dell’aiuto per rispondere ai
bisogni dei nuclei familiari e per i servizi (trasporto pubblico e
asili nido). Condividendo le osservazioni di Plotegher e Viola, Olivi
ha invitato la Commissione a formulare un'osservazione da
accompagnare al parere, perché anche a suo avviso vi è l'esigenza
di "una maggiore curvatura dell’Icef" a sostegno delle
famiglie che tenda conto degli oneri connessi ai figli. Infine il
canale di accesso alla concessione ed erogazione dell'assegno assegno
unico: ne esisterà uno solo, ha informato l'assessore, costituito
dall’Agenzia provinciale per l’assistenza integrativa, alla quale
si dovranno presentare le domande. Resterà in vigore la valutazione
da parte dei servizi sociali dei casi delle famiglie che oltre al
disagio economico hanno altre difficoltà.
Quanto
alle borse di studio, oggi per l’Icef, l’assessore si è
dichiarato disponibile a prendersi l’impegno di una modifica di
questo strumento, sottolineando che l’assegno unico spezza un
paradigma. "Oggi – ha detto – l'Icef è un comune
denominatore, mentre con l'assegno verrà viene graduato per impedire
che il solo reddito sia la linea di accesso o di esclusione dalle
misure di sostegno. Si tratta di modellare ancor più il sistema
degli interventi sulle diversità delle situazioni di povertà delle
persone e delle famiglie".
L’assessore
ha segnalato inoltre che la Giunta si è già confrontata con i
soggetti interessati, compresi gli invalidi, che hanno condiviso
l’attenzione alla grado di gravità della loro situazione, e il
Forum delle famiglie, che ha chiesto attenzione perché la scala di
equivalenza sia il più possibile progressiva e volta ad incoraggiare
le famiglie ad avere anche più di un figlio.
La
risposta a una domanda posta da Civettini, riguardante gli aiuti da
destinare ai divorziati e ai separati, è stata che la quota figli
viene maggiorata del 20% nel caso in cui la madre resti con loro.
Quanto ai padri, possono già oggi detrarre gli alimenti versati per
i figli.
L'osservazione
che accompagna il parere chiede tra l'altro più peso per il secondo
figlio.
Accogliendo
la proposta dell'assessore, su sollecitazione del presidente
Detomas la
Commissione ha elaborato e approvato una osservazione
condivisa
da
accompagnare all’espressione del parere favorevole alla delibera,
nella
quale sono precisate le richieste
emerse nella discussione.
L’osservazione
scritta
è rivolta all'esecutivo perché "valuti
l'introduzione di misure
finalizzate a: rendere più flessibile il sistema dell'Icef
alla base delle misure introdotte
prevedendo delle franchigie, come ad
esempio per il reddito da lavoro
saltuario o stagionale dei componenti del nucleo familiare; a
modificare la scala di equivalenza aumentando a 2,1 il peso dato al
secondo figlio in luogo del bonus previsto per la nascita del terzo
figlio; ad introdurre
nell'assegno unico anche le politiche per la casa".
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Ddl
sui padri separati: Civettini e Zeni si incontreranno per trovare
un accordo.
A
seguire la Quarta Commissione ha “aperto” il disegno di legge 163
proposto da Claudio Civettini (Civica Trentina) per prevedere
interventi a sostegno dei genitori separati e divorziati, modificando
le leggi 21 del 1992 sull’edilizia abitativa e la disciplina del
2007 sul welfare. Civettini ha posto in particolare l’accento
sull’esigenza di raggiungere un accordo bipartisan su questo tema
perché il focus è sull’equità di trattamento nei confronti sia
del padre sia della madre. Di fronte alle crisi familiari di oggi,
mentre da una parte vi è un percorso di corretta e doverosa tutela
della madre, sul versante dei padri sono invece sempre più diffusi i
casi di disperazione. Si tratta di persone che rimangono spesso senza
casa e con bisogni di sostegno non solo economico. Occorre inoltre
evitare che i figli siano utilizzati come un’arma impropria.
Detomas
ha chiesto di predisporre una scheda sull’impatto finanziaria del
provvedimento.
L’assessore
alla salute e alle politiche sociali Luca Zeni, pur condividendo gli
obiettivi del ddl di Civettini perché la questione sollevata è di
grande attualità e preoccupante, alcune proposte rischiano di
sovrapporsi agli strumenti che già esistono e ad entrare in
congtrasto con un’impostazione di tipo universalistico delle
misure. Inoltre l’impatto organizzativo sarebbe molto complesso.
Zeni ha chiesto quindi tempo d’intesa con Civettini per cercare di
inserire le proposte in un contesto più ampio rivedendo nel
dettaglio alcune criticità.
Civettini
ha ricordato che il ddl è datato 10 ottobre 2016, per cui alcune
richieste sono già state soddisfatte e altre potrebbero trovare uno
sbocco nella prossima finanziaria. Ha così ribadito di non essere
interessato a rivendicare la paternità dell’iniziativa ma che
l’importante è individuare soluzioni reali al problema. Civettini
ha suggerito un tavolo di lavoro e audizioni. Alla fine è stata
accolta la proposta di Detomas di rinviare l’esame del ddl al
raggiungimento di un accordo informale tra il consigliere e
l’assessore sulle misure da adottare e lo strumento da individuare.