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14/09/2017 - In aula o in commissione

Respinto il ddl di Degasperi per l'istituzione del registro della bigenitorialità

Il Consiglio provinciale ha concluso in anticipo la sessione in aula di settembre

Respinto il ddl di Degasperi per l'istituzione del registro della bigenitorialità

In allegato, l'ordine del giorno. Il testo bocciato è accessibile al punto 7

​Il Consiglio provinciale ha concluso oggi in anticipo la sessione in aula di settembre, respingendo il disegno di legge proposto da Filippo Degasperi (nella foto), che prevedeva l'istituzione del registro della bigenitorialità nei Comuni del Trentino. I lavori erano stati sospesi ieri dopo la bocciatura di due dei quattro articoli del provvedimento. Il presidente Dorigatti aveva proposto di completare le votazioni per concludere ieri sera "sforando" di pochi minuti rispetto all'orario previsto (18.30), ma di fronte alle obiezioni di tre consiglieri di minoranza (Giovanazzi, Borga e Fugatti) che per il prolungamento chiedevano l'unanimità, alla fine gli ultimi due voti sono stati rinviati a stamane. Per questo la seduta di oggi è durata solo cinque minuti, il tempo necessario per respingere anche gli ultimi due articoli del ddl di Degasperi con 18 no, 8 sì e due astenuti. 


Degasperi: il registro non è la soluzione dei problemi ma uno strumento perfettibile.


Il disegno di legge 84 per la creazione di un "registro della bigenitorialità", respinto dalla Quarta Commissione, prevedeva l'istituzione facoltativa da parte dei Comuni di un registro amministrativo nel quale far confluire le informazioni su un minore, informazioni di interesse per entrambi i genitori, sia allo scopo di tutelare i diritti del figlio sia per ridurre la conflittualità nella coppia separata.

All'inizio del dibattito, nell'illustrare il provvedimento da lui proposto, Filippo Degasperi (Movimento 5 stelle) ha ricordato il lavoro approfondito dedicato dalla Commissione al ddl che parte da un problema reale. Problema al quale non si trova una soluzione, perché nonostante i diritti siano precisamente definiti manca l'attuazione delle norme. Esistono infatti genitori ai quali, utilizzando cavilli e scappatoie, viene di fatto negato il diritto di essere informati sui loro figli minori. Il registro non è una soluzione completa ma uno strumento che si aggiunge a quelli che già ci sono e che evidentemente non funzionano così bene. I Comuni che hanno adottato il registro sono Bolzano, Merano, Laives, Bressanone mentre in Trentino il Comune capoluogo sta provando a utilizzare questo strumento. Vista la diffusione progressiva del registro della bigenitorialità sul territorio, la Provincia potrebbe svolgere un ruolo di coordinamento e regia per i Comuni che andrebbero agevolati nelle scelte a aiutati ad evitare errori. Non si tratta col ddl di dare indicazioni stringenti ai Comuni su come questi registri debbano essere utilizzati. Certamente in alcuni casi i registri hanno scarsa utilità ma non vanno per questo cancellati bensì modificati perché funzionino. Il ddl prevede infatti che la Pat fornisca le informazioni ai Comuni perché possono, se vogliono, dotarsi di questo strumento. Degasperi ha precisato che il registro della bigenitorialità non è contro la mediazione né contro l'impegno per arrivare al doppio domicilio del minore, ma è uno strumento che si aggiunge per migliorare la situazione. Il consigliere ha aggiunto che molti pareri portati in Commissione da chi ha bocciato il ddl, “lasciano perplessi” perché viziati da una “politicizzazione” delle posizioni. Ma in Commissione sono stati portati anche pareri favorevoli al ddl come nel caso dell'ordine degli avvocati, che vede nel registro un modo per dare attuazione pratica ai diritti. Anche l'azienda sanitaria provinciale ha manifestato sul ddl un parere “sostanzialmente favorevole”, pur con qualche precauzione che Degasperi si è reso disponibile a recepire. Infine il Comune di Trento si è reso disponibile ad istituire il registro e ad impegnarsi per migliorarne il funzionamento. Le critiche nei confronti di questo strumenti sono due: la prima è che sarebbe inutile, ma allora basta impegnarsi a farlo diventare utile; e la seconda è che aumenterebbe la conflittualità tra i genitori, ma nessuno ha portato esempi che dimostrino che questo sia mai realmente accaduto.

L'assessore alle politiche sociali Luca Zeni ha riconosciuto che mentre gli obiettivi finalità del ddl sono ampiamente condivisibili richiamando l'esigenza di tutelare i diritti dell'infanzia e dei minori, lo strumento proposto per raggiungere questi fini va invece valutato per capire se porta più rischi o benefici. Secondo la Giunta, ha spiegato Zeni, sono maggiori i rischi, anche se introdurre questo strumento non stravolgerebbe i diritti di nessuno. Rispetto ai pareri emersi in Commissione, Zeni ne ha richiamato alcuni che evidenziano questi rischi e le perplessità sul registro. L'ordinamento attuale prevede infatti già delle tutele, che vi sia un giudice che interviene nei contenziosi tra i genitori, e che i genitori possano esercitare i loro diritti. Il punto per l'assessore è che quando i genitori separati o divorziati hanno relazioni positive, il registro non aggiunge nulla e appare quindi superfluo. Se i rapporti sono invece conflittuali, il registro rischia di aumentare le tensioni tra i genitori, perché cristallizza le posizioni impoverendone le relazioni. Inoltre il registro si sovrapporrebbe secondo l'assessore a una serie di disposizioni già esistenti e rischierebbe di appesantire il quadro dal punto di vista burocratico. Il registro può presentare anche aspetti positivi, ma secondo Zeni prevalgono quelli negativi. Senza tuttavia demonizzare lo strumento proposto da Degasperi, la Giunta ritiene più opportuno puntare alla mediazione tra i coniugi.

Rodolfo Borga (Civica Trentina), nel dichiarare il voto favorevole del gruppo da lui guidato, ha giudicato grave la posizione assunta dalla Commissione pari opportunità, che è un organismo del Consiglio provinciale. Borga ha osservato che, come ha ricordato Degasperi, la Commissione pari opportunità per opporsi al ddl ha copiato pari pari un passo del documento del garante dei minori dell'Emilia Romagna. Siamo quindi per Borga in presenza di un caso di plagio e di un parere viziato da assenza di imparzialità che sembra palese. Borga ha invitato il presidente Dorigatti a fare un'operazione di moral suasion nei confronti della Commissione pari opportunità perché svolga correttamente il suo ruolo. Il ddl di Degasperi tiene conto che quando una famiglia si frantuma il soggetto più debole è costituito dai figli, il cui interesse dovrebbe prevalere su quello degli altri soggetti. E il ddl è orientato in questa direzione, pur non pretendendo di offrire una soluzione complessiva al problema.

Il presidente Dorigatti, sollecitato da Borga a pronunciarsi sulla posizione presa dalla Commissione per le pari opportunità, ha difeso il diritto di questo organismo, che ha una sua autonomia, a prendere liberamente posizione sui temi rispetto ai quali è chiamato ad esprimere un parere. Dorigatti si è riservato di verificare se il testo del parere della Commissione pari opportunità presenti effettivamente le caratteristiche evidenziate da Degasperi.

L'assessore Zeni ha precisato che il parere scritto presentato dalla Commissione pari opportunità specificava di mutuare esplicitamente la propria posizione dal documento del garante dei minori dell'Emilia Romagna, allegandone il testo.

Violetta Plotegher (Pd) ha osservato che il diritto del minore di ricevere le attenzioni e gli affetti di entrambi i genitori separati, è molto più ampio rispetto al concetto di bigenitorialità. Il raccordo tra le istituzioni per garantire questo diritto è certo ancora carente, ma lo strumento dei registro proposto da Degasperi non è utile per colmare questa lacuna. Il genitore ha infatti diritto alle informazioni sul figlio minore anche a prescindere dalla creazione di un registro. E per Plotegher senza mettere in campo una legge, basterebbe che l'amministrazione sostenesse questo diritto all'informazione dei genitori. In definitiva il registro costituirebbe un segno di attenzione per queste situazioni di difficoltà, ma si tratta di un'attenzione rivolta ai genitori mentre dal punto di vista dei diritti dei minori non ha alcun effetto.

Walter Viola (Progetto Trentino) si è dichiarato perplesso su questo ddl, perché pur condividendone le finalità ha sollevato dubbi sulla capacità del registro proposto di essere utile a raggiungere lo scopo di una più efficacia tutela dei diritti dei minori in rapporto ai genitori separati. C'è chi ha sostenuto l'opportunità di introdurre il doppio domicilio per i figli minori presso l'abitazione dei genitori. In Commissione è emerso che in caso di separazione non particolarmente conflittuale l'utilità del registro si ridimensiona notevolmente, mentre dove la separazione è avvenuta con elevati livelli di conflittualità, non è escluso che con il registro i problemi relazionali si acuiscano. Tutto dipende dall'uso che si fa di questo strumento. Stando ad altri autorevoli pareri emersi durante le audizioni in Commissione, il rischio è che il registro determini una crescita della burocrazia. Anche i Comuni che hanno già adottato il registro hanno riconosciuto che questo strumento appesantisce la burocrazia e non garantisce la tutela dei figli. In definitiva per Viola sono più le perplessità che gli entusiasmi che il ddl suscita.

Degasperi ha replicato ribadendo che il problema sta nel fatto che con le norme attuali questi diritti non vengono pienamente rispettati. A livello comunale, se il registro adottato non funziona bene, basta modificare il regolamento perché risulti più adeguato. Certo il registro non è la bacchetta magica che mette d'accordo le coppie che d'accordo non vanno. Quanto all'eccessivo carico burocratico, si tratta di capire se questo problema esiste o è solo un rischio pretestuoso visto che gli iscritti ai registri istituiti nei Comuni sono pochissimi. Sui numeri per Degasperi, basterebbe che una sola coppia con minori fosse aiutata da questo strumento per giustificarne l'istituzione. Ancora, se lo strumento non è utilizzato dai genitori è perché i cittadini non ne conoscono l'esistenza e sarebbe quindi opportuno fare informazione su questa opportunità. Degasperi ha aggiunto di non essere contrario al doppio domicilio, che nulla toglie al registro. Infine il consigliere ha osservato che nulla è stato portato a dimostrazione che il registro risulterebbe sbilanciato più a favore dei genitori che dei loro figli minori.


Approfondimenti
L'ordine del giorno con il testo in discussione accessibile al punto 7
https://www.consiglio.provincia.tn.it/_layouts/15/dispatcher/doc_dispatcher.aspx?app=conv&at_id=29001