Il Consiglio provinciale ha concluso in anticipo la sessione in aula di settembre
Respinto il ddl di Degasperi per l'istituzione del registro della bigenitorialità
In allegato, l'ordine del giorno. Il testo bocciato è accessibile al punto 7
Il
Consiglio provinciale ha concluso oggi in anticipo la sessione in aula di settembre, respingendo il disegno di legge
proposto da Filippo Degasperi (nella foto), che prevedeva l'istituzione del
registro della bigenitorialità nei Comuni del Trentino. I lavori erano stati sospesi ieri dopo la bocciatura di due dei quattro articoli del provvedimento. Il presidente Dorigatti aveva proposto di completare le votazioni per concludere ieri sera "sforando" di pochi minuti rispetto all'orario previsto (18.30), ma di fronte alle obiezioni di tre consiglieri di minoranza (Giovanazzi, Borga e Fugatti) che per il prolungamento chiedevano l'unanimità, alla fine gli ultimi due voti sono stati rinviati a stamane. Per questo la seduta di oggi è durata solo cinque minuti, il tempo necessario per respingere anche gli ultimi due articoli del ddl di Degasperi con 18 no, 8 sì e due astenuti.
Degasperi:
il registro non è la soluzione dei problemi ma uno strumento
perfettibile.
Il
disegno di legge 84 per la creazione di un "registro della
bigenitorialità", respinto dalla Quarta Commissione, prevedeva
l'istituzione facoltativa da parte dei Comuni di un registro
amministrativo nel quale far confluire le informazioni su un minore,
informazioni di interesse per entrambi i genitori, sia allo scopo di
tutelare i diritti del figlio sia per ridurre la conflittualità
nella coppia separata.
All'inizio del dibattito, nell'illustrare il provvedimento da lui
proposto, Filippo Degasperi (Movimento 5 stelle) ha ricordato
il lavoro approfondito dedicato dalla Commissione al ddl che parte da
un problema reale. Problema al quale non si trova una soluzione,
perché nonostante i diritti siano precisamente definiti manca
l'attuazione delle norme. Esistono infatti genitori ai quali,
utilizzando cavilli e scappatoie, viene di fatto negato il diritto di
essere informati sui loro figli minori. Il registro non è una
soluzione completa ma uno strumento che si aggiunge a quelli che già
ci sono e che evidentemente non funzionano così bene. I Comuni che
hanno adottato il registro sono Bolzano, Merano, Laives, Bressanone
mentre in Trentino il Comune capoluogo sta provando a utilizzare
questo strumento. Vista la diffusione progressiva del registro della
bigenitorialità sul territorio, la Provincia potrebbe svolgere un
ruolo di coordinamento e regia per i Comuni che andrebbero agevolati
nelle scelte a aiutati ad evitare errori. Non si tratta col ddl di
dare indicazioni stringenti ai Comuni su come questi registri debbano
essere utilizzati. Certamente in alcuni casi i registri hanno scarsa
utilità ma non vanno per questo cancellati bensì modificati perché
funzionino. Il ddl prevede infatti che la Pat fornisca le
informazioni ai Comuni perché possono, se vogliono, dotarsi di
questo strumento. Degasperi ha precisato che il registro della
bigenitorialità non è contro la mediazione né contro l'impegno per
arrivare al doppio domicilio del minore, ma è uno strumento che si
aggiunge per migliorare la situazione. Il consigliere ha aggiunto che
molti pareri portati in Commissione da chi ha bocciato il ddl,
“lasciano perplessi” perché viziati da una “politicizzazione”
delle posizioni. Ma in Commissione sono stati portati anche pareri
favorevoli al ddl come nel caso dell'ordine degli avvocati, che vede
nel registro un modo per dare attuazione pratica ai diritti. Anche
l'azienda sanitaria provinciale ha manifestato sul ddl un parere
“sostanzialmente favorevole”, pur con qualche precauzione che
Degasperi si è reso disponibile a recepire. Infine il Comune di
Trento si è reso disponibile ad istituire il registro e ad
impegnarsi per migliorarne il funzionamento. Le critiche nei
confronti di questo strumenti sono due: la prima è che sarebbe
inutile, ma allora basta impegnarsi a farlo diventare utile; e la
seconda è che aumenterebbe la conflittualità tra i genitori, ma
nessuno ha portato esempi che dimostrino che questo sia mai realmente
accaduto.
L'assessore
alle politiche sociali Luca Zeni ha riconosciuto che mentre
gli obiettivi finalità del ddl sono ampiamente condivisibili
richiamando l'esigenza di tutelare i diritti dell'infanzia e dei
minori, lo strumento proposto per raggiungere questi fini va invece
valutato per capire se porta più rischi o benefici. Secondo la
Giunta, ha spiegato Zeni, sono maggiori i rischi, anche se introdurre
questo strumento non stravolgerebbe i diritti di nessuno. Rispetto ai
pareri emersi in Commissione, Zeni ne ha richiamato alcuni che
evidenziano questi rischi e le perplessità sul registro.
L'ordinamento attuale prevede infatti già delle tutele, che vi sia
un giudice che interviene nei contenziosi tra i genitori, e che i
genitori possano esercitare i loro diritti. Il punto per l'assessore
è che quando i genitori separati o divorziati hanno relazioni
positive, il registro non aggiunge nulla e appare quindi superfluo.
Se i rapporti sono invece conflittuali, il registro rischia di
aumentare le tensioni tra i genitori, perché cristallizza le
posizioni impoverendone le relazioni. Inoltre il registro si
sovrapporrebbe secondo l'assessore a una serie di disposizioni già
esistenti e rischierebbe di appesantire il quadro dal punto di vista
burocratico. Il registro può presentare anche aspetti positivi, ma
secondo Zeni prevalgono quelli negativi. Senza tuttavia demonizzare
lo strumento proposto da Degasperi, la Giunta ritiene più opportuno
puntare alla mediazione tra i coniugi.
Rodolfo
Borga (Civica Trentina), nel dichiarare il voto favorevole del
gruppo da lui guidato, ha giudicato grave la posizione assunta dalla
Commissione pari opportunità, che è un organismo del Consiglio
provinciale. Borga ha osservato che, come ha ricordato Degasperi, la
Commissione pari opportunità per opporsi al ddl ha copiato pari pari
un passo del documento del garante dei minori dell'Emilia Romagna.
Siamo quindi per Borga in presenza di un caso di plagio e di un
parere viziato da assenza di imparzialità che sembra palese. Borga
ha invitato il presidente Dorigatti a fare un'operazione di moral
suasion nei confronti della Commissione pari opportunità perché
svolga correttamente il suo ruolo. Il ddl di Degasperi tiene conto
che quando una famiglia si frantuma il soggetto più debole è
costituito dai figli, il cui interesse dovrebbe prevalere su quello
degli altri soggetti. E il ddl è orientato in questa direzione, pur
non pretendendo di offrire una soluzione complessiva al problema.
Il
presidente Dorigatti, sollecitato da Borga a pronunciarsi sulla
posizione presa dalla Commissione per le pari opportunità, ha difeso
il diritto di questo organismo, che ha una sua autonomia, a prendere
liberamente posizione sui temi rispetto ai quali è chiamato ad
esprimere un parere. Dorigatti si è riservato di verificare se il
testo del parere della Commissione pari opportunità presenti
effettivamente le caratteristiche evidenziate da Degasperi.
L'assessore
Zeni ha precisato che il parere scritto presentato dalla
Commissione pari opportunità specificava di mutuare esplicitamente
la propria posizione dal documento del garante dei minori dell'Emilia
Romagna, allegandone il testo.
Violetta
Plotegher
(Pd) ha osservato che il diritto del minore di ricevere le attenzioni
e gli affetti di entrambi i genitori separati, è molto più ampio
rispetto al concetto di bigenitorialità. Il raccordo tra le
istituzioni per garantire questo diritto è certo ancora carente, ma
lo strumento dei registro proposto da Degasperi non è utile per
colmare questa lacuna. Il genitore ha infatti diritto alle
informazioni sul figlio minore anche a prescindere dalla creazione di
un registro. E per Plotegher senza mettere in campo una legge,
basterebbe che l'amministrazione sostenesse questo diritto
all'informazione dei genitori. In definitiva il registro
costituirebbe un segno di attenzione per queste situazioni di
difficoltà, ma si tratta di un'attenzione rivolta ai genitori mentre
dal punto di vista dei diritti dei minori non ha alcun effetto.
Walter
Viola
(Progetto Trentino) si è dichiarato perplesso su questo ddl, perché
pur condividendone le finalità ha sollevato dubbi sulla capacità
del registro proposto di essere utile a raggiungere lo scopo di una
più efficacia tutela dei diritti dei minori in rapporto ai genitori
separati. C'è chi ha sostenuto l'opportunità di introdurre il
doppio domicilio per i figli minori presso l'abitazione dei genitori.
In Commissione è emerso che in caso di separazione non
particolarmente conflittuale l'utilità del registro si ridimensiona
notevolmente, mentre dove la separazione è avvenuta con elevati
livelli di conflittualità, non è escluso che con il registro i
problemi relazionali si acuiscano. Tutto dipende dall'uso che si fa
di questo strumento. Stando ad altri autorevoli pareri emersi durante
le audizioni in Commissione, il rischio è che il registro determini
una crescita della burocrazia. Anche i Comuni che hanno già adottato
il registro hanno riconosciuto che questo strumento appesantisce la
burocrazia e non garantisce la tutela dei figli. In definitiva per
Viola sono più le perplessità che gli entusiasmi che il ddl
suscita.
Degasperi
ha
replicato ribadendo che il problema sta nel fatto che con le norme
attuali questi diritti non vengono pienamente rispettati. A livello
comunale, se il registro adottato non funziona bene, basta modificare
il regolamento perché risulti più adeguato. Certo il registro non è
la bacchetta magica che mette d'accordo le coppie che d'accordo non
vanno. Quanto all'eccessivo carico burocratico, si tratta di capire
se questo problema esiste o è solo un rischio pretestuoso visto che
gli iscritti ai registri istituiti nei Comuni sono pochissimi. Sui
numeri per Degasperi, basterebbe che una sola coppia con minori
fosse aiutata da questo strumento per giustificarne l'istituzione.
Ancora, se lo strumento non è utilizzato dai genitori è perché i
cittadini non ne conoscono l'esistenza e sarebbe quindi opportuno
fare informazione su questa opportunità. Degasperi ha aggiunto di
non essere contrario al doppio domicilio, che nulla toglie al
registro. Infine il consigliere ha osservato che nulla è stato
portato a dimostrazione che il registro risulterebbe sbilanciato più
a favore dei genitori che dei loro figli minori.