La Prima Commissione ha raccolto il parere delle parti sociali e della Camera di commercio
Le audizioni dedicate ai riflessi della nota di aggiornamento del Def sul bilancio provinciale
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La
prima Commissione di Mattia
Civico,
riunita nel pomeriggio di oggi, ha ospitato le audizioni in merito
alle linee generali della nota di aggiornamento del DEF 2016 e suoi
riflessi in ambito provinciale. Sono stati sentiti i sindacati, gli
imprenditori, i commercianti e gli artigiani. “Si tratta di un
percorso inedito”, ha notato Civico, che nasce nel luglio scorso e
prevede di inserire tra l’assestamento di bilancio e il bilancio di
fine anno, una tornata di audizioni per mettere a fuoco gli
orizzonti, in funzione di quella che sarà la prossima manovra
finanziaria della Provincia”.
I
suggerimenti dei Sindacati per la manovra Pat
Franco
Ianeselli,
Michele
Bezzi
e
Walter Alotti
rispettivamente per Cgil, Cisl e Uil hanno ringraziato per la “novità
favorevole” di queste audizioni, evidenziando i diversi passaggi di
coinvolgimento che intercorrono tra sindacato e politica nell’ambito
della formazione delle politiche del bilancio e contrattuali. Ciò
detto, sono state offerte alcune considerazioni, per “capitolo”:
sul lavoro
sembra acquisito che nelle modifiche al piano delle politiche ci
saranno incentivi forti sulle assunzioni di giovani, reinserimento
delle donne e disoccupati over
50.
Nel 2015 ci fu una forte impennata in tal senso -in calo nel 2016- e
ora pare esserci la volontà di proseguire con forme significative di
incentivo: la manovra da questo punto di vista è valutata
positivamente. E’ stata invece rilevata una mancanza che nasce
dalla considerazione che in Provincia di Bolzano la Camera di
commercio fa una stima previsionale dei fabbisogni delle imprese; una
stima molto utile che offre mappe pratiche di orientamento delle
azioni e che potrebbe servire anche a Trento. Sul capitolo previdenza
è stato fatto un accordo a livello nazionale che riguarda pensionati
(quattordicesima) e pensionandi. La fase due, che riguarda i giovani
è ancora poco chiara e lontana da una messa a punto. Una suggestione
offerta dal sindacato è la seguente: noi abbiamo competenza sulla
previdenza complementare e per i ragazzi impegnati nei tirocini
dell’alternanza scuola-lavoro potrebbe esser interessante aprire
una posizione anche simbolica di previdenza complementare. Sulla
formazione
e in particolare sul trilinguismo si potrebbe cominciare a ragionare
su progetti anche per la popolazione adulta. Capitolo fisco:
è iniziata la discussione con la Giunta e, a due anni
dall’introduzione, pare non ci sia una valutazione favorevole
dell’impatto prodotto dagli sgravi Irap. Serve un supplemento di
riflessione e una valutazione delle politiche e forse anche la
correzione di qualche errore. Si potrebbe immaginare ad esempio la
riduzione significativa dell’Irap per le imprese nelle quali
vengono adottati contratti di produttività (premi di risultato per i
quali vanno individuati gli indicatori). Tema
famiglie:
c’è l’idea condivisibile di sostenere la natalità; la nostra
richiesta è di tenere in considerazione tutti gli strumenti
complessivamente: quello fiscale, l’assegno al nucleo famigliare e
i servizi. Politiche
sociali:
entriamo in un ambito che riguarda la contrattazione all’interno
delle aziende. La “moda” del momento è quella del welfare
aziendale. In diverse aziende, anziché pagare con i soldi si sta
“pagando” con il welfare.
La posizione del sindacato non è contraria, tuttavia occorre capire
come questa pratica si interfaccia con le politiche già in atto e
quali siano i soggetti che forniranno queste prestazioni, visto che
al momento non c’è un fornitore trentino. Se si lavora sul sociale
cerchiamo di lavorare con realtà accreditate sul territorio, è
stato suggerito. Sul contratto
dipendenti pubblici la
trattativa è in corso e non è stato anticipato nulla al riguardo da
parte del Sindacato. Qualche annotazione è stata aggiunta da Walter
Allotti sui diversi argomenti: per quanto riguarda il fisco, la
richiesta avanzata è quella di esenzione dei redditi fino a 35.000
euro o in alternativa che si introduca una free-tax
area
fino a 28.000 euro. Occorre un monitoraggio delle politiche adottate
in materia di Irap e Imis e un meccanismo che aumenti la selettività
e premi le aziende che creano nuovi posti di lavoro. Serve anche un
recupero del gettito fiscale sul territorio con contrasto
all’economia sommersa
e che la Provincia legiferi in tal senso, dal momento che il 100% del
recuperato resterebbe sul territorio. Infine servirebbe
l’introduzione della tassa
di scopo per il turismo,
ben diversa dalla tassa di soggiorno: le risorse che il pubblico ha
investito in questo settore sono molto ingenti, il fatturato e le
presenze sono in aumento e questa imposta andrebbe introdotta. Sul
diritto
allo studio
il suggerimento è quello di tornare alla misura del passato che
prevedeva borse di studio per gli studenti delle superiori
commisurate a risultati e tempi. Inoltre, l’estensione del comodato
d’uso dei testi scolastici oltre l’età della scuola dell’obbligo
(oltre i sedici anni): tutte misure a basso costo che potrebbero
concorrere a disincentivare l’abbandono dello studio. Sulla sanità,
la richiesta è quella di procedere come a livello nazionale
adeguandosi alla deroga al blocco del turn
over
per la stabilizzazione di medici e infermieri. Per le società
partecipate
la Uil chiede che ci si conformi alla razionalizzazione del sistema,
provvedendo a fusioni e riduzioni, anche in riferimento alle misure
della legge Madia.
Imprenditori,
Confesercenti, Artigiani, Albergatori: tra auspici e preoccupazioni
Paolo
Mondini
(Confcommercio) ha lodato l’iniziativa di ascolto, auspicando che
il confronto la prossima volta venga anticipato, affinché le
osservazioni possano fornire spunto ai nostri rappresentanti a
livello nazionale. Venendo al DEF, “presenta luci ed ombre”:
chiediamo da anni e lo ribadiamo, qualcosa di innovativo in politica
economica a livello provinciale e il riequilibrio della manovra
nazionale alle esigenze territoriali.
Renato
Villotti
(Confesercenti) ha chiesto particolare attenzione soprattutto per le
piccole aziende rispetto alle quali occorre fare molto di più.
Giulio
Bonazzi
(Industriali) ha notato alcuni aspetti positivi del DEF nazionale,
tra cui il piano Industria 4.0 e l’abbassamento dell’Ires. “A
livello locale, noi contribuiamo al 24% del Pil, all’80% delle
esportazioni, e il 90% dei nostri contratti sono a tempo
indeterminato e dunque il nostro apporto è fondamentale” ha
aggiunto. Sulla manovra provinciale stando a qualche indiscrezione
apparsa sulla stampa, abbiamo qualche preoccupazione, ha ammesso,
sebbene di scritto non abbiamo ancora visto nulla. La nostra
richiesta sarebbe quella di non peggiorare le condizioni di
tassazione e portare l’Imis a livello dei cugini altoatesini, oltre
ad operare qualche ulteriore sforzo nella direzione del sostegno
all’internazionalizzazione e del contenimento delle spese correnti.
Roberto
De Laurentis
(Artigiani) ha osservato che se l’ottica della manovra sarà la
stessa dello scorso anno, laddove conteneva una riduzione fiscale
generalizzata, andrebbe bene. “Abbiamo parato il colpo della
stretta del credito grazie ai denari immessi nel Confidi e speriamo
si possa proseguire in questa direzione, in un sistema di
microcredito”, ha aggiunto. Bene anche l’immissione di nuove
risorse nell’edilizia, settore strategico per la ripresa economica.
Inoltre, un discorso va fatto sulla formazione continua, che dovrebbe
essere orientata anche all’imprenditoria, al fine di “allevare
una classe imprenditoriale trentina che non c’è”. De Larentis ha
citato le recenti dichiarazioni di Rossi e Olivi, virgolettandole:
“la riduzione fiscale non ha dato risultati in termini di
investimenti” ed ha così commentato: “gli investimenti si fanno
quando il mercato tira, ma i fatti dicono che si fa molta, troppa
fatica. Il vero problema è che non si può fare anno per anno a
seconda di come si muove la soma: occorre una programmazione almeno
pluriennale, un polmone sufficientemente ampio per dare respiro
all’economia”. A suo avviso sono state messe in piedi numerose
start
up
che non portano a nulla, “troppo sesso allettate dal contributo e
non dalla necessità”. La ricerca va fatta, ma non quella non
supportata da indagini di mercato: “di quella ce n’è anche
troppa”, ha concluso.
Roberto
Pallanch
(Albergatori) ha sostenuto che le agevolazioni fiscali vanno
“sterilizzate” e potenzialmente aumentate, “perché serve una
continuità per fare una programmazione”. Il recupero di
redditività consente il rilancio degli investimenti che, all’interno
di piccole attività, vengono fatte annualmente anche su cifre
piccole, ma di grande effetto sull’economia complessiva. Su Imis e
Irap, già l’anno scorso si era osservato come per il settore fosse
peggiorativa rispetto all’anno precedente: “ci aspettiamo che la
rimodulazione delle aliquote non sia un modo per penalizzare
ulteriormente”. L’innovazione è molto diversificata e nel
settore alberghiero dobbiamo considerarla da diversi punti di vista,
ha osservato: possiamo parlare di innovazione di prodotto, di
processo, di organizzazione, di tecnologica. Innegabilmente,
l’innovazione consente di rafforzare il sistema e va comunque
sostenuta.
Mauro
Fezzi
(Federazione Cooperative) ha portato il senso di una partecipazione
del mondo della cooperazione alla coesione sociale, oltre che alla
crescita della comunità. Viviamo una stagione complicata perché la
tematica del credito si riverbera su tutte le attività della
cooperazione, ha premesso. Ciò che ci preoccupa maggiormente è la
mancanza dei regolamenti di attuazione della legge 13/2007, un
aspetto che rischia di creare grossi problemi in materia di
contrattualistica e di lavoro. Sappiamo che crescita non ci sarà, ma
certamente sarebbe necessario garantire la fiscalità attuale:
auspicabile sarebbe uno sgravio per le assunzioni di durata pari o
superiori a sei mesi. A sostegno delle piccole realtà commerciali
multiservizio delle aree svantaggiate, si dovrebbero valutare
riduzione Irap o forme di sostegno mirate alla rivitalizzazione e
anche al coinvolgimento dei giovani, gli unici capaci di portare
innovazione vera. Per il mondo dell’agricoltura gli strumenti
attivati non sono a suo avviso sufficientemente in grado di
valorizzare un settore capace di innovazione e internazionalizzazione
come pochi: sulla legge 4 del settore (“un contenitore quasi
vuoto”) auspicheremmo misure di accompagnamento finalizzate alla
ripresa di alcune politiche utili.
Franco
Grasselli
(Artigiani) ha fatto eco a De Larentis quando cita le parole di Rossi
ed Olivi e si è chiesto quali siano gli investimenti che sono
mancati, pur ammettendo la difficoltà di esprimersi su qualcosa che
non si conosce e su cui sono state solo anticipate alcune
dichiarazioni sulla stampa locale.
Giovanni
Bort e
Massimo
Pavanelli
(Camera di Commercio) si sono soffermati sulla nota del DEF, oggetto
della presente convocazione. Il quadro economico è tutto sommato
chiaro, siamo in una fase di rallentamento, la Brexit non ha prodotto
le temute turbolenze, ma c’è un problema sul commercio
internazionale in rallentamento, così come le economie emergenti.
L’economia italiana è basata molto su un rapporto dinamico con i
mercati internazionali e dunque risente del rallentamento generale.
Tutto questo, al netto di alcuni fattori di rischio che potrebbero
aggravare il quadro, produce a livello nazionale una revisione al
ribasso degli indicatori economici e la situazione appare dunque
abbastanza preoccupante, anche perché il DEF contiene un ottimismo
in prospettiva, a distanza di tre o quattro anni, poco sostenibile.
Le linee del Governo sono piuttosto chiare nel sostegno alla crescita
attraverso la diminuzione della pressione fiscale, il rilancio degli
investimenti, il contrasto all’evasione (passando da un
atteggiamento di controllo ad attività di incentivazione
all’assolvimento degli obblighi). Positiva la conferma del taglio
dell’Ires, il piano industria 4.0, l’abolizione Irpef agricola e
i piani di intervento annunciati che dovranno però essere giudicati
una volta approvati. A livello locale si osserva un aumento dell’1,5%
del fatturato del nostro settore produttivo, anche se la situazione
appare differenziata tra i singoli comparti economici e le imprese
(la classe di imprese da 1 a 10 addetti registra ad esempio cali del
proprio giro d’affari). Nella sostanza, ha concluso Pavanelli
dell’Ufficio Studi di CamCom, le previsioni sono invariate e
orientate al pessimismo e all’incertezza: difficilmente la crescita
del Pil 2016 in Trentino, calcolata a fine anno, potrà superare lo
0,5-1,0%.
Sono
intervenuti alla Commissione ponendo domande e chiedendo chiarimenti
agli ospiti i consiglieri Maurizio Fugatti (Lega), Walter Kaswalder,
Rodolfo Borga, Marino Simoni. Hanno partecipato ai lavori, oltre al
Presidente Mattia Civico, la consigliera Donata Borgonovo Re e il
consigliere Lorenzo Ossanna.