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18/10/2016 - In aula o in commissione

Bocciata la mozione delle minoranze sulla riforma delle Aziende pubbliche dei servizi alla persona

Nell'aula del Consiglio provinciale

Bocciata la mozione delle minoranze sulla riforma delle Aziende pubbliche dei servizi alla persona

Bocciata la mozione delle minoranze sulla riforma delle Aziende pubbliche dei servizi alla persona

​In Consiglio si è discussa stamattina la mozione delle minoranze (bocciata la premessa con 19 no e 12 sì; il primo punto del dispositivo e il secondo con 12 sì e 17 no e tre astenuti Borgonovo Re, Civico e Plotegher) sul progetto di accorpamento delle Apsp trentine dell'assessore Zeni. La votazione per parti separate è stata proposta in aula da Donata Borgonovo Re (Pd) ed è stata accettata dal primo firmatario, Claudio Civettini (Civica Trentina) e dai capigruppo della minoranza che l'hanno sottoscritta. La mozione voleva impegnare la Giunta a sospendere l'attuazione degli accorpamenti delle Aziende pubbliche dei servizi alla persona (Apsp), aprendo una trattativa con i portatori di interessi e i territori, salvaguardando e potenziando i livelli essenziali di assistenza. Inoltre, nella mozione delle minoranze si chiedeva di mettere dettagliatamente a conoscenza delle scelte dell'assessorato il Consiglio per aprire un confronto politico.

Civettini: non c'è chiarezza sulla riforma.

Civettini, presentando la mozione, ha detto, che la minoranza ha  già vinto perché ha permesso di mettere in evidenza le perplessità su un percorso di riforma che sembra noto a pochi. Si è passati, ha ricordato, da Asps unica a una formulazione che coinvolge, nell'amministrazione delle Aziende si servizio alla persona, le comunità di valle e l'Azienda sanitaria, ma senza chiarezza e partecipazione. Il problema degli anziani, ha aggiunto, è evidente ma non c'è una piena consapevolezza di come affrontarlo. Centrale è in questo il Consiglio, ha detto Civettini, perché le scelte non possono essere più prese dagli assessori magari dopo i  soliti viaggi a Roma. Una riforma che dimentica che le case di riposo si basano su un volontariato diffuso che va coinvolto nella riforma. Il problema non può essere il costo di un cda di una casa di riposo, ma la qualità dei servizi e quindi il progetto deve essere chiaro e deve essere spiegato in Consiglio. Civettini ha concluso, rivolgendosi a Zeni, ricordando che distruggere e facile ma non lo è ricostruire e che si è andati alla Bocconi di Monti, ma non sì è partiti dai territorio e dal parlamento dell'Autonomia.

Zeni: non è possibile stare fermi.

Zeni ha replicato affermando che sul tema anziani non si può ridurre il dibattito alle case di riposo. E' vero che il percorso, rispetto ad un anno fa, si è allargato con l'istituzione di un tavolo con Upipa e il Consiglio delle autonomie, aprendo un confronto nel merito. Tavolo che ha allargato la visuale e dal quale è uscito un documento, presentato in commissione, che sottolinea la priorità: affrontare l'invecchiamento della popolazione. E l'idea è quella di migliorare il sistema agendo sulla frammentazione. Mettendo assieme i budget, ha detto, si può fare una presa in carico degli anziani migliore. Perché, ha aggiunto Zeni, oggi ci sono buoni servizi, ma nessuno può fare una politica coordinata. Il percorso, ha detto ancora, è partecipato. E' stata presentata una traiettoria affrontando nove incontri sul territorio, incontrando 500 persone a fine maggio inizio giugno, c'è stato un dibattito in Commissione con le audizioni e sindacato. A settembre ci sono stati altri incontri con sindacati e dirigenti dell'Azienda, assessori e Upipa. Quindi, si è avviata una fase di confronto approfondita incontrando un migliaio di operatori. Incontri che hanno permesso di raccogliere una serie di osservazioni che verranno approfondite. La traiettoria e i principi sono condivisi, ha detto ancora, è stato ribadito che il radicamento sul territorio è un valore aggiunto delle Apsp. Ma, sul piano della razionalizzazione, anche Upipa ha detto che non è necessario avere 41 cda e 41 bilanci perché ciò non permette una gestione del budget e di orientare alcune politiche di fondo.  Zeni ha concluso che prima si deve giungere alla condivisione dell'impostazione della riforma e poi si aprirà la discussione nel merito, compreso il Punto unico di accesso. Nelle conclusioni l'assessore ha ribadito che dal confronto ampio con gli interessati sono nate molte sollecitazioni. Ma non si può partire dall'idea di conservazione. Perché i problemi della frammentazione sono riconosciuti da tutti. Sulle risorse, rispetto al primo momento, il tema dei risparmi non è più centrale. Ma, ha detto Zeni, razionalizzare anche i costi non fa male a nessuno perché ci sono margini di miglioramento. L'assessore, infine, ha detto che quella che ha definito la provocazione dell'Azienda unica ha smosso le acque e, nell'ultimo anno, sono nate forme associate di gestione. Non c'è contraddizione tra efficienza del sistema e mantenimento del rapporto umano. E per la tutela dei territori e dei patrimoni ci sono meccanismi di garanzia. Ma ciò che va capito è che non fare nulla non è possibile. Ci sono gruppi esteri, ha ricordato, che fatturano 2 miliardi e mezzo di euro gestendo case di riposo e sono interessati anche al nostro territorio. Quindi, ha concluso, se stiamo fermi e non le integriamo in un sistema, non facciamo il bene delle nostre Apsp. Il problema centrale, ha concluso, è di mantenere l'autonomia evitando la frammentazione.

Fasanelli: il rapporto umano deve rimanere centrale.

Massimo Fasanelli (Misto) ha detto che già oggi il 50% degli anziani viene assistito fuori dal sistema, ma il problema non può essere risolto con l'accorpamento delle case di riposo. Anche perché centrale è il rapporto umano che queste offrono, un valore aggiunto che dipende dal radicamento sul territorio. Lo stesso presidente dell'Upipa, ha ricordato Fasanelli, anche se ci sono voci diverse nell'associazione, ha detto di non essere contrario alla razionalizzazione dei servizi amministrativi, ma il tema centrale deve rimanere quello della qualità del servizio.

Viola: la riforma delle Apsp va inquadrata nella riforma del welfare.

Walter Viola, ha dato atto all'assessore che passi avanti sul coinvolgimento dei portatori d'interesse sono stati fatti. Il consigliere di Pt ha chiesto di sapere quali siano le prospettive individuate dalla Bocconi ed ha aggiunto che non si può decontestualizzare le Apsp dall'intero disegno socio assistenziale e sanitario. Staccare questa discussione da una riforma del welfare sul territorio non è positivo, ha detto. Soprattutto oggi di fronte agli evidenti squilibri demografici. Altra questione è quella dell'autonomia che non si può rivendicare da Roma, ha aggiunto, se a casa nostra adottiamo logiche centraliste. La sfida è quindi trovare un equilibrio tra l'autonomia di queste strutture e una ragionevole razionalizzazione per migliorare il servizio, inquadrandolo nella riforma del welfare. Infine, ha affermato che Punto unico di accesso, dovrebbe essere all'interno delle Apsp.

Cia: l'unico obiettivo è il risparmio.

Claudio Cia ha ammesso che l'assessorato ha avviato una buona operazione ascolto, ma ha rimproverato a Zeni di essere uscito sui giornali prima di parlare del progetto di riforma con Upipa. Secondo Cia si sta cercando semplicemente di ridurre i costi senza una visione d'insieme dell'assistenza dei nostri anziani sul territorio. Nel 2050 saranno 193 mila gli anziani sopra i 65 anni e già oggi abbiamo 600 domande in attesa nelle Rsa. Con il milione di risparmi che dovrebbe venire dall'accorpamento delle Apsp si può fare, quindi, ben poco. Quando, invece, manca una visione sull'assistenza territoriale, dagli infermieri ai geriatri. In realtà sulla sanità, ha concluso, e l'assistenza si sta raschiando il barile ovunque, dai punti nascita agli ospedali periferici, alle la guardie mediche e oggi, per un milione di euro, con la razionalizzazione delle Rsa. Si fa pagare agli anziani, ha concluso, le follie del passato come il Not e la Protonterapia. Ma l'ultima cosa da fare è economizzare sulle persone più deboli.

Giovanazzi: il tema non va affrontato partendo dagli interessi particolari.

Nerio Giovanazzi (AT) ha dato una valutazione politica delle scelte di Zeni ed ha detto di aver firmato la mozione per approfondire il tema senza voler farsi interprete di volontà che vengono dall'esterno. E ha ricordato che nell'Upipa ci sono state dimissioni, come quelle di Lucio Matteotti, perché non ha condiviso le prese di posizione del suo presidente. Intervenire su una situazione consolidata non è facile, ha aggiunto, ma le liste d'attesa si allungano, la società invecchia è c'è la necessità di incrementare i servizi. Giovanazzi ha condiviso la scelta di affidare alla Bocconi una consulenza proprio per la complessità di questo tema che non può essere affrontato partendo dai piccoli orticelli ma trovando un punto di equilibrio.

Degasperi: l'accentramento farebbe aumentare i costi.

Filippo Degasperi (5 Stelle) ha ricordato che la Giunta sul tema si è confrontata con tutti ma non col Consiglio. Il movimento 5 Stelle, ha aggiunto, non intende difendere gli orticelli, ma non si è ancora capito se l'ipotesi originaria di fare una sola Asps sia ancora valida o si pensa di passare da 41 a 14. Degasperi non critica la necessità di una regia delle 41 Apsp, ma lo si potrebbe fare utilizzando l'Upipa, invece di affidare responsabilità alle Comunità di valle per giustificarne l'esistenza. Pensare ad un'organizzazione del tutto centralizzata non è pensabile anche perché, se si vedono i dati, la Asps di Condino, la più periferica, è la più economica: si pagano 41 euro al giorni di retta contro i 53 di Trento. Dati, ha detto, che smentiscono la logica dell'accorpamento. Infine, ha ricordato che la riduzione del numero dell Apsp non era nel programma di Rossi.

Fugatti: l'assessore ha fatto dichiarazioni demagogiche. 

Maurizio Fugatti (Lega Nord) ha ricordato aprendo il suo intervento che l'Upt, ancora una volta, "abbaia ma non morde" e la sua contrarietà al progetto di Zeni è subito rientrata, come sulla questione dei punti di nascita. L'assessore, ha aggiunto, è partito come un treno, come è accaduto con i punti nascita e le guardie mediche, anche in questi casi senza confrontarsi con sindaci e interessati. Si arrivati in Aula con questa mozione anche a causa delle dichiarazioni rilasciate da Zeni un anno fa, quando ha proposto l'Asps unica. Dichiarazioni demagogiche, secondo Fugatti, nelle quali si sono additati i 270 consiglieri di amministrazione come un male, dimenticando che sono espressioni del territorio.

Bezzi: basta con la logica centralista.

Giacomo Bezzi (FI) ha ricordato che i presidenti delle case di riposo hanno il polso del territorio e che le Apsp sono il frutto di una storia che è fatta di paesi, di vallate, di famiglie che non può essere sostituita dalla logica centralista per risparmiare. Una logica che in territori montani come i nostri non sempre non funziona. Se avremo 10 mila autosufficienti, al posto dei 5 mila di oggi, si deve stare attenti a smantellare un sistema che ha dato garanzie. C'è il rischio di fare errori come con gli accorpamenti delle casse rurali. Di seguire una strada che vede solo i numeri e non le persone. Il consigliere, ha concluso affermando che la Pat non può continuare a controllare tutto ma deve lasciare spazi ai privati e ad altre forme di iniziativa pubblica.

Borga: le piccole strutture costano meno.

Rodolfo Borga (Civica Trentina) ha detto di non voler difendere Upipa e Comunità di valle, ma ha aggiunto che vanno rispettate le realtà autonome sul territorio. Anche perché ci sono fior di studi che dicono che con dimensioni vicine al territorio si raggiungono migliori risultati anche dal punto di vista economico. Borga, a tal proposito, ha ricordato che la riforma istituzionale non ha portato risparmi, ma spese maggiori. La cultura della Giunta, invece, è quella di accentrare e tagliare le spese in base a presunte riforme. Se quello dei tagli fosse il vero obiettivo, ha detto ancora, sarebbe stato meglio affidare tutto nelle mani della Bocconi. Infine, il consigliere, ha lamentato che non è stato toccato il problema della natalità.

Passamani: si stanno gettando le basi di una buona riforma.

Giampiero Passamani, ha annunciato il no alla mozione dell'Upt, anche perché l'assessore non ha ancora deliberato e sta solo raccogliendo spunti sul grande tema degli anziani. Il capogruppo ha detto che l'Upt non getta il sasso e nasconde la mano, ma ha solo cercato di dare uno spunto all'assessore. Ed ha riconosciuto che da parte di Zeni c'è la volontà  di aumentare le risorse per gli anziani. Ma, ha sottolineato, non può esserci un Punto di accesso unico, perché questo ultimo deve rimanere sempre vicino al cittadino. Passamani ha concluso affermando che, attraverso il confronto, si stanno gettando le basi di una buona riforma. Si doveva cambiare di fronte al drammatico aumento degli autosufficienti.

Donata Borgonovo Re: votare la mozione in modo separato.

Donata Borgonovo Re (Pd), dichiarandosi in dissenso con Passamani, ha detto che la mozione, anche dopo le dichiarazioni dell'assessore, andava affrontata con uno sguardo più sereno anche perché le sollecitazioni contenute nel dispositivo non sono prive di logica. Soprattutto se la fase attuale, come ha affermato Zeni, è quella del confronto sugli obiettivi di fondo della riforma. Per questo ha proposto un voto separato tra la premessa e il dispositivo, anche, ha aggiunto, alla luce dei cambiamenti introdotti da Zeni rispetto alla proposta originaria della Bocconi.

Simoni: serve equilibrio e il coinvolgimento del Consiglio.

Marino Simoni (PT) ha detto che il dibattito ha portato al centro il problema del sistema di assistenza agli anziani che va migliorato tenendo ferme alcune considerazioni: che non si possono buttare a mare situazioni positive e mantenere situazioni che hanno bisogno di un miglioramento. Le decisioni, anche sui punti di accesso, non sono state ancora prese e da questa mozione può uscire una sollecitazione a fare scelte oculate nelle quali il Consiglio dovrà essere coinvolto.

Il ricorso alla Consulta contro la legge sul bilanci di Pat e comuni si discuterà in aula il 4 – 5 novembre.

La Conferenza dei capigruppo, infine, ha deciso che la discussione dell'impugnativa, promossa dalla Giunta, davanti alla Corte costituzionale della legge statale 164 del 12 agosto scorso, che permette allo Stato di intervenire sui bilanci di Provincia e comuni, si terrà nella seduta del 4 – 5 novembre.