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28/09/2016 - In aula o in commissione

Minori e consumo di alcol: sul ddl il Questore sollecita più attività di formazione e controlli

D'Ambrosio in IV Commissione, che si è occupata anche degli stralci del programma sociale

Minori e consumo di alcol: sul ddl il Questore sollecita più attività di formazione e controlli

Presto al via un'indagine sulle situazioni di vulnerabilità

Minori e consumo di alcol: sul ddl il Questore sollecita più attività di formazione e controlli

​​La Quarta Commissione del Consiglio provinciale, presieduta da Giuseppe Detomas dell'Ual, ha ascoltato oggi il Questore di Trento Massimo D'Ambrosio in merito al disegno di legge 78 proposto da Manuela Bottamedi del gruppo misto in materia di minori e consumo di bevande alcoliche. 

Introducendo il tema Plotegher ha chiesto al Questore se l'inasprimento delle sanzioni previsto dal disegno di legge nei confronti dei soggetti che offrono bevande alcoliche a minori, potrebbe funzionare o quale sia comunque la migliore misura di prevenzione da attivare per un controllo efficace del fenomeno. Detomas ha aggiunto che anche le sanzioni e la repressione possono rivelarsi inefficaci in assenza di un contesto che scoraggi il consumo di alcol da parte dei minori.

D'Ambrosio ha risposto che vi è un aspetto psicologico e motivazionale per cui i minori iniziano a consumare bevande alcoliche. Questi ragazzi avvertono infatti il bisogno di sentirsi socialmente accettati in un gruppo dove gli alcolici rappresentano quasi un status simbol. Fondamentale quindi per D'Ambrosio è la formazione da sviluppare attraverso la scuola e la famiglia, con la collaborazione con i servizi sanitari provinciali. Un percorso informativo va dunque attivato anche con le famiglie. Per il Questore la repressione diventa inutile se non vi è la cognizione chiara della dannosità e inutilità del consumo. Occorre creare una mentalità alla base. Quanto alle sanzioni amministrative che vengono inasprite dal disegno di legge, per D'Ambrosio risulterebbero inefficaci se non si agisce di pari passo sulla dimensione culturale e cognitiva. Il problema del consumo di alcolici tra i minori è dunque sociale e coinvolge quindi tutte le istituzioni del territorio, compresi i servizi sociali e sanitari.

Secondo il Questore, a fronte di un impianto sanzionatorio aggravato nel ddl, serve soprattutto un impegno sistematico sul versante del controllo. Importante sarebbe anche incentivare i pubblici esercizi a non offrire bevande alcoliche. In definitiva per contrastare il fenomeno non basta agire in una sola direzione ma vanno messi in campo tanti tasselli perché le cause del consumo di alcolici tra i minori sono molteplici. L'informazione e un percorso educativo, formativo e riabilitativo, questo deve intrecciarsi con la parte sanzionatoria e con i controlli sistematici per indurre gli esercenti a negare le bevande alcoliche ai minori e per scoraggiare il consumo da parte di questi ultimi. 

Claudio Cia del gruppo misto ha ricordato il caso di giovani ricoverati in coma etilico all'ospedale e recidivi. I giovani che si circondano di bottiglie di alcolici danno l'impressione di aver bisogno di questo simbolo culturale per sentirsi grandi. Per questo occorre agire sul versante culturale. Sarebbe interessante per Cia sapere quante sanzioni sono state date, altrimenti il rischio è di riempire scaffali di norme senza alcun effetto concreto.

Detomas ha precisato che questo ddl prevede di sanzionare non chi consuma ma chi distribuisce bevande alcoliche ai minori. Questo provvedimento ha il difetto di per il consigliere di non prevedere attività di formazione ma solo sanzioni nei confronti di chi vende bevande alcoliche.

D'Ambrosio ha ricordato che già nella legge del 2010 era prevista anche una sanzione per i consumatori minorenni, punibili con multe dai 50 ai 100 euro se bevono alcolici in luoghi pubblici. Nel momento in cui il minore viene sanzionato subentra la famiglia che deve pagare la sanzione. Se questo accade una, due o tre volte allora devono intervenire i servizi sociali. Oltre al percorso formativo bisogna poi occuparsi dell'effettività delle sanzioni previste.

Walter Viola di Progetto Trentino ha condiviso con il Questore che il problema principale è di tipo culturale perché il consumo di vino e grappa appartiene alle nostre tradizioni e abitudini. Giusto quindi agire sull'educazione e la cultura attraverso la scuola e la famiglia, ma soprattutto sui controlli senza i quali le misure sanzionatorie rimangono lettera morta.

Reagendo alle osservazioni di Viola, il Questore ha ricordato che il problema ha una dimensione non locale ma globale perché i giovani guardano la televisione e seguono il mondo dello spettacolo che con i loro protagonisti stimolano il consumo di alcol e anche di droga.

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Sì al primo stralcio del programma sociale provinciale 2016-2018.

La Quarta Commissione ha poi espresso un parere positivo con i quattro voti favorevoli dei consiglieri di maggioranza e tre di astensione degli esponenti delle minoranze sulla delibera proposta dalla Giunta con l'assessore Luca Zeni relativa al primo stralcio del programma sociale provinciale 2016-2018 e finanziamento delle attività socio-assistenziali di livello locale, come previsto dall'articolo 10 della legge provinciale sulle politiche sociali. L'assessore ha spiegato che il budget per i servizi sociali delle comunità di valle è stato ridotto dalla Giunta non con un taglio lineare, ma individuando criteri di vulnerabilità in grado di superare la semplice logica della spesa storica e tenendo conto delle singole situazioni territoriali. Si è scelto ad esempio di lasciare alle comunità le risorse risparmiate sull'assistenza domiciliare e la proposta, ha ricordato l'assessore, è stata condivisa del Consiglio delle autonomie. 

Il dottor Pallanch, che ha affiancato Zeni in Commisisone, ha precisato che l'approccio seguito dalla Giunta parte dalle considerazioni riguardanti le differenze di spesa tra i diversi territori, gli avanzi di amministrazione nell'ultimo triennio e nell'ultimo anno. Visto il taglio dell'1,83% tra i 2015 e il 2016, la riduzione è stata aumentata per le comunità che risultavano sopra la media e con avanzi di amministrazioni, riducendo invece il taglio nelle comunità che risultavano più vulnerabili individuando alcuni indicatori di vulnerabilità. In tal modo il taglio per alcune comunità è stato ridotto all'1,5%. Inoltre l'introduzione dell'Icef sull'assistenza agli anziani dal 1° luglio 2015, ha generato entrate per più di 1.600.000 euro e con queste risorse la Giunta è riuscita a realizzare una perequazione.  Sono state così “ammorbidite” le riduzioni nel Primiero e nel Tesino mentre il taglio è stato aumentato per altre comunità, come quella della val di Non, dove gli avanzi sono stati notevoli.

I chiarimenti chiesti sulle differenze emergenti dai territori.

Viola di Progetto Trentino ha osservato che l'estensione dell'Icef a tutti i servizi sociali resi delle comunità prevista dal programma sociale, “ha un notevole impatto”. Non si capisce, ha aggiunto il consigliere, né il perché dei 40 euro destinati ai servizi erogati dal Terzo Settore, né la ragione delle differenze così marcate nei tagli delle risorse per i servizi nelle comunità.  Per Viola andrebbe incentivato chi costa poco. 

Detomas dell'Ual, pur apprezzando che quest'anno si sia finalmente arrivati a definire tempestivamente il programma sociale, ha osservato che il superamento del criterio della spesa storica non sembra aver dato grandi risultati. Non sembra possibile giustificare budget così diversi: c'è qualcuno che spende troppo. 

Plotegher del Pd ha chiesto chiarimenti all'assessore sulla distribuzione di competenze, responsabilità e risorse. A suo avviso è sbagliato assegnare alle comunità alcune competenze e non sostenerne poi l'erogazione in termini di budget a livello provinciale. Se vi è la delega ad una comunità perché si occupi di assistenza economica, allora la Provincia deve garantire anche le risorse. Se questo non avviene, per la consigliera occorre allora riportare questa competenza in capo alla Provincia. Si tratta in sostanza di definire quali servizi resi ai cittadini è giusto che siano gestiti e finanziati dalle comunità e quali altri devono essere finanziati a livello provinciale.

Cia del gruppo misto ha chiesto e ottenuto dall'assessore un chiarimento in merito alle diverse tariffe previste dal programma sociale provinciale.

Zeni: presentata ieri la proposta di accreditamento del Terzo Settore.

A Plotegher l'assessore Zeni ha replicato che “per le competenze trasferite dalla Provincia alle comunità andrebbe cambiata la legge e non messa in discussione questa delibera”. A proposito delle differenze nel trattamento delle comunità, Zeni ha segnalato che ieri la Giunta ha discusso con i rappresentanti del Terzo Settore le regole di accreditamento. Il sistema attuale prevede circa 1.000 autorizzazioni e va superato dando la possibilità al soggetto del Terzo Settore di essere più flessibile nella presa in carico di una persona. Quanto alle risorse, con la delibera abbiamo introdotto parametri legati alle problematiche e ai bisogni presenti nelle diverse comunità di valle e questo approccio è stato discusso e condiviso con gli amministratori locali. Abbiamo dovuto procedere in modo graduale tenendo conto delle osservazioni delle comunità di valle. Grazie all'Icef c'è stata una compensazione tra tagli ed entrate per cui alla fine la riduzione è di soli 200.000 euro. “Al di là dei casi specifici – ha sottolineato Zeni – il dato politico è che questo programma è frutto del confronto con le stesse comunità interessate”. Si tratta, ha aggiunto Pallanch, di “aiutare le comunità ad uscire dalla logica delle funzioni delegate per passare a quella delle funzioni trasferite”. Questo significa che le comunità devono sapere quale sia il loro budget e poi decidere come usarlo. Ora il processo è però stato solo avviato. 

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Via libera anche al secondo stralcio del programma sociale. 

L'altro parere favorevole espresso dalla Quarta Commissione con lo stesso esito – quattro voti a favore e tre di astensione – ha riguardato la delibera della Giunta proposta sempre dall'assessore Zeni, relativa al secondo stralcio del programma sociale provinciale, in merito all'approvazione delle linee guida per la pianificazione territoriale previste dalla legge provinciale sulle politiche sociali. Ad illustrare nel merito il provvedimento è stata la dott.ssa De Luca. Le linee guida nascono dal confronto con le comunità e dall'analisi delle esperienze nate dalla prima pianificazione locale. Tre le azioni strategiche: consolidare, integrare ed innovare. Consolidare i servizi già esistenti è importante per non dare per scontate le attività già in essere e capire se rispondono ai bisogni o meno. Integrazione tra politiche e atti programmatori serve a superare la frammentazione degli interventi dei diversi soggetti. L'innovazione sociuale riguarda più l'organizzazione interna a ciascuna comunità che deve acquisire competenze dal punto di vista della comunicazione sociale, delle fonti di finanziamento e della valutazione degli interventi. I temi riguardano l'abitare, il lavoro e l'economica solidale, e il superamento della vulnerabilità dei cittadini. La Giunta ha indicato alle comunità che su questi temi vi dev'essere un impegno nella propria programmazione.

Plotegher (Pd) ha plaudito alla condivisione delle linee guida con le comunità e apprezzato l'emergere di una netta differenza tra i servizi di tipo assistenziale di cui il cittadino ha diritto e che devono persistere, e gli interventi di prevenzione dell'assistenza attraverso il welfare di comunità e il welfare generativo.

Vioal di PT ha chiesto attenzione alla programmazione, sempre più difficile con il venir meno delle risorse pubbliche, e alla cabina di regia, assolutamente opportuna ma che deve tener conto della diversità delle situazioni e assicurare quindi una flessibilità negli interventi, che in questo settore è necessaria vista la molteplicità dei soggetti di riferimento nelle comunità. Viola ha infine messo in guardia dal rischio di confondere governo e gestione dei servizi, per cui il Terzo Settore è visto come una sorta di ente funzionale e di braccio operativo della Provincia.

L'assessore Zeni ha osservato che  l'accreditamento supera questo rischio perché prevede dopo la valutazione iniziale di lasciare una libertà di movimento ai soggetti del Terzo Settore che può così attivare soluzioni anche diverse rispetto a quelle stabilite dalla Provincia. 

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Presto un'indagine sul problema della vulnerabilità sociale. Baratter: è urgente analizzare il fenomeno per individuare interventi idonei.

Si è infine discusso dell'impegno affidato il 10 maggio scorso dal Consiglio alla Quarta Commissione con la mozione 124, proposta da Lorenzo Baratter del Patt, per realizzare un'indagine sul tema della vulnerabilità sociale in Trentino per l'individuazione di adeguate modalità di intervento. Data l'ampiezza dell'argomento il presidente Detomas ha suggerito di limitare l'attenzione solo ad alcuni settori. 

Presentando alla Commissione un documento da lui appositamente predisposto, Baratter ha ricordato l'indagine conoscitiva sulla povertà e l'esclusione sociale in Trentino conclusa nel 2011 dalla Quarta Commissione. Si tratta di verificare cosa sia cambiato da allora in termini di analisi della vulnerabilità sociale e di cercare di individuare le possibile misure preventive. Il consigliere del Patt ha sottolineato che l'obiettivo della mozione 124 era individuare le modalità di intervento più opportune rispetto alle situazioni di vulnerabilità sociale, emergenti spesso a causa della crisi economico-finanziaria esplosa negli ultimi anni. Ad essere aumentato esponenzialmente con questa crisi, (“specialmente a Rovereto”, ha osservato Baratter) è il numero delle persone che non pur non presentando ancora gravi difficoltà sono a rischio povertà e che potrebbero transitare facilmente dall'agio al disagio. Questi soggetti sono infatti passati dal 4% del periodo pre-crisi al 20-30% del 2015. Si tratta di intervenire efficacemente per evitare questo passaggio dalla vulnerabilità alla povertà. Le aree a rischio coinvolgono persone senza tetto o senza fissa dimora che non sono più solo i tradizionali barboni ma anche individui apparentemente normali, persone con reddito al di sotto della soglia di sopravvivenza, persone con pensioni minime e persone in stato di isolamento sociale. Vi sono associazioni di volontariato che si occupano di queste persone ma che spesso non collaborano tra loro. Sarebbe quindi importante per Baratter mettere in rete questi soggetti per individuare e sostenere i soggetti vulnerabili. Per fronteggiare il fenomeno della vulnerabilità e delle vecchie e nuove povertà, occorrerebbe, secondo Baratter, da un lato rivisitare in chiave “sociale” il bilancio provinciale per individuare e recuperare le risorse economiche necessarie e dall'altro rivisitare il nostro modello di welfare.

Detomas: per le audizioni selezioneremo i soggetti da consultare e proporremo poi alla Giunta un atto di indirizzo.

Claudio Cia del gruppo misto, apprezzando lo sforzo di ascolto del territorio compiuto da Baratter per cogliere in tal modo le situazioni di povertà, ha evidenziato che il collega del Patt milita in un partito che governa la Provincia. E la Pat ha gli strumenti sia conoscitivi sia di intervento adeguato su questo problema. Attenzione quindi, ha ammonito Cia, a non produrre come Commissione l'ennesimo documento inutile.

Il presidente Detomas ha chiarito che il lavoro della Commissione si avverrà sicuramente dell'aiuto dei servizi della Provincia ma potrà produrre un'analisi in grado di mettere anche in discussione le politiche attuali. Detomas ha proposto di selezionare come ufficio di presidenza della Commissione insieme a Baratter i soggetti da audire sull'argomento. Soggetti il cui elenco sarà sottoposto agli altri consiglieri dell'organismo nella prima seduta utile. Le conclusioni dell'indagine potrebbero consistere in un atto di indirizzo da fornire alla Giunta sul problema della vulnerabilità sociale.

Si tratta per Plotegher di focalizzare bene cosa vogliamo indagare per poi capire perché per certi soggetti aumenta il rischio di precipitare all'improvviso in una condizione di povertà.