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08/08/2016 - Incontri

La memoria dell'inferno di Marcinelle nei canti popolari e nei rintocchi della Campana dei caduti

I 262 morti di 60 anni fa nella miniera belga ricordati nel concerto voluto dal Consiglio provinciale

La memoria dell'inferno di Marcinelle nei canti popolari e nei rintocchi della Campana dei caduti

La Corale Bella Ciao. Foto allegate

La memoria dell'inferno di Marcinelle nei canti popolari e nei rintocchi della Campana dei caduti

​​​​​​​​“Se al mondo c'è ancora un Padreterno, mandi qualcuno a toglierci 'sto inferno”. Recita così il testo di uno dei canti eseguiti dalla “Corale Bella Ciao” nel concerto offerto ieri sera al tramonto dal Consiglio provinciale nella suggestiva cornice del Colle di Miravalle a Rovereto, davanti alla Campana dei Caduti e a un folto pubblico per il 60° anniversario della tragedia di Marcinelle. L'inferno evocato dal canto si materializzò, infatti, la mattina dell'8 agosto 1956, nella miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle, in Belgio, dove un terribile incendio uccise 262 lavoratori. Più della metà gli emigrati italiani e, tra loro, un trentino: Primo Leonardelli, da Pergine. Quella miniera è ora patrimonio storico dell'umanità e l'8 agosto – per legge dello Stato del 2011 – è diventata Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo.


Dorigatti: uccisi da una cultura d'impresa che considerava i lavoratori “pezzi”, non persone.


“La brama del profitto prevalse e 136 italiani, 95 belgi e 31 minatori di altre nazionalità rimasero sepolti a causa dell'incuria umana, della disattenzione alle norme di sicurezza, della scarsa considerazione della quale i lavoratori emigrati godevano nel ricco Belgio di allora. Tutti elementi che rendono attualissima la lezione di Marcinelle, perché spesso anche oggi, in Italia, le condizioni di salute sul lavoro passano in secondo piano rispetto all'obiettivo dello sfruttamento dei siti minerari, come ci ricorda il dramma di Stava”. E' il pensiero con cui il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti ha introdotto la serata proseguita con i canti e puntualmente conclusa, alle 21.30, dai 100 rintocchi di Maria Dolens Caduti dedicati, questa volta in particolare ai “caduti” sul lavoro e soprattutto ai 262 minatori morti 60 anni fa nell'inferno di Marcinelle.

“Dieci anni prima, nel giugno del 1946 – ha ricordato Dorigatti – veniva firmato un accordo italo-belga, voluto dal presidente Alcide Degasperi e dal primo ministro belga Van Ackern, che prevedeva l'invio di oltre 50.000 lavoratori italiani, in cambio del carbone necessario alla ripresa economica nazionale ed alla ricostruzione post-bellica. Prese così forma uno dei flussi migratori di più vaste proporzioni nell'Europa di allora, che coinvolse oltre 44.000 minatori italiani. Lavoratori – ha proseguito il presidente – costretti a lavorare in condizioni spesso ai limiti della sopravvivenza, che con le loro rimesse finanziarie contribuirono alla rinascita dell'Italia e alla sua ricollocazione nel contesto delle nazioni libere e democratiche”. Ma anche “lavoratori – ha osservato Dorigatti – che la cultura d'impresa considerava al pari di 'pezzi' anziché di individui umani”.


“Basta tragedie nelle miniere. Basta calpestare la dignità del lavoro”.


La dignità del lavoro umano calpestata da una cieca logica del mercato che riduce le persone a “carne da macello”, è stata il leitmotiv degli interventi che hanno preceduto quello di Dorigatti. Per il Reggente della Fondazione Opera Campana dei caduti Alberto Robol, i rintocchi di Maria Dolens, gemellata sette anni fa con la campana di Marcinelle “Mater Orfanorum”, non ricordano solo le vittime di tutte le guerre ma anche i morti per il lavoro e sul lavoro. Per questo, ha detto Robol, “il Colle di Miravalle di Rovereto è anche un grande sacrario dell'umanità che lavora. Dove si rende eterna la memoria di chi muore nel lavoro”. L'assessore alla cultura del Comune di Rovereto Maurizio Tomazzoni ha sottolineato la necessità di riaffermare sempre, con la memoria delle vittime di Marcinelle, che “il lavoro è parte della dignità dell'uomo e non un fattore da sfruttare”. Ad evidenziare come i disastri sul lavoro e l'emigrazione siano state storicamente due facce della stessa medaglia, è stato poi il presidente dell'associazione Trentini nel Mondo Alberto Tafner: “la memoria di questa tragedia – ha esortato – ci insegni che gli errori non si devono ripetere”. Infine il presidente onorario della “Corale Bella Ciao” don Giuseppe Grosselli ha messo il dito nella piaga degli incidenti accaduti nel recente passato e che ancor oggi accadono nelle miniere di tutto il mondo e la cui memoria è custodita nei canti che esprimono la volontà di dire “basta” a queste tragedie, “basta” a questi morti”. 

Immagini
  • La Corale Bella Ciao e la Campana
  • Dorigatti parla di Marcinelle
  • Il pubblico assiste all'evento per ricordare Marcinelle