I 262 morti di 60 anni fa nella miniera belga ricordati nel concerto voluto dal Consiglio provinciale
La memoria dell'inferno di Marcinelle nei canti popolari e nei rintocchi della Campana dei caduti
La Corale Bella Ciao. Foto allegate
“Se
al mondo c'è ancora un Padreterno, mandi qualcuno a toglierci 'sto
inferno”.
Recita così il testo di uno dei canti eseguiti dalla “Corale Bella
Ciao” nel concerto offerto ieri sera al tramonto dal Consiglio
provinciale nella suggestiva cornice del Colle di Miravalle a
Rovereto, davanti alla Campana dei Caduti e a un folto pubblico per
il 60° anniversario della tragedia di Marcinelle. L'inferno evocato
dal canto si materializzò, infatti, la mattina
dell'8 agosto 1956, nella miniera di carbone Bois du Cazier di
Marcinelle, in Belgio, dove un terribile incendio uccise 262
lavoratori. Più della metà gli emigrati italiani e, tra loro, un
trentino: Primo Leonardelli, da Pergine. Quella miniera è ora
patrimonio storico dell'umanità e l'8 agosto – per legge dello
Stato del 2011 – è diventata Giornata nazionale del sacrificio del
lavoro italiano nel mondo.
Dorigatti:
uccisi da una cultura d'impresa che considerava i lavoratori “pezzi”,
non persone.
“La
brama del
profitto prevalse e 136 italiani, 95 belgi e 31 minatori di altre
nazionalità rimasero sepolti a causa dell'incuria umana, della
disattenzione alle norme di sicurezza, della scarsa considerazione
della quale i lavoratori emigrati godevano nel ricco Belgio di
allora. Tutti elementi che rendono attualissima la lezione di
Marcinelle, perché spesso anche oggi, in Italia, le condizioni di
salute sul lavoro passano in secondo piano rispetto all'obiettivo
dello sfruttamento dei siti minerari, come ci ricorda il dramma di
Stava”. E' il pensiero con cui il presidente del Consiglio
provinciale Bruno Dorigatti ha introdotto la serata proseguita con i
canti e puntualmente conclusa, alle 21.30, dai 100 rintocchi di Maria
Dolens Caduti dedicati, questa volta in particolare ai “caduti”
sul lavoro e soprattutto ai 262 minatori morti 60 anni fa
nell'inferno di Marcinelle.
“Dieci
anni prima, nel giugno del 1946 – ha ricordato Dorigatti – veniva
firmato un accordo italo-belga, voluto dal presidente Alcide
Degasperi e dal primo ministro belga Van Ackern, che prevedeva
l'invio di oltre 50.000 lavoratori italiani, in cambio del carbone
necessario alla ripresa economica nazionale ed alla ricostruzione
post-bellica. Prese così forma uno dei flussi migratori di più
vaste proporzioni nell'Europa di allora, che coinvolse oltre 44.000
minatori italiani. Lavoratori – ha proseguito il presidente –
costretti a lavorare in condizioni spesso ai limiti della
sopravvivenza, che con le loro rimesse finanziarie contribuirono alla
rinascita dell'Italia e alla sua ricollocazione nel contesto delle
nazioni libere e democratiche”. Ma anche “lavoratori – ha
osservato Dorigatti – che la cultura d'impresa considerava al pari
di 'pezzi' anziché di individui umani”.
“Basta
tragedie nelle miniere. Basta calpestare la dignità del lavoro”.
La
dignità del lavoro umano calpestata da una cieca logica del mercato
che riduce le persone a “carne da macello”, è stata il leitmotiv
degli interventi che hanno preceduto quello di Dorigatti. Per il
Reggente della Fondazione Opera Campana dei caduti Alberto
Robol, i
rintocchi di Maria Dolens, gemellata sette anni fa con la campana di
Marcinelle “Mater Orfanorum”, non ricordano solo le vittime di
tutte le guerre ma anche i morti per il lavoro e sul lavoro. Per
questo, ha detto Robol, “il Colle di Miravalle di Rovereto è anche
un grande sacrario dell'umanità che lavora. Dove si rende eterna la
memoria di chi muore nel lavoro”. L'assessore alla cultura del
Comune di Rovereto Maurizio Tomazzoni
ha
sottolineato la necessità di riaffermare sempre, con la memoria
delle vittime di Marcinelle, che “il lavoro è parte della dignità
dell'uomo e non un fattore da sfruttare”. Ad evidenziare come i
disastri sul lavoro e l'emigrazione siano state storicamente due
facce della stessa medaglia, è stato poi il presidente
dell'associazione Trentini nel Mondo
Alberto Tafner:
“la memoria di questa tragedia – ha esortato – ci insegni che
gli errori non si devono ripetere”. Infine il presidente onorario
della “Corale Bella Ciao” don Giuseppe
Grosselli
ha messo il dito nella piaga degli incidenti accaduti nel recente
passato e che ancor oggi accadono nelle miniere di tutto il mondo e
la cui memoria è custodita nei canti che esprimono la volontà di
dire “basta” a queste tragedie, “basta” a questi morti”.