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28/07/2016 - In aula o in commissione

Finita la discussione sul Defp e approvata la risoluzione della maggioranza

Conclusa la sessione del Consiglio provinciale in aula prima della pausa estiva

Finita la discussione sul Defp e approvata la risoluzione della maggioranza

Respinto il testo proposto da Rodolfo Borga (foto)

Finita la discussione sul Defp e approvata la risoluzione della maggioranza

​Dopo la votazione dell’assestamento di bilancio (22 sì e 11 no) si è aperta la discussione sul Documento di economia e finanza provinciale, introdotto dalla normativa nazionale sull’armonizzazione dei bilanci. Il Consiglio ha approvato la risoluzione, con 21 sì e 9 no, dei capigruppo della maggioranza. Il Defp contiene l’analisi dell’economia e della società trentina; il quadro della situazione della finanza pubblica e le ipotesi di miglioramento; le azioni programmatiche per il periodo di validità del bilancio programmatico. Il quadro socioeconomico descritto dal Defp è di un Trentino con un Pil pro – capite di 33 mila euro; un numero di occupati che, nonostante la crisi, è cresciuto dal 2008 al 2015 del 3%. Una popolazione a rischio povertà che si colloca ad un tasso del 13,6% a fronte del 28,3% nazionale e del 24,4% dell’Europa; un tasso di scolarizzazione superiore dell’87,5% rispetto al 79,4% del resto d’Italia. I punti di debolezza sono la ridotta dimensione delle imprese, la loro limitata internazionalizzazione, la scarsa presenza di settori produttivi ad alta intensità tecnologica. Il Presidente Rossi non ha svolto la relazione sul Defp, rifacendosi a quella sull’assestamento di bilancio.

Sono state invece presentate due risoluzioni sul Documento di economia e finanza, uno dei capogruppo della maggioranza, come detto approvata, con la quale si punta a salvaguardare i livelli di coesione sociale e a perseguire obiettivi di qualificazione della spesa pubblica per garantire risorse per la crescita del territorio. La risoluzione presentata da Rodolfo Borga (Civica Trentina), non accolta dalla Giunta e quindi non messa ai voti, parte da un’analisi molto meno ottimistica rispetto a quella della Giunta: la popolazione a rischio povertà è passata dal 7,5% al 13,6% mentre in Alto Adige è accaduto il contrario; la disoccupazione è passata dal 2,9% al 6,8%; preoccupa il consistente calo delle risorse pubbliche che, per gli investimenti, passeranno dall’1,2 miliardi del 2009 – 2013 ai 700 milioni del 2014 – 2018. Per Borga la piccola dimensione delle imprese potrà anche non piacere, ma rappresenta comunque la fonte principale di ricchezza, quindi il consigliere della Civica propone azioni per misure a sostegno delle ristrutturazioni anche per il miglioramento energetico.

Inoltre, l’utilizzo del Fondo strategico per realizzare opere con dimensioni e caratteristiche che le rendano appaltabili in breve tempo e accessibili alle nostre imprese.


Borga, il Trentino non è il paradiso descritto dalla Giunta.


Borga ha presentato anche un emendamento alla risoluzione della maggioranza per introdurre gli interventi per le ristrutturazione edilizie e energetiche. Emendamento che ha ricevuto il no di Rossi, mentre quello sull’utilizzo del Fondo strategico è stato “bocciato” perché già previsto dal bilancio. Ma soprattutto, ha detto Rossi, il no deriva dal fatto che una risoluzione non può contenere previsioni così particolari. Borga ha ribattuto che i parametri economici del Trentino sono tutti in calo. Dati ha detto, che contraddicono la visione onirica del Trentino esposta dal Presidente della Giunta e da Passamani dell’Upt. Altro capitolo affrontato da Borga quello del debito che, come si trova scritto nel Defp, deriva dalle scelte fatte nella scorsa legislatura e negli anni del centro sinistra a fronte di una difficoltà, vista la crisi immobiliare, di far fruttare il patrimonio edilizio pubblico. Le fusioni e le gestioni associate dei comuni, poi, costeranno di più. Inoltre, si prospetta una riduzione delle agevolazioni fiscali e si prospettano tagli nella sanità. La proposta di risoluzione, ha detto il consigliere, non sarà frutto di una grande visione ma parte dalla constatazione che avremo di fronte anni difficili e quindi si propone di appaltare opere realizzabili, mobilitando il risparmio privato, in Trentino cresciuto dell’8%, con l’incentivo alle ristrutturazioni. Nel Defp, ha poi sottolineato, manca del tutto il riferimento al quadro istituzionale a fronte di continue frizioni tra Rossi e il Presidente del Consiglio, Dorigatti e, soprattutto, nonostante un referendum costituzionale e l’attacco di Bolzano alla Regione. Assente anche il tema della sicurezza anche se il clima è sempre più pesante con intimidazioni e atti di arroganza crescenti. Infine, Borga è tornato sulla questione della peronospora che non è certo una moda del momento, sta creando milioni di danni e per la quale la Giunta non accetta di modificare un protocollo più rigoroso rispetto a quello dell’Alto Adige che ha un’immagine migliore della nostra.


Degasperi, le stime di crescita vengono regolarmente smentite.


Filippo Degasperi (5 Stelle) ha detto che il vero titolo del Deft sarebbe: il Trentino che non c’è. Il documento contiene previsioni da mago Silvan che puntualmente vengono clamorosamente smentite. Basti osservare la differenza tra le stime sul Pil e la realtà, così per la crescita e la disoccupazione. Tra l’altro, ed è strano, ha aggiunto, visti i molti suggerimenti sulla scuola, non sono state inserite le previsioni di Confindustria che, in caso di vittoria del no al referendum, prevede un calo del Pil fino al 2018 del 4%. C’è la crisi della grande industria, a partire dalla Marangoni; c’è quella del credito e non si parla mai del ruolo del Medicredito che appartiene alla Pat e alla Regione. Anche il confronto con le regioni del Nord Italia, ad esempio il Veneto, non vede il Trentino nella testa della classifica. Anche per ciò che riguarda la pressione fiscale nel Defp si tratta di sogni anche perché, in realtà, si dice che si vogliono ridurre le agevolazioni fiscali. Altro capitolo il ruolo di Cassa del Trentino che, ha detto Degasperi, presta i soldi alla Pat a tassi che sono tutt’altro che di favore. Sui derivati gli attacchi di 5 Stelle sono stati tutt’altro che strumentali, come ha confermato la Corte dei conti, e fa specie, ha aggiunto, che il direttore sulla stampa abbia detto di non essere un esperto di derivato e che si affiderà ad un esperto. Il consigliere 5 Stelle ha contestato poi gli incarichi del direttore generale che percepisce già uno stipendio di 140 mila euro.


Fasanelli, troppo poco per i comuni.


Massimo Fasanelli (Misto) ha detto che i 213 milioni per i comuni non sono un granché e sarà difficile utilizzare questi investimenti in breve tempo. Così come i 47 milioni dello Stato sulla banda larga verranno assegnati nel 2018. Altri fondi non saranno utilizzabili fino a quando non sarà trovata un’intesa con la Ragioneria dello Stato. In sintesi, ha detto Fasanelli, questi 213 milioni sono perlopiù sulla carta. Per il consigliere, però, manca, soprattutto, una visione politica. Critiche le valutazioni della scelte della Giunta, improntate alla peggiore burocrazia, sulla situazione dei viticoltori in seguito all’epidemia di peronospora che non è assicurabile, e sta creando milioni di danni. Di più si poteva fare per i comuni ma anche per le aziende che sono decisive per le entrate fiscali che sono già calate del 17%.


Civettini, basta strumentalizzazioni dell’emigrazione trentina.


Claudio Civettini (Civica Trentina) ha detto che la realtà del Trentino è quella delle piccole aziende e da qui si deve partire. Critiche dure da parte del consigliere alle associazioni degli emigrati trentini legate al Patt. Emigrazione che dev’essere seguita, ha detto, direttamente dalla Provincia per evitare strumentalizzazioni.


Fugatti, l’autonomia si giustifica solo se siamo davvero i migliori.


Maurizio Fugatti (Lega) ha contestato le valutazioni positive contenute nel Defp, un quadro del tutto diverso da quello presentato da Rossi nella manovra del 2014. Nella tabella fornita allora la variazione del Pil era dello 0,7% contro il 7% del nord est fino al 2008 e, durante la crisi, precipitò più del resto delle regioni limitrofe. Un quadro fosco che, a detta di Fugatti, venne tracciato da Rossi per distinguersi da Dellai. Il Trentino, di fronte ad una crisi delle autonomie, deve dare di più perché altrimenti lo Stato e le altre regioni si chiedono i motivi di questa nostra specialità. Si devono poi guardare in faccia le criticità. Vedere i problemi della cooperazione, che rimane un architrave del Trentino, in particolare del credito cooperativo. Anche nel settore della ricerca abbiamo dati esempi come quello di Trento Rise e non ci siamo per nulla distinti. In generale, dire che il Pil tra il 2007 e il 2014 è calato del 4% rispetto all’esatto contrario dell’Alto Adige, non ci procura certo una grande immagine. Come, del resto, ha ricordato Fugatti, confermano i dati sulla nostra economia della Banca d’Italia, in base al quale il Trentino perde nettamente la partita con il Sudtirolo. Inoltre, Fugatti ha gettato sospetti sulla riforma costituzionale Boschi che, secondo lui, non dà alcuna garanzia alla nostra autonomia, contrariamente alla riforma del 2006 bocciata dal referendum sostenuto dal centro sinistra. Critiche, infine, alle operazioni finanziarie della Giunta.


Viola, si sta distruggendo la politica.


Walter Viola (Progetto Trentino) ha detto che la risoluzione di Borga va nel senso di scelte che sono state fatte in passato anche della Giunta e che hanno funzionato per il sostegno delle piccole imprese. Piccole imprese che sono il 96% della nostra economia e un 96% non può essere un problema perché altrimenti dovremmo dire che l’economia trentina e malata. Sulla finanza pubblica ha ribadito che il debito, seppur solvibile, irrigidisce i bilanci futuri e quindi c’è il dovere di ristrutturare la spesa pubblica. Difficile, d’altra parte, mobilitare i finanziamenti privati perché la Pat e gran parte della società trentina dovrebbero cambiare pelle. Basti pensare al ruolo della Federazione delle cooperative che, in molti casi, ultimo quello del “La Ruota”, non riesce a tutelare i soci delle coop con controlli efficienti. Infine, Viola, ha ricordato, citando peraltro un’intervista di Scalfari, che si sta distruggendo la politica e le regioni per inseguire “quattro ladri di polli”. Mentre l’80% delle spese regionali riguarda la sanità, che secondo l’Oms, è una delle migliori del mondo. E nonostante questo si vuole togliere, con la riforma della Costituzione, il potere delle regioni perché ci sono stati episodi di malaffare.


Il Trentino non è peggiore dell’Alto Adige.


Il Presidente Rossi ha concluso i lavori affermando che c’è chi cerca di creare paura e pessimismo per sovvertire il governo di centro sinistra autonomista. Ma i dati, se si cercano tutti, dicono, come dice la relazione della Corte dei Conti, che l’Alto Adige ha un numero di dipendenti pubblici superiori del Trentino. La relazione della Banca d’Italia stima la spesa pubblica più bassa di quella altoatesina. Migliori i dati sulla scuola, e dubbi si avanzano, anche sulla stampa, sul sistema di welfare e sanitaria del Sudtirolo. I comuni trentini, per quanto riguarda il debito, ne avevano uno di 230 milioni mentre è di 600 in Alto Adige. Anche fuori del Trentino ci si sente dire che siamo dei privilegiati per il nostro livello di vita e nessuno dice che usiamo male i nostri soldi. Insomma, non c’è una rappresentazione negativa del Trentino. Certamente, le preoccupazioni per un mondo globalizzato, per la sicurezza ci sono, ma non serve gridare all’arme all’arme.


Cia, una visione che non corrisponde alla realtà.


Claudio Cia (Misto) ha smentito la visione del Trentino rappresentata da Rossi, ricordando la situazione del la Ruota, della Marangoni, del Progettone. Il Trentino non è un’isola felice, basta andare in piazza Duomo. Una visione diversa che non viene tollerata dalla maggioranza.