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01/06/2016 - In aula o in commissione

Minori collocati in comunità. Dal Tribunale dei minori l'invito ad investire di più sulle famiglie

Proseguono le audizioni della Quarta Commissione. sentite anche le associazioni

Minori collocati in comunità. Dal Tribunale dei minori l'invito ad investire di più sulle famiglie

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Minori collocati in comunità. Dal Tribunale dei minori l'invito ad investire di più sulle famiglie

​​​La Quarta Commissione presieduta da Giuseppe Detomas ha proseguito oggi le audizioni dedicate al ddl 46 proposto da Maurizio Fugatti (Lega) anche con le firme di Civettini (gruppo misto) e Degasperi (5 stelle) per garantire la tutela dei minori nelle comunità di accoglienza extrafamiliari mediante l'adozione di una Carta dei servizi che preveda requisiti ai quali subordinare l'accesso delle strutture ai contributi provinciali e la creazione di una Unità di Consulenza Multidisciplinare (UCM). Il presidente del Tribunale dei minori di Trento ha spiegato che per il bene dei minori e per ragioni di sostenibilità economica da parte dell'ente pubblico, alle comunità di accoglienza sarebbero preferibili le famiglie. Il 16 giugno la Commissione tornerà a riunirsi con l'assessore Zeni per acquisire il parere della Giunta.

Il Tribunale dei minori: si investa di più sull'affidamento in famiglia.

Il presidente del Tribunale per i minorenni di Trento, Paolo Sceusa, ha evidenziato che sia sotto il profilo dei costi a carico delle amministrazioni pubbliche sia, soprattutto, dal punto di vista dei bisogni relazionali e affettivi dei bambini e dei ragazzi, il loro collocamento all'interno di nuclei familiari, meglio ancora se parentali, è sicuramente preferibile al collocamento in comunità. La sostenibilità economica del collocamento in comunità riguarda anche il pagamento delle rette poste a carico degli adulti tenuti al mantenimento del minore. Ma ancor più del problema economico è soprattutto per il minore separato dalla propria famiglia che sarebbe ideale il collocamento in un'altra famiglia, a causa della turnazione cui è soggetto il personale delle comunità, che espone il minore ad una carenza di quei riferimenti che sono la caratteristica propria della famiglia. “Il minore infatti ha un diritto primario alla continuità affettiva. Ecco perché – ha sottolineato Sceusa – bisognerebbe rimettersi sulla strada di una maggiore implementazione di questi nuclei familiari disponibili all'accoglienza. Nuclei – ecco la difficoltà – non semplici da individuare e che vanno necessariamente informati e formati anche dal punto di vista delle responsabilità educative nei confronti del minore”. E che vanno anche sostenuti economicamente dall'ente pubblico. In questo caso i costi, ha precisato Sceusa, sono comunque inferiori a quelli del collocamento in comunità. “La sostenibilità maggiore si verificherebbe solo dopo un investimento sulle famiglie che potrebbero accogliere i minori”. 

Il presidente del Tribunale per i minori ha giudicato apprezzabile il ddl  per gli interventi migliorativi che prevede e che contengono specificazioni utili senza stravolgere l'impianto normativo esistente, soprattutto per le informazioni che la Carta dei servizi garantirebbe agli utenti, per i requisiti professionali richiesti al personale sia dipendente sia volontario delle comunità minorili. 

I minori collocati in comunità sono tre volte di più di quelli in famiglia.

Il presidente del Tribunale ha infine segnalato che i minori collocati all'interno di nuclei familiari nel Trentino risultano essere meno di un terzo di quelli collocati nell'ambito di comunità. In queste ultime fino al 30 giugno 2015 il numero di minori accolti è pari a 201, per 127 dei quali il collocamento è stato disposto dall'autorità giudiziaria, per 58 con il consenso dei genitori mentre, sempre nelle comunità, sono 16 i minori non accompagnati richiedenti asilo. Questi ultimi oggi sono ovviamente destinati a crescere.

Rispondendo a una domanda di Cia, Sceusa ha precisato che il Tribunale ha non solo il compito di disporre il collocamento del minore in una comunità ma anche quello di promuovere un contraddittorio che può portare anche al provvedimento di revoca del collocamento di un minore in comunità.

Plotegher (Pd) ha suggerito di prevedere nel ddl una Carta dei servizi non sollo nelle comunità minorili ma anche nelle Comunità di valle. Ma soprattutto la consigliera ha evidenziato l'esigenza ad investire sulla formazione di famiglie affidatarie disponibili ad accogliere minori piuttosto che su nuove comunità. 

Comunità di accoglienza e Alfid: va migliorata la prevenzione.

Per il Coordinamento nazionale comunità di accoglienza e il Forum delle associazioni familiari del Trentino, Michelangelo Marchesi, le proposte del ddl sono condivisibili perché prevedono un miglioramento dei supporti ai servizi rivolti ai minori. Quanto alla costituzione dell'Unità di consulenza, occorre tener conto dell'esistente e non creare doppioni rendendo più efficiente l'offerta che già esiste. Sulla Carta dei servizi Marchesi ha ricordato che da qualche mese la Provincia ha avviato un percorso partecipativo con le associazioni che offrono accoglienza ai minori, percorso che prevede anche questo strumento. Marchesi ha segnalato che il termine “comunità minorile” è improprio e andrebbe corretto perché fa pensare più a comunità formate da minori che a comunità che offrono accoglienza a minori. Marchesi ha infine criticato la premessa del ddl che rischia di mettere in contrapposizione le diverse realtà che si occupano di accoglienza dei minori.

Per l'Associazione laica famiglie in difficoltà (Alfid) Franca Gamberoni, condividendo in generale il ddl, si è soffermata in particolare sull'esigenza della prevenzione, tenuto conto del forte disagio dei figli nei casi in cui i genitori si separano senza trovare accordi e costringendo i minori al collocamento in strutture di accoglienza. Di fronte poi ai cambiamenti sociali in atto che coinvolgono direttamente le famiglie, per Gamberoni è necessario che gli operatori collaborino per coordinarsi nella complessità.  

I dubbi della Cooperativa Progetto 92 sui farmaci prescritti ai minori.

D'accordo con le norme del ddl si è espresso anche Marco dalla Torre, direttore della Cooperativa sociale Progetto 92, per cui la norma più importante è quella che prevede l'Unità di consulenza multidisciplinare. Si Per affrontare infatti le problematiche del disagio psichico dei minori oggi occorrono figure specialistiche. “Nei nostri gruppi appartamento – ha raccontato – ai minori vengono prescritti dei farmaci e c'è da chiedersi se queste siano le modalità più adeguate per rispondere alle loro esigenze”.

Unità di valutazione multidisciplinare o Unità di consulenza?

A una domanda della consigliera Plotegher riguardante l'eventuale esigenza di migliorare l'UVM già esistente per fornire una consulenza adeguata alle associazioni che accolgono i minori, Marchesi ha osservato che questo organismo non svolge una funzione esaustiva ad esempio per la scelta del servizio più adeguato al minore. Oggi serve un lavoro di rete anche per accompagnare e sostenere il minore nel corso dell'affidamento. 

Fugatti ha precisato che la ratio dell'UCM prevista dall'articolo 4 del ddl è il coinvolgimento dei soggetti che operano in questo settore per dare supporto ai servizi di accoglienza dei minori. Secondo Dalla Torre si potrebbe perfezionare e aggiornare in questa direzione l'attuale UVM.

Secondo Cia (gruppo misto) le attuali UVM verificano le patologie o criticità dei minori, mentre lo scopo dell'UCM proposta nel ddl è l'attenzione ai problemi specifici di questi bambini e ragazzi.

Centro antiviolenza bigenitoriale e avvocati familiaristi: ddl necessario.

Decisamente a favore del ddl si sono espressi il Centro antiviolenza bigenitoriale e l'associazione avvocati familiaristi. Per il Centro antiviolenza il presidente Roberto Buffi ha osservato che i primi tre articoli del ddl ottemperano la legge nazionale del 2000, e che la vera novità del testo è costituita dall'articolo 4 sull'UCM, perché amplia il potere decisionale rispetto alla tutela del minore, affiancando all'assistenza sociale anche la tutela sanitaria. Agli esperti previsti nelle UCM il Centro antiviolenza propone di aggiungere anche la figura del consulente legale. Sara Gioia, consulente legale del Centro ha motivato la condivisione del ddl e in particolare della Carta dei servizi prevista dal ddl, “che oggi va obbligatoriamente adottata in base alla normativa nazionale vigente” e che permette ai cittadini fruitori di scegliere i servizi. 

Non meno in sintonia con il ddl si è dimostrato Massimo Rosselli Del Turco, direttore dell'Istituto studi parlamentari dell'Associazione avvocati familiaristi italiani. A suo avviso i gruppi appartamento dedicati ai minori dovrebbero accogliere più bambini per evitare loro situazioni sociali rischiose. La Carta dei servizi sociali andrebbe a suo avviso anche adeguatamente pubblicizzata. Fondamentale è infine la multiprofessionalità per promuovere l'affidamento dei minori nelle comunità.

Comitato cittadini per i diritti  umani: dagli psichiatri solo “pareri”.

Il Comitato dei cittadini per i diritti umani, rappresentato da Alberto Brugnettini, si è schierato a favore del ddl con alcune richieste di precisazione riguardante l'UCM. Spesso le Unità di consulenza tendono ad uniformarsi ad un protocollo standard vanificando la multidisciplinarietà che si vorrebbe introdurre. Per evitare questo rischio il Comitato propone Unità di consulenza indipendenti. Ancora, per il Ccdu sarebbe opportuno che i pareri dello psicologo e dello psichiatra venissero considerati tali e non un “dato di fatto” oggettivi e non opinabili.

Il 16 giugno atteso il punto di vista della Giunta con l'assessore Zeni.

La Quarta Commissione tornerà a riunirsi il 16 giugno per altre audizioni e acquisire dall'assessore Zeni il parere della Giunta provinciale. Il presidente Detomas ha auspicato la ricerca di una accordo con Zeni per il recepimento delle norme nella legge 13 del 2007 sul welfare.