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04/09/2015 - Incontri

Dorigatti lancia l'idea di una Consulta per elaborare il terzo statuto

Alla presentazione del volume “Dialogo vince violenza” alla vigilia della Giornata dell'Autonomia

Dorigatti lancia l'idea di una Consulta per elaborare il terzo statuto

Il presidente del Consiglio: "L’Euregio non può essere il cavallo di Troia per abolire la Regione"

​La presentazione del volume “Dialogo vince violenza”- la questione del Trentino Alto Adige Suedtirol nel contesto internazionale”, curato dagli storici Guenther Pallaver e Giovanni Bernardini, è stata l’occasione per il Presidente del Consiglio Bruno Dorigatti per lanciare l’idea di una consulta per elaborare, anche in Trentino, un progetto del terzo statuto di autonomia. Dorigatti ha voluto parlare di questa idea in occasione della presentazione di un libro che raccoglie le riflessioni e le analisi fatte da un gruppo di storici e protagonisti di quella stagione politica nella primavera di un anno fa in un convegno all’Fbk sulla Commissione dei 19. Commissione che, nella fase più calda della crisi del primo statuto di autonomia, fu il laboratorio dove vennero gettate le basi dell’architettura istituzionale dell’autonomia attuale, quindi del secondo statuto. “A Bolzano – ha affermato in un passaggio del suo intervento Dorigatti – hanno costruito un percorso mettendo in piedi la Convenzione per il terzo statuto. Sarebbe stato meglio partire assieme, ma noi ora vogliamo promuovere una Consulta, aperta alla più alta partecipazione possibile, per arrivare a un disegno di legge comune”. Il Presidente del Consiglio ha detto di non condividere la posizione di chi dice che, in una fase politica assolutamente sfavorevole alle autonomie, sarebbe meglio stare fermi. “Sono invece convinto – ha detto Dorigatti – che si deve costruire un orizzonte condiviso”.

Il Presidente del Consiglio ha comunque ricordato che la riforma del titolo V comporta dei rischi, compreso quello di introdurre la possibilità di modifica dello statuto con legge ordinaria. Anche se sulla riforma costituzionale, ha affermato ancora Dorigatti, i presidenti delle assemblee legislative delle regioni e province autonome hanno avviato recentemente ad Aosta un confronto positivo col sottosegretario Bressa.

Dorigatti nel suo intervento di presentazione del volume ha difeso anche il ruolo e l’importanza della Regione. “Regione – ha detto – che nel nuovo statuto dovrà essere riconfermata magari con un ruolo diverso ma fondamentale”. Su questo tema il Presidente del Consiglio ha fatto rifermento anche all’Euregio. “Non vorrei – ha affermato – che l’Euregio diventasse il cavallo di Troia per tagliare la Regione. Magari dicendo: c’è già l’Euregio, ci sono le due Province e quindi la Regione non serve più”.

Il clima attorno alle autonomie speciali, ha ricordato il Presidente, rimane pesante. L’idea che le esperienze autonomistiche hanno fatto il loro tempo attraversa il mondo politico in modo trasversale, anche se, ha aggiunto Dorigatti, si sta cominciando a capire che togliendo l’autonomia a noi non si farebbe del bene al Paese e alle altre regioni. “Non ha caso – ha affermato – il Veneto, con Zaia, che chiede giustamente l’autonomia per la sua regione, ha cambiato atteggiamento”.

Alla presentazione del libro, momento culturale organizzato dal Consiglio provinciale per la Giornata dell’Autonomia, hanno partecipato anche il Presidente della Giunta, Ugo Rossi e il vicepresidente del Consiglio di Bolzano, Roberto Bizzo.


Il volume: come il dialogo vinse la violenza.


Il volume, curato da Guenther Pallaver e Giovanni Bernardini, racchiude gli atti del convegno che si tenne nella primavera dello scorso anno nella sede dell’Fbk sulla nascita e il lavoro della Commissione dei 19. Un percorso di analisi e di testimonianze che ricostruisce la vicenda storica dell’autonomia dai primi progetti autonomistici trentini e sudtirolesi elaborati subito dopo la Grande Guerra, nel 1919, e che vennero travolti dalla logica centralista e omologante instaurata in Italia dal Fascismo. Si analizza poi l’avvio dell’esperienza autonomista nel secondo periodo postbellico, a partire dall’accordo Degasperi – Gruber, visto come un’intelligente soluzione politica per ottenere il via libera delle potenze vincitrici che non volevano affrontare, alla nascita del confronto tra i due blocchi, cambi di confini e ulteriori trasferimenti di popolazioni. Ma, i principi della svolta autonomista dell’immediato dopoguerra non furono sufficienti a realizzare l’autonomia, anche a causa delle posizioni intransigenti dello Stato italiano e delle rappresentanze politiche della popolazione di lingua tedesca. Uno scontro nel quale ebbero un ruolo importante anche interessi internazionali. Nel volume viene approfondita, senza reticenze, la partita giocata dall’Austria nella questione sudtirolese, soprattutto dopo la sua rinascita come stato nel 1955, così come precisa è l’analisi della lunga e travagliata elaborazione del secondo statuto. La fase in in cui il dialogo vinse realmente la violenza perché il confronto politico si mostrò come unica concreta alternativa alla violenza permanente che ha caratterizzato il percorso dell’autonomia dalla seconda metà degli anni ’50 alla fine degli anni ’60. Un dialogo, tra le forze locali, a livello nazionale e internazionale, che divenne strumento istituzionale con il secondo statuto. Un risultato che è stato uno dei grandi successi della stagione del centro sinistra in Italia, raggiunto anche grazie alle grandi capacità di mediazione di uomini come Aldo Moro, Silvius Magnago, Bruno Kessler che seppero costruire l’architettura istituzionale, che sta a fondamento della nostra autonomia, rinunciando a rivendicazioni storiche più o meno reali. I padri del secondo statuto riuscirono invece a spostare l’attenzione su obiettivi concreti e sulla soluzione dei problemi concreti.