Giornale OnLine

Giornale Online
24/07/2015 - In aula o in commissione

Deleghe a Borgonovo Re: respinta in aula la mozione delle minoranze

Dal Consiglio provinciale con 23 voti contrari e 11 di astensione

Deleghe a Borgonovo Re: respinta in aula la mozione delle minoranze

Deleghe a Borgonovo Re: respinta in aula la mozione delle minoranze

​La mozione 288 che impegnava la Giunta ad una revisione delle deleghe all’assessora alla salute Donata Borgonovo Re è stata respinta dal Consiglio con 23 voti contrari. L’hanno sostenuta compatti gli 11 consiglieri di minoranza.

A norma di regolamento per questa fattispecie i tempi riservati alla discussione prevedevano 15 min al proponente 10 alla Giunta e 10 min per ciascun gruppo. Altri 10 minuti di replica al proponente e alla Giunta e 5 min per le dichiarazioni di voto, un consigliere per ciascun gruppo consiliare. Qui di seguito una sintesi degli interventi.


La parola al proponente

Il consigliere Claudio Civettini (Civica), primo proponente, ha illustrato il documento sottoscritto dalle minoranze e, a suo dire, condiviso da tutti i consiglieri di maggioranza a parte 7. Una mozione tutta politica, che non ha nulla a che vedere con la persona. Una mozione che nasce molto prima delle recenti dichiarazioni dell’assessora sulle chiusure dei punti nascita di Tione e Cavalese, ha aggiunto, e che a prescindere da come voterà la Giunta e dall’essere o meno d’accordo, mette in evidenza un problema: il problema dell’assessora che non ha più fiducia nella propria maggioranza. Il testo della mozione, infatti, parte da un’illustrazione dei diversi passaggi che hanno condotto allo strappo odierno, dal mancato coinvolgimento sull’organizzazione della rete ospedaliera provinciale all’accentramento delle mammografie a Trento e Rovereto.


Rossi: una mozione non accoglibile

Esprimere un parere comporta una responsabilità, quella di analizzare bene il contesto in cui ci si trova, ha osservato intervenendo il Presidente della Giunta Ugo Rossi. Proprio per questa necessità di chiarezza, questa non è una mozione di sfiducia e dunque non sarà questo l’oggetto della discussione. La mozione non può che essere respinta per una semplice ragione: nel nostro ordinamento spettano al Presidente la nomina, il conferimento e di conseguenza l’eventuale ritiro delle deleghe agli assessori. La mozione non può cioè impegnare il Presidente a fare qualcosa che è già una sua facoltà. Accanto a questa, c’è una motivazione di carattere politico: le norme citate sono poste a garanzia di un principio, quello per cui il Presidente della Pat ha il dovere/potere politico di garantire in ogni momento la continuità dell’azione politico amministrativa, la coerenza con il programma e l’equilibrio della coalizione all’interno della Giunta provinciale.


I capigruppo: maggioranza e minoranza compatte

Il capogruppo del Patt Lorenzo Baratter ha detto di condividere pienamente le parole l’orientamento del Presidnete, dichiarando di respingere il documento.

Giacomo Bezzi (Forza italia) si è rivolto direttamente all’assessora: “in Trentino c’è una parte di popolo che ha poco a che spartire con la politica e piuttosto la subisce” ha premesso. “Quel popolo non è quello che l’ha votata e lei ha mangiato però in quel piatto. Lei è politicamente figlia di quel sistema, ma ora è quel sistema che si ribella contro di lei, un sistema fatto anche di piccoli egoismi che lei un tempo da difensora civica chiamò mafia”. Annunciando voto favorevole alla mozione, Bezzi ha invitato infine Borgonovo Re a riflettere su quel sistema e a confrontarsi con il centrosinistra autonomista.

“Tanto tuonò che non piovve” ha esordito Maurizio Fugatti (Lega) che ha accusato Rossi di fare il burocrate sminuendo il ruolo tenuto in questi giorni che ci faceva immaginare un atto di responsabilità e decisione. Questa virata è forse dovuta a un richiamo da qualche partito nazionale? si è chiesto. Quel che è certo è che la matassa non è sbrogliata e che nei giorni scorsi c’è stato un vero e proprio “tiro al piccione che ha indebolito l’autorevolezza della maggioranza”. Se andiamo a vedere la delibera del gennaio del 2013 dall’ex assessore alla salute Ugo Rossi, che contiene le direttive sull’organizzazione della rete ospedaliera, si parla di riordino e razionalizzazione delle reti e dei punti nascita secondo un criterio di sicurezza e una garanzia di continuità. Borgonovo Re ha ereditato questo stato di cose, dunque e non possiamo venir qua adesso a dire che è colpa di quella “matta” della Borgonovo Re perché la storia dice diversamente: sono scelte di una maggioranza provinciale che vengono da lontano. C’è dunque una colpa politica di questa maggioranza e Borgonovo Re ci è caduta nel mezzo.

Questa è una mozione di tipo politico e come tale deve essere trattata, ha detto Nerio Giovanazzi (AT) dove Borgonovo Re sta facendo il capro espiatorio. E’ vero che l’assessora ha fatto delle fughe in avanti, senza informare il Consiglio, ma è vero anche quanto detto da Fugatti, ovvero che la Giunta aveva già messo in marcia da tempo la macchina della razionalizzazione. “Lei assessora sbaglia”, ha detto rivolto a Borgonovo Re, “quando ai tanti appunti che prende nelle sue visite sul territorio, non fa seguire le soluzioni”. “Oggi lei si trova a gestire quella parte amministrativa che ha contestato a tanti amministratori nel suo ruolo da difensora civica: potrebbe essere meglio spesa in latri contesti e su altre competenze” ha concluso.

“Sono totalmente in disaccordo nel metodo”, ha esordito Massimo Fasanelli (Misto) che ha accusato Borgonovo Re di peccare di inesperienza politica. Se non ci sono i numeri a garantire una certa continuità e una qualità forse certe scelte sono sensate, ha detto entrando nel merito della materia sanitaria, “anche se i territori non vanno lasciati sguarniti, soprattutto dei servizi di emergenza” ha aggiunto. Il metodo è dunque a suo avviso da bocciare, il merito andrebbe approfondito.

“Questa non è una mozione di sfiducia altrimenti non l’avremmo firmata perché questo tipo di documenti sono sempre contro la persona” ha annunciato Walter Viola (PT).. Questo è piuttosto un discorso politico e qui sono messe a tema le competenze. Debole a suo parere la posizione espressa dal Presidente Rossi. Il capogruppo di Progetto Trentino ha osservato come la storia del Trentino sia stata sempre caratterizzata da una collaborazione virtuosa tra centro e periferie che si sta sempre più deteriorando, in forza della spending review e di una politica accentratrice su Trento. In seconda battuta non possiamo pretendere tutto dall’ente pubblico: l’autonomia non può più essere la mamma che a tutto provvede e questa mozione aldilà di come andrà a finire porta all’attenzione dell’aula una riflessione su questi grandi temi.

A nome del gruppo UPT Gianpiero Passamani ha dichiarato la volontà di respingere la mozione proprio in virtù dell’autonomia del Presidente in scelte di questa natura e del rispetto del suo ruolo.

Il 5 Stelle Filippo Degasperi ha ribadito i passaggi fallimentari della politica sanitaria di Borgonovo Re, ovvero del metodo condotto dall’assessora che non ha mai coinvolto il Consiglio in scelte operate in autonomia. Risulta strano sentire da esponenti della maggioranza critiche a Borgonovo Re che di fatto da applicazione ad una strategia impostata da molto tempo e che impoverirà i servizi sanitari nelle periferie. Una strategia non condivisibile, ma gestita anche in maniera molto fumosa, un’azione che impoverisce le periferie senza nemmeno rinforzare il centro come promesso (il riferimento è al caso del NOT). Studi della ragioneria dello Stato, ha aggiunto e concluso Degasperi, parlano di una sovra spesa che va dal 25 al 27% della sanità trentina rispetto al resto d’Italia: “se i trentini pagano di più hanno diritto a sapere perché e ad avere servizi migliori”.

Giuseppe Detomas (Union autonomista ladina) è intervenuto a fugare accuse di interessi personali o di difesa conservativa del sistema e ad affermare la correttezza dell’intervento del Presidente che ha chiarito che la materia riguarda le sue specifiche, legittime e costituzionali prerogative.

Il capogruppo del PD Alessio Manica ha dichiarato di respingere la mozione per le stesse motivazioni sostenute dal Presidente: spetta a lui la prerogativa su questo. In secondo luogo ha difeso l’operato dell’assessora Borgonovo Re che è stata chiamata a mettere in atto un programma chiaro e coerente con l’impianto elettorale e che ci vede impegnati nei confronti dei trentini di fronte ai quali siamo collegialmente responsabili.


Le repliche

Il primo firmatario della mozione Claudio Civettini non accetta la lectio magistralis di Rossi su chi è titolato a discutere le competenze, né il discorso della coalizione come valore irrinunciabile. “Per noi i valori irrinunciabili sono altri”, ha detto, “a noi interessa la coerenza e se da domani rimettete in discussione quelle deleghe, dal punto di vista politico siete come i giocatori delle tre carte”.

L’obiettivo è quello di un confronto democratico e gli strumenti in tal senso non sono mai stati negati e saranno garantiti anche nel futuro, ha chiarito Ugo Rossi: qui si tratta di respingere questa mozione per affermare che non stiamo dibattendo della sfiducia nei confronti di un membro di Giunta. L’impegno che ci assumiamo è di essere maggiormente capaci di rappresentare con sintesi e unità il nostro modo di agire all’interno delle linee programmatiche e di esercitare le funzioni, assumendocene le responsabilità.


Dichiarazioni di voto

Rodolfo Borga (Civica) ha osservato che nessun consigliere ha detto qualcosa sul merito della questione e al centro di tutti gli interventi (in particolare di Rossi) c’è il valore della coalizione, concezione autoreferenziale solipsistica: il fatto di restare assieme è di per sé un valore e tutto ciò che accade al di fuori non conta, la società trentina e le decine di migliaia di firme raccolte su queste questioni non vi interessa”. Vorremmo sapere se vedete nelle periferie un ostacolo da eliminare e una fonte di sprechi: questo è un problema politico e non vorremmo che le carenze di soldi che ci sono fossero pagai dalle periferie.

Il consigliere Marino Simoni (PT) ha osservato che il dibattito ha evidenziato una precisa impostazione del governo provinciale incapace di raggiungere i risultati che si era posto: qui è emersa l’incapacità di testimoniare di fatto una unità di posizioni, di mantenere in equilibrio il centro e le periferie di questa terra, e non solo in materia sanitaria. Borgonovo Re è stata lasciata sola di fronte a scelte di fatto già disegnate.

Il 5 stelle Filippo Degasperi ha anticipato il voto favorevole alla mozione e ha messo in evidenza i diversi casi di malasanità esistenti anche in Trentino, a fronte di investimenti milionari.

Voterà mozione per due motivi Giacomo Bezzi: perché l’operazione ascolto compiuta dall’assessora non ha convinto né i cittadini né la maggioranza della maggioranza e in secondo luogo perché quando uno non è d’accordo con la coalizione si alza e se ne va.

Voto favorevole alla mozione anche da Nerio Giovanazzi, e Maurizio Fugatti, mentre hanno anticipato di respingerla Alessio Manica, Gianpiero Passamani, Lorenzo Baratter, Giuseppe Detomas.

“Prendiamo atto che a Trento non si decide nulla”, ha detto Fugatti e che in Trentino da quando governa Ugo Rossi c’è un trend negativo rispetto alle regioni a noi vicine in termini di disoccupazione (8,1 contro 7,4 in Veneto).


La votazione ha dato il seguente esito: 11 favorevoli, 23 contrari.