Giornale OnLine

Giornale Online
01/05/2015 - Documenti e Interventi

Per creare lavoro il Trentino investa nella ricerca, sull'università e sulla comunicazione

Il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti sul significato della festa del primo maggio

Per creare lavoro il Trentino investa nella ricerca, sull'università e sulla comunicazione

Per creare lavoro il Trentino investa nella ricerca, sull'università e sulla comunicazione

​​Che il Primo Maggio si parli di lavoro, è un fatto quasi scontato. Non è altrettanto scontato che su questo tema si rifletta negli altri trecentosessantaquattro giorni dell'anno. L'esempio della campagna elettorale della città di Trento è un caso lampante di quanto l'economia e l'occupazione passino in secondo piano rispetto ad argomenti che la politica e la cronaca giornalistica sembrano ritenere più urgenti e interessanti.

Passa dunque l'idea che siano problematiche troppo grandi per essere affrontate a livello locale, nel vivo del tessuto sociale ed economico: quasi dando per ovvio che le uniche cose che contino siano da un lato i grandi flussi della globalizzazione, dall'altro le riforme nazionali del mercato del lavoro. Un'idea sbagliata, a mio avviso, ma soprattutto deresponsabilizzante per chi amministra e governa. Non voglio dire con questo che sia inutile parlare del Jobs Act, in Trentino, ma di certo non posso nascondere che sarebbe vano attendersi miracolosi progressi occupazionali senza - nel frattempo - aver agito sul sistema locale. Così come è vano e dannoso limitarsi a maledire le dinamiche della competizione globale, convinti che queste impattino inesorabili su territori inermi: se così fosse, a che servirebbero le politiche territoriali?

Io sono invece convinto che gli interventi dei governi locali siano molto più importanti di quanto spesso non si creda: e non solo nella concezione più tradizionale di intervento pubblico come stimolo alla domanda, ma anche attraverso una visione più innovativa di attivazione e mobilitazione delle risorse materiali e immateriali di un territorio.

Da anni diciamo che le risorse principali nella nostra provincia sono il capitale umano e il capitale sociale: concetti che furono al centro dell'edizione 2007 del Festival dell'Economia, prima che la crisi si abbattesse sul capitalismo occidentale. Concetti che in questi anni abbiamo ripreso molte volte, nella convinzione che siano due pilastri sui quali fondare una possibile ripresa. Io sono ancora profondamente convinto che l'aver investito ingenti risorse, negli scorsi quindici anni, per fare del Trentino un territorio capace di attrarre competenze e intelligenze, puntando sul sistema della ricerca, su poli universitari all'avanguardia, sulle tecnologie della comunicazione e dell'informazione, sia stata una scelta lungimirante e corretta.

E sono altrettanto convinto che non si possa arretrare, su questo; non per fare l'apologia di un passato glorioso, ma perché non possiamo ignorare alcuni dati di fatto: che solo i territori che sanno costruire le condizioni ideali per imprese creative e innovative vedono aumentare il loro livello di benessere; che sono i posti di lavoro legati all'innovazione che crescono e continueranno a crescere; che il successo economico di un sistema è legato a doppio filo alla capacità di creare lavoro qualificato, con competenze elevate.

C'è un mondo che molti trentini e anche molti amministratori ancora non conoscono del tutto, sulle colline di Mesiano e Povo, al CIMEC e CIBIO di Mattarello, nel Polo roveretano della Meccatronica, nei laboratori di San Michele. Migliaia di persone, tecnici e ricercatori da ogni angolo del globo, che hanno fatto del Trentino la loro casa e il loro luogo di lavoro, attratti da un sistema innovativo e stimolante che ora è a un punto di svolta: o lo si governa e ci si continua ad investire, o tra qualche anno guarderemo all'indietro col rimpianto di aver perso il treno dello sviluppo e della crescita economica.

È da lì, infatti, che possono partire processi fecondi di innovazione del sistema produttivo. Non solo il terziario avanzato, ma anche il manifatturiero può e deve beneficiare dell'impatto innovativo della ricerca: perché solo così si potranno determinare cambiamenti davvero strutturali del sistema produttivo locale, creando un distretto caratterizzato da specializzazioni ad alto valore aggiunto, capaci di importanti margini di crescita che migliorino l'intero sistema economico e creino lavoro buono, stabile e ben retribuito.

Nella consapevolezza che questi temi non riguardano solo pochi addetti ai lavori, ma sono determinanti per il benessere di tutte le lavoratrici e i lavoratori, e nella speranza che possano ritornare centrali nel dibattito pubblico, auguro a tutte e tutti un buon Primo Maggio!

Bruno Dorigatti