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26/03/2015 - In aula o in commissione

Approvata in aula a riforma della dirigenza della Provincia

Dal Consiglio provinciale con 19 sì, 9 voti di astensione e il no di Degasperi

Approvata in aula a riforma della dirigenza della Provincia

Approvata in aula a riforma della dirigenza della Provincia

​In un solo pomeriggio di discussione è stata approvata, con 19 sì, 9 astensioni e il voto contrario di Filippo Degasperi, la riforma della dirigenza contenuta nel ddl di Ugo Rossi. Il Presidente della Giunta, ricordando che si tratta di un passaggio importante per la riforma complessiva della Pat, ha ringraziato la minoranza e il Consiglio per la velocità con la quale la norma è stata approvata.

Dopo la discussione generale, poco dopo le 16,30, il Consiglio ha affrontato la discussione dell'articolato della legge 66 di Ugo Rossi sulla riforma della dirigenza provinciale. Approvato un emendamento di  all'articolo 33 di Rossi e Civico sulla possibilità di dare incarichi a pensionati nei settori della docenza e la ricerca. Ma, con un emendamento aggiuntivo, il Presidente ha allargato questa possibilità come estrema ratio, ha specificato, anche ai medici. Una scelta che Civico non ha condiviso perché, se è sensato servirsi della professionalità di un medico pensionato nella formazione, nel caso di un pediatra, ad esempio, ci si può rivolgere ad un giovane. Inoltre, secondo il consigliere, è meglio impiegare personale dell'Azienda sanitaria prima di ricorrere ai medici in pensione. Prima Rossi e poi l'assessora Borgonovo Re hanno precisato che l'emendamento è stato introdotto perché l'esperienza ha mostrato che in alcuni casi, soprattutto negli ospedali di valle, è risultato difficile coprire posti di anestesista o di pediatra poco appetibili per i giovani. Sì all'emendamento di Degasperi all'articolo 38 (gli altri suoi emendamenti sono stati bocciati come quelli di Giovanazzi e Simoni) che estende anche ai dirigenti l'obbligo della formazione.

Borga: gli obiettivi del ddl sono condivisibili.

La discussione sulla riforma della dirigenza Pat è ripresa nel pomeriggio con l'intervento di Borga. Nel merito, ha detto che tra gli obiettivi del ddl c'è quello di evitare indebite interferenze nella dirigenza della politica e introdurre il merito. Obiettivi condivisibili, così come è condivisibile la ratio di questa proposta. Però, ha aggiunto il consigliere, preoccupa il modo pervasivo con cui questa maggioranza ha usato fin qui il potere. Per le prossime elezioni, ha ricordato, ci sono state pressioni su alcuni candidati; qualcuno è andato a dire che si deve votare il centro sinistra perché così è più facile ottenere finanziamenti. Comunque, la quota di discrezionalità politica introdotta da questo ddl rappresenta un rischio accettabile. Quindi, il giudizio del gruppo di Borga sul ddl, non è totalmente negativo e ha annunciato un voto di astensione.

Degasperi: si va nella direzione opposta al merito.

Negativo (e di conseguenza anche il voto) invece il parere sul ddl di Degasperi. Gli obiettivi sono condivisibili, ha detto in sintesi, ma gli strumenti no e alla fine la dirigenza sarà ancora più succube della politica. Se si voleva dare pari opportunità agli aspiranti dirigenti va ricodato che l'articolo 14 va nella direzione opposta, in particolare dove si afferma che ci sarà un solo vincitore e nessuna graduatoria di idonei. Quindi se  volesse fare prevalere una persona di "fiducia" la Giunta, con questa riforma, potrà farlo senza difficoltà. L'aliquota del 2,4% di dirigenti sul totale personale, inoltre per l'esponente di 5 Stelle, non tiene conto dei 600 dipendenti Pat che andranno in pensione da qui al 2018. Una percentuale, ha ribattuto Rossi, che cristallizza quella attuale che è di molto inferiore rispetto alle altre regioni, compreso lo stesso Alto Adige. C'è poi, secondo Degasperi, una deriva di stampo anglosassone sulla valutazione, come, ad esempio, il criterio astratto della motivazione a seguire il bene comune. Contraddittoria è la valutazione delle capacità managerialità quando poi i dirigenti saranno chiamati a ruotare nei vari dipartimenti. L'albo dei dirigenti, previsto dall'articolo 10, poi, secondo Degasperi, è semplicemente un elenco che conterrà i dirigenti in "quarantena". "Quarantena" di tre anni che non ha senso, perché se un dirigente non è idoneo lo è per sempre. Tra l'altro, nel caso di inidoneità, verrà trasformato in direttore, anche in sovrannumero, come se quest'ultimo non fosse un ruolo importante. Uno degli aspetti peggiori per il rappresentante di 5 Stelle è la messa a disposizione del personale in esubero delle partecipate alla Pat. Norma, ha aggiunto, che cancella di fatto il concorso per il pubblico impiego." Renzi - ha ricordato il consigliere - ha detto di volere un'Italia fondata sulla conoscenza e non sulle conoscenze, invece questo ddl va nella direzione opposta".

Civettini: non basta la dirigenza, tutto il sistema pubblico va rivisto.

Civettini, il suo gruppo si è astenuto, per fare un esempio del rapporto politica sistema pubblico, ha citato un caso dove, ha detto, si è sistemato un ex consigliere inventando per una società pubblica, visto che per due anni non avrebbe potuto rivestire cariche in strutture pubbliche, il ruolo del presidente "senza portafoglio". Critiche dure da parte del consigliere di opposizione al ruolo della Deloitte e alla scelte fatte dalla Giunta nella riorganizzazione della Pat. "Staremo attenti - ha aggiunto inoltre - ai "premi" che la maggioranza potrebbe dare a dirigenti vicini politicamente".

"Se ci fosse un dirigente che avesse il coraggio di dire: non sono s'accordo che fine farebbe?", si è chiesto ancora Civettini. Le grandi rivoluzioni, ha continuato, che l'Autonomia può fare sono quelle di smettere di fare da bancomat e valutare l'efficienza dei servizi erogati. Un sistema pubblico da rivedere complessivamente, a partire dalla Regione dove ci sono dipendenti che, a parità di livello, prendono il 30% in più rispetto ai colleghi della Pat. Quindi, non basta riformare la dirigenza, tutto il sistema del settore pubblico va rivisto radicalmente nella direzione della chiarezza e della trasparenza.

Simoni: bisogna pensare anche alla dirigenza degli enti locali.

Secondo Marino Simoni, che ha annunciato il voto di astensione del suo gruppo, il principio che il dirigente deve essere staccato da chi governa è discutibile. Perché le cose funzionano sono se c' è un'assonanza e un equilibrio tra chi ha una responsabilità politica e chi deve realizzare le linee programmatiche. Insomma, la gamba politica e quella della dirigenza devono camminare assieme. Questo ddl, ha aggiunto, tenta una semplificazione e dà una serie di garanzie ai dirigenti senza perdere di vista la necessità di dare capacità operative alla struttura. Il limite è che questa proposta guarda solo in casa della Pat  invece serve un passaggio di riforma anche per la dirigenza degli enti locali.

Giovanazzi: un ddl che completa la legge 7.

Nerio Giovanazzi, dichiarando un voto d'astensione, ha ricordato che questo ddl va a modificare l'ultima legge del governo Andreotti, una legge, ha aggiunto, che non portò bene all'allora presidente della Pat. Una legge, la 7 del'96, che recepiva, ha ricordato, la legge Bassanini che separò il ruolo politico da quello dirigenziale e che passò dopo mille difficoltà. Questo ddl prosegue in questa direzione cercando di premiare il merito. Però, ha aggiunto, dopo questo ddl si deve promuovere una legge di semplificazione della jungla normativa.

Baratter: una risposta concreta al centralismo.

Per Lorenzo Baratter questo ddl è un tassello della riforma complessiva dell'Autonomia avviata dalla Giunta Rossi. Un pacchetto di riforme (il capogruppo Patt lo ha ricordato punto per punto, dall'economia alla trilinguismo) che hanno l'obiettivo di rilanciare il sistema autonomista rendendolo più competitivo. Una stagione di riforme, ha detto, per fare dell'autonomia un modello alternativo al centralismo. Anche nel caso del ddl si sta anticipando una proposta che a Roma non riesce a passare. Una risposta concreta quindi ai detrattori della nostra Autonomia. La sfida, anche attraverso la riforma della dirigenza, è di fare di più e meglio dello Stato.

Manica: una scommessa che implica responsabilità.

Secondo Alessio Manica è un buon segno che ci sia, tutto sommato, un sentimento positivo anche tra l'opposizione su questo ddl. Una scommessa che implica la responsabilità della discrezionalità che avvicina il pubblico al privato e che potrà ampliare le possibilità di questo territorio. Il tema dei dirigenti, ha aggiunto, andrà anche affrontato a livello delle amministrazioni locali, a partire dai segretari comunali.

Fasanelli: è una legge attesa da molto tempo.

Massimo Fasanelli ha condiviso soprattutto l'importanza di introdurre il concetto di discrezionalità sulla scelta dei dirigenti, anche perché è giusto che chi governa possa scegliersi i tecnici. Un ddl, secondo il consigliere, che affronta con coraggio la riforma della struttura, riconoscendo il merito. Il fatto di introdurre la possibilità di una valutazione negativa è un passo importante. Anche per Fasanelli però, questo provvedimento dovrebbe essere accompagnato dalla semplificazione normativa.

Passamani: si migliorerà il rapporto con i cittadini e le imprese.

Gianpiero Passamani ha dato il pieno appoggio del suo gruppo al dll perché va nella direzione del miglioramento del rapporto tra pubblico, cittadini e impresa.