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24/03/2015 - In aula o in commissione

Ddl Borgonovo Re, finita la discussione generale

No all'odg Borga per la riapertura del punto di primo soccorso a Mezzolombardo

Ddl Borgonovo Re, finita la discussione generale

Ddl Borgonovo Re, finita la discussione generale

Dopo la presentazione dell'assessora Borgonovo Re del disegno di legge 56 sulla programmazione integrata delle politiche socio sanitarie, il dibattito è iniziato con l'intervento del consigliere Claudio Cia della Civica. Una legge, secondo Cia, nonostante le modifiche apportate dall'assessora, che non convince ancora. Soprattutto perché non è stato del tutto fugato il rischio di mettere le politiche sociali nelle mani della Giunta provinciale a scapito delle Comunità di valle e dei comuni. Inoltre, la componente sociale verrebbe asservita a quella sanitaria e quindi, come del resto è stato sottolineato in Quarta Commissione, c'è il pericolo di una sanitarizzazione delle politiche sociali, che rischia di sminuire la partecipazione. Rischi che, per il consigliere d'opposizione, permangono nonostante la parziale riscrittura del ddl.

Claudio Cia, allargando il discorso, ha detto che la Giunta non ha un'idea chiara sulla sanità A partire dagli ospedali periferici per arrivare alle Rsa. Con bilanci che calano, il prossimo anno ci sarà un meno 250 milioni, ha ricordato, si deve fare economia. Però è grave che la scure cali soprattutto su scuola e sanità, mentre si finanziano ancora le bande. Anche il sistema sanitario trentino è in sofferenza in modo particolare per quanto riguarda il personale infermieristico. Insomma, secondo Cia è inutile continuare a fare norme quando non si riescono ad affrontare i gravi problemi che il personale e gli utenti vivono negli ospedali. La programmazione viene fatta soprattutto per ragioni politici, più che per raggiungere reali obiettivi nella sanità.

Simoni: i territori devono essere coinvolti. Non basta l'espressione di un parere.

Marino Simoni (PT) ha detto che il lavoro in Commissione ha reso più accettabile questo ddl. Il punto dolente è la sovrapposizione tra sanitario e sociale che mette quest'ultimo in una situazione di minoranza anche perché la sanità sta attraversando una fase di emergenza. Per quanto riguarda la partecipazione dei territori alla programmazione ha detto che non ci si può limitare a semplici pareri. Anche perché il sistema sanitario è collegato con ciò che si fa sul territorio. La vicenda sui punti nascita è emblematica a questo riguardo: se ci si ferma a piani di programmazioni legati agli ordini governativi o economici non si va da nessuna parte. Oggi non c'è più alcuna possibilità di portare la programmazione a livello delle comunità locali e con questo ddl si arriva ad una semplice richiesta di pareri che, alla fine, non cambieranno nulla. Invece, è la partecipazione delle comunità la leva maggiore per rendere flessibili questi piani.

Viola: rilanciare il ruolo di coordinamento e controllo dell'assessorato alla salute.

Walter Viola (PT) ha detto che in Italia quando si parla di programmazioni si parla di solito di fallimenti. La programmazione è stata sempre auspicata e quasi mai praticata. Il Piano sanitario ne è un esempio anche in Trentino.  E il ddl dell'assessore interviene in un settore dove ci sono state mole falle programmatorie ristabilendo le gerarchie degli interventi su un arco di tempo di 10 anni. Una riforma di queste proporzioni, secondo Viola, avrebbe richiesto tempi maggiori. Non si capisce perché, ha detto ancora, perché si è fatto un atto amministrativo per il piano sanitario prima della norma e quindi il Consiglio provinciale risulta l'ultimo ad essere ascoltato. Altro che centralità del Consiglio! Quella centralità, ha ricordato Viola, che Donata Borgonovo Re difensore civico, difendeva. Il metodo, secondo il consigliere di PT, non è stato fra i più corretti, sicuramente non si è rispettato il Consiglio, al punto che questo ddl rincorre scelte già fatte in Giunta. "Non è un bel modo di operare – ha detto – e soprattutto in sanità la rincorse di ciò che accade, a partire dalla rete ospedaliera, sono all'ordine del giorno per questa Giunta". Tutti gli auditi, inoltre, hanno sottolineato l'importanza della partecipazione e il modo di agire "renziano" dell'assessore e della Giunta lascia molto perplessi. Tra l'altro, ha aggiunto Viola, questo ddl ha avuto, in sede di audizioni, ed è un fatto raro, un coro unanime di critiche. Vero, e di questo il consigliere ha dato atto all'assessore, che alcune correzioni sono state fatte, dopo il lavoro in Commissione, ma permangono alcuni aspetti critici. Tra questi a chi spetta concretamente l'attuazione del piano e chi avrà il compito di controllo. L'assessorato alla salute, ad esempio ha detto Viola, dovrebbe incrementare il proprio ruolo di controllo sull'Azienda sanitaria. Un assessorato che deve essere rafforzato e non smantellato perché dovrebbe assumere quel ruolo di controllo e di governo dei soggetti che erogano servizi. Basti pensare al problema delle rette, sia nella sanità che nel sociale. Altro aspetto sottolineato da Viola e il sistema di valutazione dei soggetti che forniscono i servizi socio – sanitari. C'è poi la questione dei costi standard che in Alto Adige sta affrontando e che potrebbero aiutare la Pat a valutare. Il gruppo di PT, ha ricordato, ha presentato una trentina di emendamenti senza fini ostruzionistici ma per migliorare il testo.

Degasperi: bene che si pensi di abbandonare la finanza di progetto per il Not.

Filippo Degasperi (5 Stelle) ha esordito dicendo che parlare di sanità in Consiglio è un'occasione unica. Un terzo del bilancio, quella della sanità, è gestito dall'Azienda e la politica può incidere poco e pochissimo l'assemblea legislativa. Su mammografia la Giunta è andata avanti nonostante le prese di posizioni dell'Aula, ma più in generale non si è mai parlato di salute. Il ddl, ha aggiunto, ha obiettivi condivisibili ma ci si chiede perché fino ad oggi non si è lavorato partendo dalla programmazione che ora si mette nero su bianco. Inoltre, si depotenziano i territori, proprio mentre la Pat ha delegato le competenze sulla programmazione sociale si assiste ad un ritorno indietro. C'è, secondo Degasperi, la necessità di razionalizzare tutti gli organismi che interagiscono nel settore sociale e sanitario, invece va trovato spazio per gli utenti e per valorizzare l'aspetto politico della programmazione sanitaria coinvolgendo maggiormente il Consiglio. Sui punti nascita la logica della programmazione è stata completamente assente, sta solo in questo ddl ma nella realtà non c'è. Quando si è parlato dei rapporti tra gli ospedale di Trento e Rovereto, i punti nascita, il centro di Cinte Tesino, la programmazione non si è vista. Bene invece, per quanto riguarda il Not, che si stia ripensando al piano di progetto di finanza, ma anche questo mette in evidenza l'assenza di una programmazione. Così come non si è vista la partecipazione. Sul piano socio – sanitario, secondo Degasperi, con i soldi della Tav si potrebbe evitare di imporre ai cittadini altri sacrifici per una sanità che costa agli utenti già il 20% rispetto alla media nazionale.

Detomas: un ddl che va nella direzione giusta.

Giuseppe Detomas (Ual) è intervenuto come presidente della Quarta Commissione per sottolineare la bontà del lavoro che è stato fatto prima dell'arrivo del ddl in Aula. Nel merito per l'esponente ladino questo disegno di legge ha il pregio di insistere sulla programmazione e sul fatto che la salute non è solo fatta di prestazioni sanitarie. Inoltre, è importante il fatto che una comunità si riconosca in un progetto complessivo di salute. La direzione giusta per far fare un passo avanti ad un settore, quello sanitario, che rappresenta un terzo del bilancio della Pat.

Borgonovo Re: il piano della salute non è il piano sanitario.

Nella replica l'assessora Borgonovo Re ha detto che qui si sta discutendo dell'assetto legislativo per ordinare il rapporto tra diversi strumenti di programmazione. Si sta parlando di un piano decennale per la salute, una novità, che considera la salute come frutto dell'alleanza di tutte le realtà, che si dovrà integrare con la programmazione socio - sanitaria provinciale e gli strumenti già esistenti che non verranno travolti dal piano per la salute. La pianificazione delle Comunità e dei distretti sanitari non verrà toccata. Il piano, ha detto inoltre, non è scritto dalla Giunta, dall'Azienda, dall'assessorato ma da tutti i soggetti che già hanno lavorato per la programmazione territoriale.. Quindi, il rischio che si crei conflittualità tra piano salute e cuoiò che c'è già è presente ma verrà eliminato con la partecipazione. L'assessore ha detto che c'è un problema: nella legge del 2010 l'articolo 16 prevede il piano provinciale della salute ma nel ddl attuale si parla di qualcosa di diverso. Il piano previsto dalla legge 2010 parla di politica sanitaria e di offerta assistenziale. E' un piano che parte dai servizi. Il piano per la salute è un'altra cosa: parte dalle condizione delle persone e delle comunità. Questo piano deve chiedersi dal bambino all'anziano, qual è la domanda di salute. E queste domande si potranno trovare nell'ambiente, nella cultura, nel lavoro. Chi vigilerà su questo piano? Questo, ha detto l'assessora, è un problema reale. L'idea è di fare un tavolo interdipartimentale per iniziare a monitorare quello che già si sta facendo con un inconsapevole impatto sulla salute dei cittadini. L'esempio che ha fatto è quello delle ciclabili della Pat. Una scelta fatta anche per promuovere l'attività fisica ma che ha ricadute sul piano economica ma anche sulla salute. La scuola è un interlocutore importantissimo per il piano della salute ma non basta serve la rete, la comunità che educa e corregge. Il ruolo dell'assessorato alla salute e alla solidarietà sociale, ha affermato ancora, sarà quello di garante dell'attuazione del piano che è una cornice di riferimento che dovrà stare davanti anche agli amministratori. La costruzione di questo piano sarà capillarmente partecipata e anche per questo i cittadini non si lasceranno scippare di uno strumento per la loro salute. L'assessore ha ricordato che non è del tutto vero che non si sceglie di ammalarsi, perché lo stile di vita è decisivo anche per patologie come quelle oncologiche. La scommessa è quindi culturale e rientra appieno nella logica del piano per la salute.

No all'odg Borga sull'istituzione di un punto di primo intervento a Mezzolombardo.

Chiusa la discussione generale si è passati alla discussione dei sei odg. Il primo quello di Rodolfo Borga della Civica per impegnare la Giunta al rispetto del protocollo del 2010 che prevedeva di istituire un nuovo punto di primo intervento dal San Giovanni di Mezzolombardo. Un servizio che, ha ricordato, avrebbe un bacino di utenza di 30 mila persone e che aveva, prima della chiusura, 10 mila accessi all'anno. Trentamila persone, ha detto ancora, che ora vanno a Trento o più volentieri a Cles dove i tempi di attesa sono inferiori. Vero, ha detto Borga, che la Giunta ha dichiarato di non voler rispettare questo protocollo, ma si deve comunque chiedere se davvero non vale la pena dare una risposta a questi 10 mila utenti all'anno?

L'assessora ha risposto ricordando l'impugnazione al Tar della delibera di chiusura da parte dei Comune di Mezzolbardo. Ed ha aggiunto che la chiusura venne decisa dall'inadeguatezza del servizio. Ora la Giunta non può accogliere la proposta di Borga. Il protocollo non è più adeguato e Donata Borgonovo Re ha detto di essere nettamente contraria a investire 23 milioni per realizzare una struttura sull'ex San Giovanni. Ha affermato di non essere riuscita a fermare la scelta perché la procedura è andata troppo avanti ma, ha ricordato inoltre, che il cantiere è fermo e quindi si sta attendendo di capire cosa accadrà. Nel frattempo, ha continuato, l'impegno è quello di condividere in un tavolo quello che sarà necessario inserire nella nuova struttura sanitaria.

Borga ha replicato dicendo che i numeri per il punto di primo intervento non c'erano perché la struttura venne messa un una baracca ed era evidente che i dati calassero. Ma quando era nell'ex ospedale aveva 10 mila accessi. "Non si può parlare di piano della salute - ha detto in modo secco Borga - quando gli anziani devono attendere ore a Trento o a Cles. Basta parlare di tavoli! Se la Giunta ha promesso mari e monti e dopo le elezioni hanno scoperto che il mondo è cambiato, non possono pagare i cittadini! A Rovereto c'è un ospedale per 40 mila abitanti e a Mezzolombardo non c'è nulla. Il presidente ha fatto promesse elettorali e ora siamo qui a cianciare di tavoli di lavoro quando lì ci sarà un poliambulatorio".

L'odg Borga è stato respinto con 20 no e 10 sì.