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24/11/2014 - In aula o in commissione

Arte per i lavori pubblici, tetto a 20 mila euro

Dibattito in Quinta Commissione sugli articoli che riguardano cultura, scuola ed Europa

Arte per i lavori pubblici, tetto a 20 mila euro

Arte per i lavori pubblici, tetto a 20 mila euro

La Quinta Commissione ha discusso oggi degli articoli della Finanziaria che riguardano la scuola, la cultura e l'Europa. Uno dei punti più dibattuti è stato quello della modifica della legge 2 dell'83 sui lavori pubblici, la cosiddetta legge del 2% per le opere  d'arte. Al termine del dibattito il Presidente Rossi ha proposto la sostituzione delle percentuali, che nella prima scrittura dell'articolo erano state ridotte, con una tabella che prevede l'investimento in arte di 10 mila euro per le realizzazioni pubbliche che vanno dall'uno ai tre milioni di euro; 15 mila per quelle sopra i 5 milioni; ventimila per quelle di 10 milioni.

Anche la Provincia apre al crowdfunding per reperire finanziamenti privati.

La discussione degli articoli della finanziaria che interessano la Quinta Commissione sono partire dal 27, articolo che mira a favorire la collaborazione tra pubblico e privato anche nel reperimento delle risorse attraverso lo strumento del crowdfunding, il finanziamento collettivo. Mezzo milione di progetti in Europa sono finanziati così – ha ricordato il direttore generale della Pat, Paolo Nicoletti – e 50 fondi per la ricerca di investimento collettivo vengono promossi per mezzo di internet. In Italia il crowdfunding è un'attività nomata ed è soprattutto indirizzata verso star up operative. La Commissione europea, inoltre, a marzo ha avviato la promozione del crowdfunding. La Pat, ha detto ancora Nicoletti, può promuovere questo strumento costruendo piattaforme in Internet e potenziandolo con l'effetto leva con i finanziamenti propri.

Lucia Maestri (PD), presidente della Quinta Commissione, ha detto che l'articolo, così com'è scritto, salta il Consiglio a livello informativo. Ha chiesto, insomma, di avere la possibilità di avere periodiche informazioni alle commissioni. Almeno sulle linee guida che individuano i progetti di crowdfunding. Buona strada per Detomas (Ual), sperando che abbia successo. L'articolo è stato votato all'unanimità.

In sette anni lingue col metodo Clil in tutte le scuole.

L'articolo 53 parla del piano lingue e introduce la riduzione dei componenti dei consiglio scolastico. Giuseppe Detomas (Ual) ha chiesto la presenza, nell'organismo, di un presidente d'istituto e di un dirigente delle scuole di Fassa. Richiesta accettata dal presidente Rossi. Manuela Bottamedi ha detto che gli organi collegiali della scuola, che risalgono agli anni '70, vanno snelliti, resi più incisivi. Il Presidente ha detto che effettivamente questi organi sono farraginosi e servirà una riorganizzazione generale della rappresentanza nella scuola.

Sul trilinguismo Marino Simoni (PT) ha chiesto cosa sta succedendo per le lingue differenti dal tedesco e dall'inglese. Rossi, ha ricordato che la scelta della Giunta è di investire  molto sulle lingue, in particolare due: tedesco e inglese. Ciò non significa che nei licei linguistici, ha aggiunto, e nelle sperimentazioni s'insegnino altre lingue, nessuno vuole eliminare quelle opzionali. "Ma – ha ribadito con forza - si punta su due lingue che consentiranno ai nostri ragazzi di essere più competitivi nei confronti dei coetanei europei e altoatesini. Puntiamo su tedesco e inglese senza chiudere la porta alle altre lingue. Ma se si fa un piano lo si fa perché si vuole deve indirizzare e secondo la nostra scelta non si può sostituire lo spagnolo al tedesco".

In sette anni, ha aggiunto il Presidente della Giunta, dovremmo garantire la metodologia Clil in tutte le scuole, compreso l'asilo nido. Ciò comporta un investimento per formare personale, fare concorsi dove la conoscenza linguistica ha un peso; alzare la quota che ogni istituto può investire in insegnanti di madre lingua e ampliare anche il numero degli insegnanti. Quindi, ha aggiunto, si aprono nuove possibilità per i precari. Su questo, ha ricordato Rossi, è stato fatto un accordo col ministero sui metodi di insegnamento e le modalità concorsuali per evitare ricorsi.

Nel 2015 si parte con gli asili nido.

Il piano, ha ricordato la dirigente Ferrario, sul 2015 – 16 parte con la predisposizione degli interventi sugli asili nido; per quelle dell' infanzia 4 ore settimanali. Nelle elementari verranno stabilizzate le tre ore in terza. Mentre alle superiori, sempre nell'anno scolastico 2015 – 16 l'obiettivo è di fare almeno per il 50% di una materia in Clil. Duecento insegnanti verranno formati il prossimo anno e si insisterà sulla formazione didattica dei madre lingua. L'insegnante farà sia insegnate di lingue sia il Clil. L'obiettivo generale, ha ricordato Rossi, di garantire a tutti gli studenti e quindi a tutte le scuole i livelli minimi. Garantito questi ultimi, ma garantite anche le esperienze, diciamo così d'avanguardia già avviate, le scuole possono avviare nuove iniziative per sviluppare l'insegnamento linguistico.

Bottamedi, ha sottolineato la necessità, di una formazione didattica, oltre che linguistica, degli insegnanti Clil.

Per il trilinguismo 7 milioni all'anno. Più scambi tra i giovani trentini e sudtirolesi.

Qual è il costo? ha chiesto Detomas. Rossi ha risposto 7 milioni all'anno. Finanziamenti che vengono dai fondi europei. Altro capitolo toccato sull'articolo del trilinguismo in Quinta Commissione, il rapporto con Sudtirolo. Oggi, ha ricordato Rossi, rispetto al passato, c'è un'apertura maggiore e quindi gli scambi tra studenti trentini e sudtirolesi e del Tirolo austriaco vanno potenziati.

L'articolo 53 è stato votato con un solo astenuto.

L'articolo 54, articolo sul finanziamento delle scuole d'infanzia, che indirizza il metodo di finanziamento sui costi standard e i budget. Unanime il voto favorevole.

Opere d'arte, via il 2% si introduce la tabella.  

Sull'articolo 44, che ha l'obiettivo di modificare la cosiddetta legge del 2% delle opere pubbliche da destinare a opere d'arte, c'è stato un ampio dibattito. Maestri, che ha votato contro l'articolo com'era stato scritto in Terza Commissione, ha espresso la sua preoccupazione affermando che il taglio sulle opere d'arte poteva essere interpretato come un messaggio negativo. Si rischiava di arrivare al paradosso di una Commissione cultura che condivideva l'idea che l'arte, in buona sostanza, non serve a nulla. Detomas (posizione condivisa da Bottamedi, per la quale la legge del 2% non è capita) ha ricordato che in Trentino abbiamo tre istituti d'arte e sarebbe meglio dare 500 euro ai giovani piuttosto che ad artisti affermati.

Ma la finalità della legge del 2%, ha ricordato Lucia Maestri, è diversa da questo: era di difendere l'arte. Passamani (Upt) ha invece condiviso l'impostazione di Rossi perché effettivamente le spese per le opere d'arte sono troppo alte. Alle volte esagerate. Simoni ha ricordato che se in Italia siamo ricchi d'opere d'arte è perché la Chiesa e i principi hanno fatto un'opera di mecenatismo che oggi spetta al pubblico. Anche per questo, secondo il consigliere di Pt, va aperto un discorso sulla regia della Pat che, in base ad una logica e ad una scelta motivata, può decidere anche di investire un milione per comprare un'opera significativa. Quindi, ha aggiunto, non si possono disperdere soldi e energie, ma va fatto un piano in base al quale destinare risorse per le opere d'arte.

Rossi, alla fine della discussione, trovando una formula di compromesso, ha fatto una proposta che mantiene la ratio della legge dell'83, cioè l'aiuto pubblico all'arte, ma d'altra parte va nel senso de contenimento delle risorse. L'idea, che diverrà un emendamento, è di scrivere una tabella che veda una quota da riservare alle opere d'arte di 10 mila euro per le realizzazioni pubbliche che vanno dall'uno ai tre milioni di euro; 15 mila per le opere sopra i 5 milioni; ventimila per quelle di 10 milioni.

Con queste raccomandazioni l'articolo è stato votato con 5 sì e un'astensione.

Ricerca applicata delle aziende, niente esclusiva per il Trentino.

La discussione si è conclusa sull'articolo 57 sugli incentivi alle imprese, presentato dall'assessore Olivi. La modifica della legge 6 la quale afferma che i risultati della ricerca applicata non possono essere utilizzati anche per attività aziendali fuori dal Trentino. Norma, ha ricordato Olivi, in contrasto con direttive europee. Anche se, ha aggiunto, i contributi sulla ricerca applicata oggi vengono erogati in base ad accordi con le aziende che codificano i vincoli della ricaduta sul territorio delle applicazioni. Comunque, la legge, nel rispetto della normativa Ue, andava comunque cambiata.

L'articolo è stato votato con una sola astensione.