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24/10/2014 - In aula o in commissione

Circa 10.000 persone in Trentino rischiano la ludopatia. Al Sert 116 in trattamento

Le audizioni della quarta commissione per i disegni di legge di Viola e Plotegher

Circa 10.000 persone in Trentino rischiano la ludopatia. Al Sert 116 in trattamento

Tre documenti allegati

​​​​​Sarebbero circa 10.000 le persone a rischio nel Trentino per l'esposizione a giochi d'azzardo. Sono 116 i soggetti sottoposti a trattamento per dipendenza da gioco dal Sert, il Servizio che si occupa anche di questi problemi. I dati emergono da un'indagine presentata oggi dall'Osservatorio della salute della Provincia e dal dott. Lovaste del Sert alla quarta Commissione presieduta da Giuseppe Detomas, che ha raccolto il parere dei soggetti interessati ai due disegni di legge proposti da Walter Viola di Progetto Trentino e da Violetta Plotegher del Pd per introdurre nel nostro ordinamento interventi di prevenzione, contrasto e cura delle patologie dovute alla dipendenza da gioco. Disegni di legge che confluiranno in un testo unificato che mira a ridurre l'offerta delle slot machine nei pubblici esercizi, ma anche a scoraggiarne l'uso e ad premiare i pubblici esercizi dove l'offerta l'eccessiva frequentazione delle slot machine. Sono stati ascoltati l'Osservatorio della salute dell'assessorato alla sanità e alla solidarietà, il Sert, Confesercenti e Confcommercio e, per il Terzo Settore, l'associazione AMA (Auto Mutuo Aiuto).

Problema sottostimato. Pochi in grado di prestare aiuto.

Fateh Moghadam dell'Osservatorio della salute, centro attivo nell'ambito dell'assessorato provinciale competente, ha presentato un'indagine sul fenomeno del gioco d'azzardo e i rischi per la salute che possono derivare dalla dipendenza dalle slot machine. L'indagine è consistita nella somministrazione di un questionario di 15 domande ad un campione statisticamente significativo di 500 sorteggiate a caso dalla popolazione trentina di età compresa fra i 18 e i 69 anni. Dai risultati si evince che il 26% delle persone intervistate hanno avuto esperienze di gioco. Di queste, l'11%, pari a circa 10.000 soggetti può essere considerato a rischio. Le risposte rivelano inoltre che il gioco prevalente è il Gratta e vinci, seguito da Lotto/Superenalotto e dalle scommesse sportive, totocalcio e titip. Il 44% degli intervistati dichiara che saprebbe trovare aiuto per una persona con problemi legati al gioco. "Una percentuale piuttosto deludente" ha commentato Moghadam, secondo il quale comunque l'indagine mostra che nel Trentino il gioco a rischio non sembra un fenomeno particolarmente diffuso mentre la dipendenza di tipo patologico appare addirittura inesistente. Il ricercatore ha tuttavia segnalato che il problema è probabilmente sottostimato dagli intervistati perché autoriferito ed ha una bassa desiderabilità sociale. Per Moghadam i dati del rischio dovuto dal gioco sarebbero diversi se il monitoraggio del fenomeno riguardasse tutta la regione e, ancor più, il territorio nazionale e avesse una committenza forte come il dipartimento politiche antidroga del Ministero.

Il Sert: ogni paziente con ludopatia costa 1.180 euro all'anno.

Per il Sert, Lovaste ha presentato altri dati evidenziando come, mentre le persone che si sono avvicinate al gioco in Italia sono circa 15 milioni, nel Trentino arrivano a 262 mila. Si presume che questi soggetti siano stati anche esposti a conseguenze patologico. Lovaste ha ricordato che se nel 2007 il Sert ospitava 4 persone in trattamento per dipendenza da gioco, nel 2013 il loro numero è salito a 116. Di questi ultimi soggetti 34 sono seguiti anche in termini farmacologico per una sottostante patologia psichiatrica significativa rilevata, tale da richiede cure specifiche. Delle 116 persone seguite dal Sert, l'87% è formato da uomini adulti con un titolo di studio medio-basso (medie inferiori o superiori) e un lavoro. Il successo dei trattamenti, ha osservato Lovaste, si verifica nei due terzi dei casi. Altro dato importante: ciascun paziente con una diagnosi da ludopatia costa alla comunità trentina 1.180 euro all'anno, un po' più, quindi, di una persona sottoposta a trattamento perché assume sostanze stupefacenti.

Per Lovaste "un elemento da cui il gioco d'azzardo è molto influenzata è l'idea diffusa che la società ha di questa attività. Se si abbassa il livello di attenzione sociale – ha proseguito – aumentano l'accesso al gioco e con esso anche le ludopatie".

Quanto ai due ddl Lovaste ha espresso l'esigenza di sviluppare il monitoraggio del fenomeno, e ha suggerito di puntare alla riduzione dell'offerta delle slot machine se la Provincia vuole ridurre il numero dei giocatori.  Importante sarebbe anche misurare la diffusione dei giochi online, puntare fortemente sulla prevenzione, tassare dell'1 per cento i guadagni derivanti dalle slot machine, puntare sulla programmazione e il coordinamento degli interventi coinvolgendo i sindaci e le amministrazioni locali, e infine misurare l'efficacia degli interventi compiuti. Lovaste ha infine avvisato che il numero verde che i ddl propongono di istituire esiste già e si chiama "gioco responsabile". A questo numero nel 2013 si sono rivolte 39 persone dal Trentino, 12 delle quale sono entrate in contatto con i servizi. Un segnale che l'interesse e il bisogno esistono.

Confesercenti: non si multino i locali ma gli accompagnatori.

Sono poi intervenuti il presidente di Confesercenti del Trentino Massimiliano Peterlane e,  per Confcommercio, Ferruccio Veneri.

Del ddl 43 di Plotegher, Confesercenti ha criticato la proposta di prevedere disincentivi fiscali per i pubblici esercizi che offrono slot machine, la previsione di multare il proprietario di un'attività dotata di macchine da gioco. "Sarebbe più incisivo – ha proposto Peterlana – penalizzare invece il genitore o l'accompagnatore adulto del ragazzo che gioca". Infine Confesercenti non condivide la creazione di marchi o bollini per identificare gli esercizi senza slot, perché avrebbe scarso effetto e servirebbe solo a discriminare pubblicamente alcune attività rispetto ad altre.

Confcommercio: sbagliato puntare al proibizionismo.

Secondo Confcommercio, intervenuta con Ferruccio Veneri, non c'è né la necessità né l'urgenza di una legge in Trentino perché perché la materia è già disciplinata a livello nazionale dal decreto Balduzzi, mentre la Provincia dispone di una serie di provvedimenti normativi e finanziari. Tra questi vi è anche l'applicazione dell'aliquota massima Irap a carico dei proprietari dei locali in cui vi sono macchine da gioco. Veneri ha inoltre segnalato che il governo sta emanando un decreto delegato per attuare la legge delega fiscale del 23 maggio scorso, per l'introduzione di un testo unico sul gioco nel quale si individueranno misure valide in tutta Italia in materia di vincite, distanze, ecc. Inoltre per Confcommercio occorre tener conto che il gioco è lecito se avviene nel rispetto delle norme vigenti. Ma soprattutto in questo periodo di crisi per molti titolari di pubblici esercizi dalle macchinette dipende spesso la sopravvivenza delle loro attività. Veneri ha citato anche i 43 milioni di euro che grazie alle macchine da gioco sono entrati nelle casse provinciali dal 2006 ad oggi. Secondo Confcommercio bisognerebbe piuttosto disciplinare con legge altre forme di gioco molto diffuse come le scommesse. "A giudizio delle associazioni dei pubblici esercizi – ha proseguito – non è con un approccio proibizionistico che si riuscirà a limitare le patologie da gioco. Servirebbe piuttosto un'azione di carattere culturale e interventi sociali che riducano la miseria da cui il gioco d'azzardo è alimentato". La determinazione delle distanze minime dei giochi dai luoghi cosiddetti "sensibili" andrebbe lasciata alla Provincia e non ai singoli comuni. In ogni caso puntare sulle distanze non servirebbe come deterrente perché oggi si gioca anche con i telefonini.

No di Confcommercio anche prevedere l'assegnazione del marchio "slot free" ai locali senza slot perché risulterebbe ingiustamente denigratorio nei confronti di chi non vi aderisce.

Inaccettabile e discriminatorio sarebbe infine, per Veneri, escludere dai contributi provinciali i pubblici esercizi che offrono macchine da gioco, visto che esiste già l'applicazione dell'aliquota Irap massima a chi detiene slot machine. Venga piuttosto tolta l'Irap per coloro che non detengono le macchinette.

Le associazioni no profit: tutte le macchinette sono rischiose.

Sandra Venturelli e Miriam Vanzetta dell'associazione AMA (Auto Mutuo Aiuto) e Marino Pederiva dell'Associazione Occhio al Gioco, intervenuti anche per conto del Consolida e del Forum trentino delle associazioni familiari, hanno rilevato alcune criticità nell'impianto del ddl 6 dfi Viola. Secondo loro infatti il testo punta a contrastare solo il gioco illecito. La distinzione di questo dal gioco lecito per l'AMA è "relativamente inutile, perché il rischio della patologia c'è sempre". Anche la promozione del gioco lecito potrebbe causare dipendenze patologiche. Occorrerebbe quindi limitare il tempo di esposizione al gioco in generale. Come? Ad esempio rimuovendo la "quasi vincita" che crea l'illusione della ricompensa e induce quindi a giocare ancora. Positivo è invece nel ddl Viola il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati, della sanità e del sociale e delle forze dell'ordine.

Quanto al ddl 43 di Plotegher, per l'AMA l'impianto del provvedimento è valido e condivisibile perché punta molto sulla prevenzione", anche se con alcune proposte di modifica dell'articolato. Tra le altre, si suggerisce di ripartire equamente la quota erariale di entrate dell'1,5% della Provincia tra tutti i soggetti pubblici e del privato sociale con esperienza nell'ambito degli interventi riguardanti il gioco d'azzardo patologico.

Giocano anche bambini di 7 anni e i pensionati ultrasessantanovenni.


Le associazioni hanno anche discusso con i consiglieri Detomas e Plotegher dei dati emergenti dall'indagine presentata poco prima dall'Osservatorio della salute, da cui non emergerebbero dimensioni particolarmente preoccupanti di questo fenomeno nella nostra provincia. "Eppure – ha osservato Detomas – di questo problema si ha una percezione molto più elevata". Secondo l'associazione AMA il numero di chi gioca ed è a rischio in Trentino è molto maggiore rispetto ai 10.000 soggetti che risultano nella rilevazione effettuata dall'Osservatorio. Per due motivi: perché l'età delle persone intervistate esclude sia i giovanissimi (ci sono ragazzini che iniziano a giocare nei locali a 7 anni) che i pensionati con più di 69 anni; e in secondo luogo perché la consapevolezza della dipendenza personale dal gioco d'azzardo si sviluppa dopo parecchio tempo, e non è quindi diffusa nei giovani che ne sono vittime. Diverso il parere di Plotegher, secondo la quale la consapevolezza del problema c'è subito perché le macchinette rendono rapidamente poveri i giocatori. Preoccupa il fatto che ciascun giocatore dipendente o fortemente a rischio trascina nelle difficoltà diverse altre persone.

Allegati
Il documento con il parere dell'Associazione pubblici esercizi di Confcommercio
Il documento delle associazioni no profit che si occupano del rischio da gioco