A notte fonda nell'aula del Consiglio provinciale.Progetto Trentino vota a favore
Approvata la legge sulla “Buona Scuola” trentina
Dopo
oltre tre ore di dichiarazioni di voto, cinque giorni di discussioni
in aula e svariati tentativi di trovare con le sospensioni un accordo
che sbloccasse l'ostruzionismo delle opposizioni sugli emendamenti e
gli ordini del giorno, a mezzanotte e 35 minuti di domenica 12 giugno
il Consiglio provinciale ha approvato il disegno di legge 126
proposto dalla Giunta per recepire nell'ordinamento trentino la
normativa nazionale della cosiddetta “Buona Scuola”. I voti a
favore sono stati 22, compresi Viola e Simoni di Progetto Trentino,
8 i contrari mentre si è astenuto il solo Giovanazzi.
Le
dichiarazioni di voto.
Claudio
Cia del Gruppo misto, ha motivato il proprio “no” al ddl
soprattutto perché prevede la chiamata diretta dei docenti.
Permettere al dirigente di chiamare i docenti per acquisire alla
scuola insegnanti di livello qualitativo elevato, significa secondo
Cia “che il sistema dei concorsi non è evidentemente considerato
sufficiente”. Ma quel che è peggio è che in tal modo “si
introduce un rapporto clientelare tra Provincia, dirigenti e
docenti”. Per Cia, infatti, il docente chiamato che criticasse il
dirigente, potrebbe poi pagarne le conseguenze subendo un
trasferimento. Con questa norma (articolo 6) “si apre la strada ad
una scuola di regime” la cui priorità non sarebbero certo i
ragazzi. Cia ha spiegato che “l'arma dell'ostruzionismo non
poteva più essere usata, per non rischiare di veder imposta la legge
da delibere della Giunta”.
Per
Claudio Civettini di Civica Trentina questa non è una riforma
ma un'accozzaglia di norme che fallisce innanzitutto nei confronti
dei precari. Civettini ha ricordato che ieri “a Bolzano con un
ordine del giorno sono stati stabilizzati 250 docenti precari. Anche
qui potevamo risolvere questo problema. Molti docenti, inoltre,
avendo votato Pd, non hanno sentito il bisogno di tutelarsi da questa
proposta legge. Infine per il consigliere “si innescherà su questa
legge una serie di ricorsi”. Sarà importante per Civettini
un'attenta verifica dell'impatto di questa nuova disciplina sugli
studenti e sui docenti. “Il nostro voto negativo su questa legge è
scontato, ma questo per noi è un inizio – ha concluso – perché
ci impegniamo ad attivare tutti i processi necessari per migliorare
la situazione della scuola e soprattutto in vista di un'alternanza al
governo della Provincia”.
Secondo
Filippo Degasperi dei 5 stelle, contrario alla legge, “i
temi posti al centro di questa norma non sono mai stati posti al
vaglio dell'elettorato. I programmi delle forze politiche della
maggioranza non contengono nessuna delle novità introdotte da questo
ddl”. Riprendendo le audizioni, Degasperi ha ricordato che qualcuno
aveva indicato nell'Associazione 3L e nella Fondazione Rocca gli
ispiratori di questa legge”. Due entità, queste, interessate a
trasformare la scuola in un costruttore di lavoratori e non di liberi
cittadini. Le scelte formative devono infatti assecondare i
fabbisogni occupazionali delle imprese. In funzione di questo
serviva, secondo Degasperi, “un corpo docente più governabile e
docile”. La scuola disegnata da questa legge non deve avere le mani
legate nei confronti dei docenti contrastivi. Fra gli obiettivi
dichiarati c'è la volontà di premiare i docenti migliori, “ma non
si capisce migliori rispetto a cosa”. Non è chiaro quali
iniziative dovrebbero intraprendere i docenti non scelti per
diventare un giorno i preferiti dal dirigente. Ancora, Degasperi ha
lamentato l'assenza nella nuova legge di misure che permettano agli
studenti provenienti da famiglie con meno istruzione o più povere di
avere un successo scolastico oggi raramente raggiunto. “Rimandiamo
l'appuntamento all'abrogazione di questa legge scempio della scuola
trentina al 2018 e il M5s metterà la cancellazione di questa
normativa nel programma elettorale”.
Manuela
Bottamedi del Gruppo misto, ha spiegato le ragioni del proprio voto contrario.
Primo motivo: “nonostante il nostro ostruzionismo costruttivo,
questa legge non è frutto di una condivisione tra l'assessorato
all'istruzione della Provincia e il mondo della scuola. Le norme si
potevano migliorare dimostrando un minimo di coraggio come avvenuto a
Bolzano. Sugli insegnanti precari avremmo potuto creare l'albo dei
docenti previsto sia dalla legge Salvaterra sia dalla legge di
Renzi”. Seconda ragione del no: “questa legge non tiene conto che
la scuola non è un ambiente di lavoro come un altro, ma è un
ambiente educativo e di apprendimento. Come tale va governato da
regole particolari non assimilabili a quelle di altri ambienti di
lavoro. Una di queste regole sbagliate per la scuola previste dal ddl
è la chiamata diretta dei docenti perché inficia la trasparenza
nell'assunzione degli insegnanti garantita dalla graduatoria basata
sui titoli e l'anzianità di servizio. Si crea così un potere sul
docente che diventa un dipendente diretto del dirigente dalle cui
scelte dipende tutto. Si limitano così l'autonomia e la libertà
dell'insegnante”. Terzo motivo del no alla legge: “non si risolve
il problema della valutazione perché non si valorizza alcun merito
premiando i docenti dello staff dirigenziale che svolgono ore
aggiuntive oltre a quelle di insegnamento. Non si entra nel merito
della didattica più meritevole e vantaggiosa per gli studenti. E non
si prende esempio dalle esperienze più avanzate a livello europeo”.
Bottamedi ha infine rivendicato il risultato ottenuto sull'alternanza
scuola-lavoro, che sarà attuata in base alle scelte della Provincia
e non con il recepimento delle norme nazionali. Positivo è anche che
sia stata recepita la sua proposta di concordare con i sindacati le
modalità in base alle quali un docente sarà assegnato ad un
determinato ambito. La consigliera ha infine ricordato che nella
contrattazione collettiva sulla mobilità è scomparsa la chiamata
diretta. In questo caso il sindacato avrà la possibilità di
esercitare il proprio ruolo nel migliore dei modi.
Rodolfo
Borga (Civica Trentina). “Il mio giudizio negativo su questo
ddl – ha esordito – che si tratta di un'occasione perduta, perché
la maggioranza si è limitata a recepire parte degli elementi della
legge sulla Buona Scuola di Renzi, ma non ha colto l'occasione per un
miglioramento significativo. In particolare sul tema della
valutazione del merito dell'operato dei docenti, che oggi non esiste
in misura soddisfacente”. Legata a questo tema è la chiamata
diretta, sulla quale Borga ha ricordato di non aver avuto all'inizio
una posizione contraria, ma di aver poi cambiato idea dopo un
colloquio con alcuni insegnanti. Per il consigliere “sarebbe stato
meglio per Rossi sfidare le organizzazioni sindacali contrarie alla
valutazione del merito dei docenti ad individuare insieme una
soluzione adeguata. Strada certo non facile – questa – e in
salita, ma che il presidente avrebbe dovuto seguire”. Borga ha
ricordato di aver chiesto invano di dare un peso al voto di condotta
e di reintrodurre gli esami di riparazione. Anche su questi punti il
ddl è stata un'occasione perduta. Borga ha infine ricordato gli
emendamenti e gli ordini del giorno da lui proposti e approvati:
sulla possibilità di derogare dalla settimana corta: sullo studio
riguardante l'impatto dei media digitali. E sulla libertà lasciata a
tutti sui corsi dedicati alle azioni contro l'omofobia. Certo la
scuola deve anche preparare al lavoro, ma questo può avvenire non
insegnandoti i primi rudimenti di un certo lavoro, ma dandoti
capacità critica e di pensiero per poter lavorare in futuro.
“Occorre la consapevolezza dell'importanza che la scuola ha nella
formazione della classe dirigente di domani. Questo è un percorso
ineludibile che questa maggioranza e questa Giunta non hanno voluto
fare con questo ddl”.
Gianpiero
Passamani (UpT) ha motivato il voto favorevole del proprio gruppo
“perché il ddl 126 è l'ultimo atto di un percorso di riforma
complessiva del mondo della scuola trentina avviato con la forte
novità del progetto trilinguismo”. Il consigliere ha ricordato che
“questa normativa è figlia della legge Salvaterra”, aggiornata
non solo per recepire la legge nazionale ma anche per distinguere la
scuola trentina. Significativi sono stati anche gli emendamenti che
hanno migliorato il testo in aula salvaguardando le peculiarità
della scuola trentina. Di rilievo anche gli emendamenti e i sei
ordini del giorno proposti dall'UpT e approvati. Uno degli odg
impegna ad introdurre le tre giornate scolastiche da dedicare allo
sport il carnevale. Bene anche il recepimento della proposta dell'UpT
di lasciare alla scuola la possibilità di scegliere tra la settimana
corta o di sei giorni a seconda delle esigenze del singolo istituto.
Massimo
Fasanelli (Gruppo misto), nel preannunciare il suo “no” ha
criticato soprattutto il mancato ascolto delle critiche mosse al
testo dai soggetti ascoltati sul ddl. “Abbiamo cercato di apportare
delle modifiche per migliorare il testo e quantomeno alcuni risultati
li abbiamo raggiunti, ma non posso dire per questo di essere
soddisfatto”. Fasanelli ha detto di condividere un documento
sindacale che critica il ddl a proposito dell'autonomia scolastica e
del merito. “Questo ddl è costellato da continui rimandi alle
decisioni della Giunta provinciale, per cui l'autonomia della scuola
è perduta. La politica dovrebbe rimanere fuori della scuola, mentre
le leggi devono fare sintesi delle esigenze che emergono fuori da
quest'aula dai soggetti impegnati nella realtà di questo settore”.
Fasanelli ha infine negato che Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto aiuto
al centrodestra, “perché in realtà le organizzazioni sindacali
hanno chiesto aiuto a tutto il Consiglio ma solo il centrodestra ha
prestato ascolto alle loro istanze”.
Il
capogruppo del Patt Lorenzo Ossanna ha espresso il parere
positivo del partito perché la legge migliora la normativa
provinciale sulla scuola, grazie al presidente Rossi che ha ascoltato
tutti i consiglieri in aula. “La legge è stata partecipata – ha
aggiunto Ossanna – anche dalle opposizioni che hanno collaborato a
migliorare seriamente il testo pur non modificando l'impianto della
normativa”. Questa legge, secondo il consigliere, adatta la
normativa di Renzi al nostro terriorio. Opportuno per il Patt è
stato prevedere che il dirigente scolastico potrà sì scegliere gli
insegnanti ma in accordo con il collegio docenti e alla chiamata su
base territoriale. Bene anche la possibilità per certi istituti di
non ridurre la settimana scolastica a cinque giorni, il collegamento
scuola-lavoro. Positivo è stato l'accordo raggiunto anche sul tema
dell'omofobia nell'ambito scolastico.
Walter
Viola di Progetto Trentino ha motivato il voto favorevole al ddl
dicendosi però stupito “dalla grandissima attenzione dedicata in
questo dibattito ai docenti, mentre la scuola dovrebbe avere a cuore
innanzitutto i discenti, cioè gli studenti. Sembra quasi che il
problema della scuola sia l'organizzazione, siano i docenti,
dirigenti, la Provincia, i ministeri quando invece occorre pensare
all'impatto di tutto questo sui ragazzi, ai quali andrebbero rivolti
tutti gli investimenti”. Quanto alla valutazione va sottolineato,
per Viola, che Ocse Pisa e Invalsi dimostrano come la scuola trentina
sia in cima alle classifiche nazionali e anche rispetto al tanto
citato Alto Adige. “Bisogna quindi partire da questo dato
positivo”. In secondo luogo Viola ha ricordato che pur avendo
firmato per l'ostruzionismo “Progetto Trentino ha presentato pochi
emendamenti, i più importanti dei quali sono stati approvati. In
primo luogo per garantire che l'autonomia delle scuole non sia
ridotta a quella dei dirigenti. E che i dirigenti rispetto al
contesto nazionale gli argini in cui si muove questa figura rispetto
al resto d'Italia sono molto più forti. Si è passati da
un'autonomia dei dirigenti a un'autonomia degli istituti”. “Noi –
ha proseguito Viola – abbiamo un sistema del diritto allo studio
molto forte, un sistema paritario altrettanto rilevante e questa
norma dà più responsabilità agli istituti ad esempio sulla
formazione dei docenti, superando la logica del contributo a piè di
lista. La sfida alla libertà degli istituti oggi è di fondamentale
importanza”. Per Viola sul ddl “alcuni passi significativi sia in
Commissione che in aula sono stati fatti e alla fine il testo
rafforza l'autonomia provinciale”. “Per la prima volta siamo di
fronte ad una norma che sta in piedi significativamente rispetto al
contesto regionale e nazionale, migliorando alcuni aspetti importanti
del sistema scolastica avendo a cuore il merito e gli studenti”.
“Qui non ci sono né vincitori né vinti perché usciamo tutti
vittoriosi da questo lavoro”. Viola ha ricordato infine sulla
famiglia che l'ordine del giorno sull'omofobia condiviso questa
mattina in aula “è stato un passaggio fondamentale, affrontato in
maniera laica ma centrata”.
Giuseppe
Detomas (Ual), riprendendo la difficoltà della scuola trentina
di rappresentare un ascensore sociale, ha osservato che “il
problema oggi è culturale, perché la scuola fatica ad essere
percepita come strumento di emancipazione. I giovani non vedono in
essa un mezzo per affermarsi nella vita”. Vero è che questa
riforma è parziale, perché si limita a mettere a punto la normativa
provinciale recependo quella nazionale. Ma soprattutto introduce la
novità della valutazione dei soggetti che nella scuola operano.
Molti ministri hanno provato ad introdurre nel sistema elementi di
valutazione, “ma ci hanno lasciato le penne”. I”nsieme alla
valutazione c'è l'elemento della responsabilità. Troppo spesso si è
confusa la discrezionalità che significa fare scelte responsabili,
con l'arbitrio. Ma la discrezionalità non è arbitrio anche quando
si tocca la questione del reclutamento”. Per Detomas il disegno di
legge mostra il tentativo della nostra Provincia di realizzare il
possibile entro i limiti posti dalla normativa nazionale e
costituzionali. E' stato un bene allargare le maglie per il
reclutamento, anche se vi sono soggetti che hanno dedicato la loro
vita alla scuola e che vivono ancora in una situazione di precariato.
E di loro dovremo farci carico. La legge trentina sulla Buona Scuola
è una scommessa che ci permetterà di consegnare un sistema valido
ai ragazzi.
Maurizio
Fugatti di Lega Nord Trentino, nel motivare il voto contrario al
testo ha ricordato la mozione approvata il mese scorso sull'omofobia,
alla quale le minoranze hanno spostato la risposta all'esame di
questo ddl. “Forse – ha osservato Fugatti – se le minoranze
fossero uscite tutte dall'aula non saremmo stati qui a discutere di
questo argomento perché la maggioranza avrebbe ritirato quella
mozione”. Per il consigliere, il fatto di aver mantenuto in aula la
maggioranza provinciale per cinque giorni su questo tema è stato
significativo. Dal punto di vista politico il ddl sulla scuola è
importante e abbiamo lavorato non perché venisse ritirato ma per
provare a modificarlo. “Anche perché con il ritiro del ddl il
miglioramenti da noi ottenuti non ci sarebbero stati, perché le
stesse decisioni sarebbero finite in qualche delibera e nella
finanziaria”. Per Fugatti “il sindacato ha fatto il proprio
lavoro e i consiglieri anche, ed è sbagliato collegare questi
soggetti”. Sul merito di quanto è stato modificato del ddl in
aula, il consigliere ha elencato i principali risultati ottenuti,
dalla concertazione sugli ambiti territoriali attraverso il confronto
sui sindacati, all'anno di prova, dalla rotazione dei dirigenti,
all'alternanza scuola-lavoro “provinciale” e non disciplinata
delle norme nazionali. Sul tema dei precari, invece, secondo Fugatti,
occorreva più coraggio e la nostra autonomia, diversamente da quella
di Bolzano,k è stata sfruttata al 50 per cento. “Siamo anche
riusciti – ha concluso Fugatti – ad evitare che tutte le
decisioni attuative più importante fossero lasciate nelle mani della
Giunta provinciale prevedendo un passaggio nella Commissione
consiliare”.
Alessio
Manica del Pd ha ha ringraziato tutti coloro che hanno lavorato
sia in Commissione sia in aula. Questo è stato un lungo percorso e
un passaggio non isolato perché sulla scuola il Pd ha sviluppato una
riflessione importante per adattare questo mondo a quello della
società. “Bello”, per Manica, il lavoro dell'aula per migliorare
la norma visto che tutti si sono impegnati in una mediazione facendo
anche passi indietro: il Pd ha ritirato due ordini del giorno. A
Manica la partecipazione e il coinvolgimento non sono stati affatto
insufficienti nell'esame di questa norma. Anche dal punto di vista
dell'autonomia provinciale, per Manica alcune linee guida era giusto
che fossero rispettate”. Chiamata dei docenti: con questo strumento
si valorizza la responsabilità e si scommette sull'autonomia e la
responsabilità dell'istituzione scolastica, senza venire meno alla
trasparenza anche nel reclutamento. La richiesta di avere più
coraggio sulla valutazione trova in questo ddl comunque una scelta.
In quest'articolato il Pd si riconosce sulla valutazione, gli ambiti,
la chiamata, la settimana. Su tutti questi passaggi sono stati
inseriti dei limiti. La maggioranza si assume in pieno la
responsabilità di questo testo e ora seguirà nel corso degli anni
con attenzione l'impatto di queste norme sulla scuola trentina.
Manica ha concluso apprezzando il ritiro dell'ostruzionismo da parte
della minoranza. Il capogruppo del Pd ha preso le distanze da due
giudizi: che con questa legge la scuola trentina si avvia verso il
baratro; e che i docenti chiamati saranno controllati dai dirigenti.
Omofobia: “il Pd ha votato in modo compatto, convinti che quello
che prevede l'ordine del giorno approvato oggi non farà algro che
fugare definitivamente nelle nostre famiglie tante paure trasmesse
forse alla nostra comunità da un lungo dibattito in quest'aula.
Informazione e coinvolgimento delle famiglie fugherà tutte queste
paure. Ora vigileremo perché queste norme vadano nella direzione del
miglioramento del nostro sistema scolastico per correggere gli
effetti distorsivi che dovessero emergere.
Per
Giacomo Bezzi di Forza Italia “questa legge non guarda alle
future generazioni e passerà alla storia per gli aspetti negativi
che l maggioranza ha voluto mettere in questa legge. Questa non è la
legge che noi avremmo voluto veder approvare oggi. Avrei avuto
piacere di veder coinvolti tutti i soggetti attori interessati e non
solo gli attori del mondo della scuola. Perché la scuola non
appartiene solo ai docenti e ai sindacati ma a tutto il sistema
trentino. Mi sarei aspettato che lei presidente Rossi per fare del
modello della scuola trentina un modello alla svedese. In Svezia la
scuola nonostante la crisi economica non ha subito un calo di
risorse. Su questo modello mi sarei aspettato un dibattito con tutti
gli attori della società trentina. Noi su questa legge avevamo di
fronte due opzioni: alzare le barricate fino a farla saltare, ma
questo non è mai stato il nostro stile in questa legislatura.
Abbiamo scelto un'opposizione seria, dura, ma costruttiva. Siamo
riusciti così a modificare la legge. Non so se il bicchiere se il
bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto, sarà l'applicazione a
dimostrarle. Vedremo se questo sarà stato un compromesso al ribasso
o un miglioramento reso possibile dalla serietà con cui abbiamo
voluto confrontarci e migliorare questa legge. Abbiamo perso una
legge che guardasse alle generazioni future e non alle prossime
elezioni.
Il
presidente Rossi ha ricordato gli aspetti di contesto in cui la
legge si colloca. Rossi ha tranquillizzato Bezzi dichiarando “che
questa non è una legge in vista delle elezioni, perché se fosse
stato così questa legge sarebbe stata molto diversa, non avremmo
corso tutti questi rischi e non avremmo avuto la contrarietà di
buona parte degli insegnanti. Non abbiamo rincorso il consenso con
questa legge. Il modello svedese è uno dei paradigmi cui questa
legge si ispira. Anche le procedure di reclutamento in Svezia e in
Finlandia il reclutamento degli insegnanti avviene con la tanto
vituperata chiamata diretta. E dove il sistema scuola-lavoro è ai
massimi livelli. Fatico a capire allora perché noi staremmo andando
in una direzione che cannibalizza la nostra scuola. Non è vero
inoltre che il collegamento scuola-lavoro serva per soddisfare le
esigenze degli imprenditori. I bisogni occupazionali delle aziende se
non si incrociano con le aspettative delle persone è difficile che
trovino risposta. Certo che l'alternanza scuola-lavoro introdurrà
delle difficoltà ma questo è normale e necessario se la scuola deve
occuparsi di futuro e di ragazzi. Non può la scuola non essere
orientata alla novità e al cambiamento. La scuola trentina ha dato
fino ad oggi ottima prova di sé, ma anche dopo aver visto riforme
importanti. Ma ci ricordiamo le contrarietà suscitate a suo tempo
dalla legge Salvaterra. Non capisco tutta questa paura di
sperimentare cose nuove anche se difficili e faticose. Questa è una
riforma che lancia delle sfide. Che non sarà perfetta ma che ha come
termine di riferimento il futuro, l'innovazione. E non perché
l'abbiano prescritta Renzi o Giannini ma perché questi obiettivi
erano nel programma del centrosinistra autonomista. In questa
legislatura abbiamo scelto di non ridurre le risorse della scuola
trentina. Abbiamo affrontato avviato a soluzione il problema della
continuità didattica e stiamo spendendo 36 milioni di euro per la
formazione nella scuola. Abbiamo conciliato la qualità del servizio
scolastico con le richieste e le aspettative sul territorio,
arrivando ad avere anche qualche difficoltà con le comunità locali.
A riprova che non pensiamo certo alle elezioni. Abbiamo prima di
questa legge ottemperato a quanto previsto nel nostro programma:
stimare l'organico degli insegnanti in modo diverso, potenziandolo in
funzione delle nuove necessità col trilinguismo, scuola-lavoro, Bes,
tutor. Sono state già attuate centinaia di stabilizzazione e avremo
1600 insegnanti in tre anni che entreranno in ruolo nella scuola. Le
norme fondamentali dell'assunzione tramite concorso, l'autonomia
scolastica che si gioca nella responsabilità fortissima del
dirigente di provvedere alla chiamata dei docenti all'interno di un
ambito, il merito e la valutazione degli insegnanti, non erano solo
nella legge Renzi ma anche nel nostro programma.
Rossi
si è infine appellato ai sindacati chiedendo loro di non far mancare
alla Giunta stimoli e proposte di soluzioni applicative. Nelle
prossime settimane bisognerà lavorare rapidamente assieme per
definire i rinnovi contrattuali nel mondo della scuola. Le risorse
per questo non sono scarse: sono le più alte a livello nazionale e
occorre allora che siano utili a migliorare il sistema rispondendo a
un giusto diritto dei lavoratori anche a recuperare ciò che il
blocco dei contratti ha portato con sé. Dovremo lavorare anche per
l'inserimento delle persone che hanno superato il concorso e che
entreranno in ruolo attingendo alle graduatorie.
Rossi
ha infine ringraziato la Quinta Commissione in particolare, perché
le audizioni sono stati un luogo di approfondimento e miglioramento
del ddl. Il presidente ha precisato infine che la Giunta sarà
disponibile ad attuare in modo il più possibile condiviso questa
legge.
Il
presidente Dorigatti ha concluso la discussione sottolineando
come il clima dei lavori sia sempre stato positivo nonostante le
difficoltà rappresentate dai 13.424 emendamenti depositati e da più
di 40 ordini del giorno. “Sugli emendamenti ammissibili – ha
tenuto ad evidenziare – non c'è stato nessun trappolone”. E ha
infine ringraziato tutti i collaboratori che hanno permesso di
arrivare al termine dell'esame del provvedimento.
Ultimi
emendamenti accolti: ore opzionali nelle primarie ridotte da 4 a 2, e
rotazione dei dirigenti.
Prima
delle dichiarazioni di voto erano stati approvati gli ultimi tre
articoli del ddl 126. Da segnalare all'articolo 46 due emendamenti
approvati all'unanimità proposti da Manuela Bottamedi (Misto)
d'intesa con il presidente della Giunta Rossi. Con il primo le ore
opzionali facoltative nella scuola elementare primaria sono state
ridotte da 4 a 2 “per recuperare – ha spiegato Bottamedi – ore
curricolari obbligatorie”. Il secondo emendamento introduce la
rotazione dei dirigenti all'interno dell'istituto per limitarne lo
strapotere. “La rotazione – ha precisato la consigliera – c'è
già nella contrattazione collettiva, ma per la prima volta viene
codificata in legge. In pratica il dirigente avrà un contratto di
tre anni rinnovabili al massimo per due volte.