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29/06/2017 - In aula o in commissione

Mediocredito verso il Gruppo cassa centrale banca. Pro e contro

Le audizioni effettuate per tutto il giorno dalla Prima Commissione

Mediocredito verso il Gruppo cassa centrale banca. Pro e contro

In allegato i documenti distribuiti dai soggetti intervenuti

​​​​​Giornata di audizioni sul futuro del Mediocredito e del mondo bancario trentino in Prima commissione. Secondo Banca d'Italia le banche di credito cooperativo affrontano difficoltà come conseguenza del lavoro di supplenza, a favore delle piccole medie aziende, dei grandi gruppi bancari. Per il presidente del Mediocredito la dismissione delle quote di Provincia e Regione non sarebbe un problema, anzi. Il nodo è invece è il futuro della banca che  andrebbe legato alla nascita del nuovo gruppo bancario cooperativo. Nel pomeriggio si sono concluse con gli interventi del Coordinamento imprenditori, le cui associazioni aderenti sono sostanzialmente favorevoli all'operazione, delle organizzazioni sindacali, contrarie all'ipotesi di inserire Mediocredito nel nascente grande gruppo bancario cooperativo, e di Cassa del Trentino, secondo cui sarà Mediocredito ad avvantaggiarsi dell'operazione.

Lo spunto per la giornata di approfondimento sui temi del credito in Prima commissione, presieduta da Mattia Civico (PD) è venuto dalla delibera del 12 maggio sul riordino delle partecipazioni della Pat, in particolare in Mediocredito. In apertura dei lavori della mattinata si è tenuta l'audizione del direttore della filiale regionale della Banca d'Italia, il dottor Pierluigi Ruggiero che ha fatto il quadro della situazione economica del Trentino partendo dal recente rapporto redatto dai tecnici di piazza Vittoria. Rapporto che, ha ricordato, ha destato molto interesse come dimostra il gran numero di copie che sono state scaricate in dal sito della Banca d'Italia. Negli ultimi dieci anni, ha ricordato Ruggiero, l'economia trentina ha attraversato grandi difficoltà con un calo del pil del 2,4% nel periodo che va dal 2007 al 2015. Un dato in netto contrasto con la crescita, nello stesso periodo, del 7,6% del pil del vicino Sudtirolo. Nel 2016 anche per la nostra provincia c'è una lieve crescita, ma anche in questo caso nettamente inferiore a quella dell'Alto Adige. Una differenza, ha sottolineato, che va ricercata nella scarsa internazionalizzazione dell'industria trentina che ha, per contro, una grande dipendenza (il 13% delle aziende individua nel settore pubblico il cliente principale) dagli investimenti pubblici. Quindi, la capacità di competere a livello internazionale delle nostre aziende è limitata: basti pensare che dal 2005 al 2016 le esportazioni di prodotti trentini sono aumentate del 20% a fronte di un'espansione della domanda dei mercati di sbocco che è cresciuta del 40%. C'è, ha ricordato il direttore, per la parte positiva, una buona situazione rispetto al resto del Paese delle famiglie trentine e c'è una minore disparità sociale. I prestiti al settore privato in generale sono lievemente aumentati (0,8%) dopo una prolungata fase negativa iniziata nel 2012. Stabili i prestiti alle imprese, anche a seguito della stagnazione degli investimenti: va registrato un + 1,7% per le imprese con più di 20 addetti, mentre continua la flessione (- 3,8%) per le ditte di piccole dimensioni. In crescita (+1,9%) nel 2016 i crediti alle famiglie, spinti anche da un'ulteriore riduzione dei tassi d'interesse. In miglioramento anche la qualità del credito: le sofferenze si sono stabilizzate all'11,3% e l'incidenza dei crediti deteriorati sui prestiti a fine 2016 è arrivata al 20,5%. I depositi di conto corrente delle imprese  sono aumentati del 23%, un segnale di debolezza degli investimenti, e quelli dei residenti dell'11,5%.

Le banche presenti sono 60, otto in meno rispetto al dicembre 2015, un calo determinato dalle aggregazioni delle banche di credito cooperativo (Bcc). Negli ultimi 20 anni il sistema è cambiato, ha ricordato Ruggiero,  soprattutto a causa delle fusioni della Bcc, passate da 47 a 32 tra il 2007 e il 2017. Il direttore della filiale della Banca d'Italia nella sua dettagliata relazione ha affermato che va riconosciuto alle Bcc un ruolo di sostegno dell'economia locale, perché hanno supplito alle politiche di rientro dei grandi istituti privati. Un ruolo di supplenza che è andato a favore del territorio, ma che ha portato le Bcc a tassi di deterioramento del credito superiori alla media del sistema (il 23,6%, sei punti in più rispetto alle altre banche). Una situazione che ha pesato molto sulla redditività delle aziende al punto che l'utile lordo complessivo ha toccato i meno 100 milioni nel biennio 2014 – 2015. Nel 2016, però le rettifiche di valore sui crediti sono diminuite  e anche le perdite sono scese a 29 milioni, dati che stanno a dimostrare che la fase di pulizia dei bilanci si sta assestando.

In Trentino poche le crisi bancarie.

In generale gli sportelli sono diminuiti di un quinto, anche se i livelli di bancarizzazione del Trentino rimangono molto superiori al resto del Paese (79,6 sportelli ogni 100.000 abitanti, contro 48,6%) Gli occupati nel settore sono diminuiti del 12,7%, a seguito delle ristrutturazioni che hanno interessato gli istituti più grandi. La prevalenza del credito cooperativo rimane e copre il 50% del mercato contro il 10% a livello nazionale. La riforma del credito cooperativo, secondo il direttore della Banca d'Italia, va nella direzione giusta per affrontare le sfide del mercato. Tenendo presente che la territorialità, se gestita in modo sano, è un elemento di forza delle Bcc che però devono diventare più efficienti. Nel complesso, secondo il Ruggiero, la situazione trentina rimane buona: nonostante le difficoltà si sono avute poche crisi bancarie e c'è un rapporto sano tra clienti e banche, anche in virtù del tipo di rapporto tra clienti e banche di credito cooperativo. Per quanto riguarda la nascita del gruppo bancario Cassa centrale Banca secondo il direttore di importanza centrale è il contratto di coesione tra Bcc e la capogruppo che deve vedersi riconosciuti i poteri di controllo e coordinamento.

Rodolfo Borga (Civica Trentina) ha chiesto a Ruggiero quali siano le ragioni delle diverse evoluzioni del credito coop tra Trentino e Alto Adige e, sul Mediocredito, una valutazione sulla cessione delle quote della Pat e della Regione. Donata Borgonovo Re (Pd) ha chiesto perché la quota di credito maggiore alle aziende è nelle mani delle grandi banche. Walter Kaswalder (Misto) ha detto se il direttore concorda sul fatto che nelle Rurali ci sono problemi di governance e quindi se non sia il caso di imporre dei limiti di mandato per consiglieri e presidenti. Massimo Fasanelli ha chiesto un parere tecnico sulle dismissioni delle quote di Mediocredito. Mentre Maurizio Fugatti (Lega) ha chiesto, invece, notizie su Banca popolare di Vicenza e sul confronto tra Bolzano e Trento.

Gli altoatesini da "terzisti" per l'industria tedesca a giocatori in proprio sui nuovi mercati.

Il direttore ha detto che il sistema bancario altoatesino non ha snaturato la politica commerciale delle banche soprattutto perché c'è la presenza di altri operatori di credito che non appartengono al mondo cooperativo. In Trentino, dopo la vendita a grandi gruppi di Cassa di Risparmio e Banca di Trento e Bolzano,  le Bcc, con la crisi, sono rimaste hanno dovuto assumere un ruolo di supplenza. Solo nel 2013, anche attraverso la liquidità della Bce, i grandi gruppi sono tornati a fare impieghi, mentre le Bcc non avevano più le risorse, anche per il deterioramento dei crediti. La prevalenza del settore pubblico in Trentino secondo il direttore della filiale della Banca d'Italia non va visto negativamente, soprattutto in relazione a un sistema economico dove non ci sono grandi aziende. Non va dimenticato che anche l'Alto Adige c'è una forte presenza pubblica, ma un ruolo pesante ha la proiezione delle imprese sui mercati esteri al punto da raggiungere livelli percentuali affini a quelli della Lombardia. Per l'Alto Adige non c'è solo il mercato tedesco, cresce il peso anche dei nuovi mercati. Un risultato che, secondo Pierluigi Ruggiero, viene dal fatto che il tradizionale ruolo di "terzisti" per l'industria tedesca ha permesso a molte aziende altoatesine di fare il salto di qualità alla conquista di nuovi spazi nei mercati emergenti. Su Mediocredito, secondo il direttore, va tenuto presente che una capogruppo ben patrimonializzata, fornisce alle Bcc una sicurezza che gli permette loro di fare bene il loro ruolo di banche legate al territorio. Sui problemi di governance delle Bcc il direttore della Banca d'Italia ha detto che sono state introdotte nuove regole, sono stati ridotti i membri dei consigli di amministrazione e sono richieste competenze specifiche. Sulla Popolare di Vicenza, infine, in Trentino non ci sono segnali negativi.

Mediocredito, la presenza del capitale del pubblico non incide. La banca deve entrare nel Gruppo Cassa centrale

Seconda audizione quella del Presidente e del direttore del Mediocredito. Il Presidente Franco Senesi, ripercorrendo la storia dell'istituto nato come mezzo di supporto in gran parte pubblico alle medie imprese, ha affermato che il passaggio cruciale è avvenuto negli anni '90 con il passaggio a spa. Passaggio decisivo, al punto che tutti i Mediocredito italiani sparirono e diventarono parte dei grandi gruppi bancari. Il Mediocredito trentino scelse, invece, la strada del credito cooperativo: venne sollecitata Cassa centrale trentina e quella dell'Alto Adige ad entrare nel pacchetto azionario dell'istituto. Un ruolo del credito cooperativo decisivo, che è diventato il socio di maggioranza relativa col 36% investendo circa 35 milioni su 60 milioni di capitale. Mentre solo 10 milioni vengono dagli enti pubblici. Il credito cooperativo, ha detto ancora Senesi, è arrivato a questo livello di partecipazione acquistando quote di Unicredit, Cassa risparmio di Bolzano e della Raiffeissen landes bank di Salisburgo. C'è stato poi un allargamento del territorio di attività, aprendo a Treviso, Bologna, Brescia e Padova. Un'attività che salva Mediocredito, ha aggiunto Senesi, visto che oggi metà attività viene fatta fuori regione. In ambito regionale, ha detto ancora, si è assistito una forte ripresa di attività a Bolzano, rispetto alla stasi di Trento. L'avvento dei bail – in e l'introduzione delle norme sugli aiuti di Stato hanno cambiato il ruolo di Mediocredito perché la partecipazione pubblica è entrata in conflitto con la visione della Bce, un fatto che ha fatto precipitare il rating della banca. Non avendo una rete commerciale, ha spiegato ancora il presidente, la provvista a Mediocredito viene dalle obbligazioni acquistate dal mondo del credito cooperativo. Quindi, si è messo in evidenza che l'unica strada per la banca è quella di entrare in un grande gruppo e oggi sta nascendo un gruppo bancario attorno a Cassa centrale banca, con un centinaio di banche, che per Mediocrredito rappresenta una stagione che Senesi ha definito luminosa.

Donata Borgonovo Re ha chiesto qual è il ruolo che Mediocredito sta svolgendo nella nostra economia; Kaswalder ha sottolineato che il problema è la provvista che viene fatta dal credito cooperativo che finisce per aumentare i costi. Borga ha chiesto il volume di affari del Mediocredito in regione e se il ruolo dell'Istituto può rimanere anche dopo le dismissioni delle quote pubbliche. Senesi ha risposto affermando che il gruppo che sta nascendo vedrà ancora una presenza forte di società trentine e il Mediocredito entrerebbe in un'area corporate, portando in dote le professionalità maturate nel settore delle analisi del settore industriale. Sul piano delle attività, la banca, rivolta al mondo delle imprese inevitabilmente anche di fuori provincia, è virtuosa anche perché, ha sottolineato Senesi, ha poco immobiliare e anche per questo è al riparo dal problema dei crediti deteriorati che sono largamente inferiori (10%) alla media. Anche dal punto di vista dei bilanci, Mediocredito ha avuto solo il 2015 in negativo, e il rating è tra i più alti.

Marino Simoni (PT) ha chiesto come viene vista la dismissione dei soggetti pubblici e quali rapporti si prevedono col nuovo ruolo di Cassa centrale e, infine, quali possono essere le politiche pubbliche per ridurre il gap crescente con Bolzano. Senesi ha replicato affermando che, a suo parere, il Trentino ha perso il treno quando non ha scelto la via del bilinguismo. In Trentino, ha aggiunto, ci sono, comunque, eccellenze che fanno sentire gli effetti sulla società. La bolla edilizia, invece, ha creato condizioni di sostanziale arretratezza della struttura produttiva. In Alto Adige, ha aggiunto il direttore del Mediocredito, Diego Pelizzari, la struttura industriale somiglia più a quella lombarda e veneta e la bolla edilizia, che da noi ha creato una ricchezza "facile" che ha messo in difficoltà gli investimenti, è stata meno presente. Anche la scelta di  puntare su un turismo di qualità e meno sulle seconde case ha dato i suoi frutti.

Borga tornando sul Mediocredito ha chiesto una possibile valutazione del valore delle quote del pubblico. Una valutazione impossibile da fare, ha risposto il direttore, tenendo conto delle difficoltà del settore. Senesi ha detto che ciò che sta accadendo attorno a Cassa centrale, con 110 banche che danno fiducia a questo istituto, deve spingerci ad essere orgogliosi e ottimisti. Il pubblico in Mediocredito, ha infine affermato Senesi, oggi non incide. Ciò che conta invece sono le prospettive e la presenza di capitale pubblico non va a favore del rating.

Gruppo Cassa centrale banca, la Pat deve crederci.

Ultime audizioni della mattinata, quelle di Cassa centrale banca, Abi e Cooperazione. Per la Federazione delle coop, Cesare Cattani, ha espresso l'auspicio è che il Mediocredito mantenga le sue caratteristiche all'interno del nuovo gruppo bancario che sta nascendo. Stefano Uber di Cassa centrale banca ha detto che la variabile tempo è fondamentale: il nuovo gruppo bancario, che sarà tra i primi in Italia, ha già l'adesione formale di 110 banche e entro fine anno, per Banca d'Italia, dovrà decollare. La presenza di Mediocredito è ritenuta fondamentale per il bagaglio professionale e per il suo radicamento in Trentino. Borga ha chiesto quale sarà l'autonomia delle singole banche aderenti e se si ritiene che la governance del gruppo rimarrà a livello locale. Kaswalder, ricordando che il peso del Trentino nel nuovo gruppo sarà del 27%, ha chiesto se ci sarà un vincolo affinché la sede rimanga in Trentino. Uber ha risposto che la compagine societaria del Mediocredito non potrà rimanere come oggi, perché Cassa centrale dovrà salire al 51%. Sull'autonomia delle Bcc ha affermato che si tratta di una questione ancora aperta e si stanno studiando pesi e contrappesi nei contratti di inclusione. Comunque, lo schema generale è questo: le grandi strategie verranno definite a livello di gruppo, ma le Bcc rimarranno autonome. Un fatto essenziale, ha aggiunto, perché è decisiva la presenza territoriale delle Bcc. La sede legale, ha affermato,come si sta prevedendo nella stesura dello statuto, è Trento. Ci saranno 11 sedi territoriali proprio per rimanere vicini alle Bcc senza dover spostare la sede dal Trentino. Maurizio Fugatti (Lega) ha chiesto quale ruolo può avere la Pat in questo progetto. Stefano Uber ha risposto che se la Provincia dimostrerà di credere in questo progetto, anche mettendo risorse economiche, sarà un passo importante. Mattia Civico (PD) ha chiesto quali sono le proiezioni sulla ricaduta economica del nuovo gruppo bancario. Il responsabile degli affari generali di Cassa centrale banca ha detto che non è possibile fare una stima precisa, ma sarà comunque un impatto rilevante. Cattani, ha chiuso affermando che è indispensabile credere in questo progetto anche per trovare le strade per mantenere il peso delle Bcc trentine in questo grande gruppo bancario.

LE AUDIZIONI DEL POMERIGGIO.


 

Gli imprenditori chiedono che il Confidi garantisca le aziende in crescita.

Confindustria con Simone Caresia, delegato credito, si è espresso a favore della tempistica visto che la scadenza di questo passaggio è stata fissata a fine 2019. A suo avviso questo permetterà di definire bene il ruolo che Mediocredito potrà avere nel gruppo Cassa Centrale apportando se necessario qualche correttivo. La situazione del credito, ha aggiunto, vede oggi un eccesso di liquidità a favore delle aziende. Molto positivo è nella nostra provincia il fondo strategico, non a caso utilizzato sempre più dalle imprese.  Per Caresia se la Provincia non avrà più una presenza diretta nel credito come in passato, sarà importante che la politica assicuri un aiuto alle imprese tramite Confidi. E anche il fondo di rotazione è uno strumento indiretto di intervento introdotto in passato, ma che non ha ottenuto i risultati sperati a causa dei tassi di allora, potrebbe essere rivisto. Magari riducendone la complessità.

Il momento è propizio, secondo Confindustria, perché la politica e la pubblica amministrazione inizino ad occuparsi di uno dei problemi strutturali delle imprese trentine, costituito dalla capitalizzazione. Le industrie con fatturato dai 3 milioni di euro in su, hanno infatti spesso un capitale sociale che non supera i 50.000 euro. Per affrontare il problema la Provincia ha introdotto i crediti partecipativi, ma poi le imprese non riuscivano a restituire i capitali. Oggi serve uno strumento che stimoli le imprese a ricostruire il proprio capitale, senza cui è molto difficile l'accesso al credito. Ultimo problema rilevato dagli industriali nella richiesta di finanziamenti: il mondo del credito non considera le notevoli potenzialità di crescita in termini di innovazione e fatturato che un'impresa possiede, ma si basa sui dati storici dell'azienda. E questo ostacola il finanziamento. Su questo punto Confidi potrebbe garantire le aziende che vogliono svilupparsi perché abbiano la possibilità di trovare credito.

Confcommercio con Ferruccio Veneri giudica "ambizioso" il progetto di creare con l'uscita della Provincia da Mediocredito una banca territoriale di sistema per sostenere lo sviluppo delle imprese. Ambizioso perché in questi anni abbiamo assistito alla scomparsa delle banche territoriali, quasi tutte confluite in gruppi nazionali. Per Confcommercio questa e altre dismissioni dalle partecipazioni della Provincia a realtà economiche, dovrà avvenire con trasparenza, senza discriminazioni e spuntando le migliori condizioni possibili del mercato, in particolare a favore dei piccoli investitori.

Per Confesercenti, intervenuta con il vicepresidente Mauro Paissan, è condivisibile l'uscita della Provincia da Mediocredito, ma il passaggio va governato bene. Il punto è capire se con questo passo indietro della Provincia, le risorse risparmiate saranno oggetto di nuovi investimenti. La situazione di esubero di credito riguarda infatti solo le aziende che funzionano bene, mentre dalle piccole e micro-imprese, specialmente se si sono in difficoltà, emerge una forte domande di credito insoddisfatta. Confidi evidenzia il calo di richieste da parte di imprenditori privi dei parametri per l'accesso al credito. Per questo la Provincia dovrebbe mettere Confidi nelle condizioni di essere un po' meno rigido nella valutazione puramente tecnica delle richieste. Occorre che la Provincia renda Confidi uno strumento per aiutare anche le piccole imprese.

Per l'Associazione artigiani, rappresentata da Luca Martinelli occorre sapere e accertarsi soprattutto se chi vorrà acquisire le quote di Mediocredito dismesse dalla Provincia darà importanza alla banca territoriale.

Rispondendo a una domanda di Borga, di Civica Trentina, sulla capacità dimostrata finora da Mediocredito di esercitare una funzione utile e mirata a sostenere lo sviluppo delle aziende, Caresia di Conbfindustria ha evidenziato che Mediocredito è stato uno strumento importante solo per aziende di una certa taglia. Per le altre no.

I sindacati a favore della banca territoriale, propongono l'azionariato popolare.

La Commissione ha poi ascoltato le organizzazioni sindacali. Per la Uil, Walter Alotti, ha ricordato che proprio oggi la Corte dei Conti si è espressa sulla questione di Mediocredito sollecitando la Provincia a dar corso alla vendita annunciata. Per Alotti sarebbe sbagliato far confluire Mediocredito, come sembra volere la Provincia, nel calderone del nuovo grande gruppo del credito cooperativo. Sarebbe invece preferibile promuovere un azionariato popolare che favorisca la permanenza di una banca nel nostro territorio. Oggi infatti, ha ricordato Alotti, le casse rurali sono permanentemente in perdita e non producono alcun "ritorno" nel circuito economico del Trentino, a causa dell'accumularsi di risparmi sui conti correnti. Oggi si potrebbero indurre i risparmiatori trentini ad acquistare le quote di Mediocredito dismesse dall'ente pubblico, per dar vita ad un istituto territoriale nel quale i cittadini della nostra provinciale diventino loro stessi imprenditori bancari, dando un contributo al circuito del credito locale.

D'accordo con questa posizione anche Patrizia Amico, responsabile del settore credito della Cisl. Mettendo sul mercato le quote di Mediocredito, ha suggerito, occorrerebbe che la Provincia promuovesse una forte operazione informativa rivolta ai cittadini per indirizzarli in questo senso. Visto che le quote della Provincia andranno cedute, bisognerà a suo avviso prestare molta attenzione alle ricadute sui lavoratori. Si tratta di capire "come" queste azioni saranno vendute e quale sarà il nuovo proprietario.

Per la Fisac Cgil, Stefano Guolo ha evidenziato che quella Mediocredito sarà una partita cruciale per il nuovo gruppo bancario della cooperazione, dove l'istituto potrà svolgere una funzione di sostegno alle imprese. A questo scopo occorrerà però valorizzare le professionalità esistenti, a differenza di quanto è accaduto in alcuni grandi gruppi.

Borga ha ricordato che, diversamente da quel che si pensa, la cessione di Mediocredito da parte della Provincia non è un affatto un obbligo. Simoni (PT) ha citato in tal senso una dichiarazione del direttore della Banca d'Italia, secondo cui l'ente pubblico non è affatto tenuto a cedere le proprie quote negli istituti di credito. E ha messo in guardia dal rischio che con l'operazione di vendita si perda completamente il controllo di Mediocredito. Secondo Alotti difficilmente con il tempo il nuovo raggruppamento nazionale del credito cooperativo manterrà un forte aggancio con il Trentino. A suo avviso "qualche imprenditore dovrebbe tentare di mantenere una banca locale nel nostro territorio per dare risposte alle famiglie e soprattutto alle piccole imprese".

Donata Borgonovo Re (Pd) ha osservato che l'ipotesi di un azionariato popolare è molto attrattiva "ma – ha ricordato – l'unica esperienza di questo tipo realizzata nel Trentino è costituita dalla Tassullo, azienda che ha dimostrato una debolezza sostanziale".

Per Alotti gli imprenditori trentini sono totalmente genuflessi agli interessi della Provincia. Molto pochi rischiano con la loro impresa, visto che non reinvestono neppure gli utili degli ultimi anni, restando sempre in attesa delle agevolazioni della Provincia.

Cassa del Trentino. Per Andreaus Mediocredito potrebbe diventare una corporate.

Per Cassa del Trentino il vicepresidente Michele Andreaus ha segnalato la volontà largamente condivisa di dismettere le varie partecipazioni detenute da questa società della Provincia, perché poco attinenti con il suo compito. Partecipazioni, ha ricordato, in A22, quest'anno già ridotte, in Isa, che le riacquisterà, in Banca Etica, in Paros, e in Impregis, che ha già avviato un percorso che porterà alla liquidazione della società.

Sollecitato da Civico, Andreaus ha osservato che Mediocredito ha sofferto negli ultimi anni di un mancato posizionamento strategico. Era partecipato dal movimento cooperativo che però non ha saputo fare sistema. Quindi Mediocredito si è spostato alla periferia dell'arena del credito locale andando a fare operazioni prevalentemente fuori regione, in Lombardia e Veneto, per oltre il 50%.  Ora il percorso avviato con la sua confluenza nel gruppo cooperativo, potrebbe permettere a Mediocredito di diventare una banca corporate, che quindi lavora con le imprese, ma con un bacino molto più ampio di quello della regione. Se gestito bene, dunque, questo passaggio potrebbe rappresentare una buona opportunità non solo per Mediocredito ma per tutto il Trentino. Certo i numeri trentini nel credito cooperativo sono minori rispetto al resto del gruppo nazionale. Da ciò potrebbe emergere una difficoltà nella governance. La vera partita secondo Andreaus si giocherà si gioca sulla qualità delle persone che il Trentino metterà in campo. In questo scenario strumenti come il fondo strategico potrebbero rivelarsi molto preziosi, andando nella direzione giusta per occupare lo spazio nei rapporti con le imprese che verrà lasciato libero dalle banche. E della gestione dei fondi strategici potrebbe occuparsi proprio Mediocredito.

A una domanda di Borga Andreaus ha risposto che la scelta dell'ente pubblico di rimanere o no in Mediocredito "è politica", anche se Mediocredito dovrebbe comunque essere ricapitalizzata per dotarla delle risorse necessarie al progetto perseguito.

Rispondendo infine a Fugatti il vicepresidente di Cassa del Trentino ha detto che dell'entrata nel nuovo gruppo bancario cooperativo sarebbe Mediocredito a trarre il maggior beneficio, perché il gruppo potrebbe fare anche a meno di Mediocredito, mentre Mediocredito diventerebbe probabilmente la divisione corporate del gruppo nascente. Si tratta allora per Andreaus o di cavalcare questo percorso dando un futuro solido a Mediocredito, oppure di navigare in un mercato del credito sempre più piccolo dove risulterebbe molto poco appetibile.

Rispondendo infine a una domanda di Simoni, il vicepresidente di Cassa del Trentino ha evidenziato che lo spazio nel mercato del credito è molto ristretto se la dimensione di Mediocredito rimane regionale.

Su proposta del presidente Civico, la Prima Commissione preparerà un rapporto su queste audizioni per il Consiglio provinciale.

 (In allegato anche il testo inviato dal Consiglio delle autonomie locali, che non è intervenuto alle audizioni)


 

Allegati
Il documento della Banca d'Italia
Il documento di Confcommercio
Il documento della Uil
Il documento del Consiglio delle autonomie locali