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01/06/2017 - In aula o in commissione

Un “memoriale” dedicato ai caduti della Grande Guerra: spunta l’ipotesi Castel Dante

Dalle audizioni della V Commissione sul ddl proposto da Baratter

Un “memoriale” dedicato ai caduti della Grande Guerra: spunta l’ipotesi Castel Dante

Testo allegato

Un “memoriale” dedicato ai caduti della Grande Guerra: spunta l’ipotesi Castel Dante

​​Potrà essere il sacrario di Castel Dante uno dei "luoghi della memoria" in cui ricordare, uno per uno, i soldati trentini caduti nella Grande Guerra. L'ipotesi è emersa oggi dalle audizioni promosse dalla Quinta Commissione, presieduta da Lucia Maestri, in merito al disegno di legge 151 proposto da Lorenzo Baratter (gruppo misto) e altri consiglieri del Patt, per valorizzare la memoria dei caduti trentini della prima guerra mondiale. La Commissione si è poi espressa a favore della posizione assunta dalla Giunta provinciale su due direttive proposte dal Parlamento europeo: la prima per la conciliazione lavoro-famiglia, la seconda per un maggior consumo di energia derivante da fonti rinnovabili. Su proposta di Gianpiero Passamani (Upt), la Quinta Commissione ha osservato un minuto di silenzio per ricordare il consigliere Giovanni Battista Lenzi, scomparso esattamente otto anni fa, proprio nella sala di palazzo Trentini a lui intitolata.

Ferrandi (museo storico trentino): ddl giusto, ma difficile ricordare i civili.

Il primo ad essere ascoltato sul ddl di Baratter è stato il direttore della Fondazione museo storico del Trentino Giuseppe Ferrandi. A suo avviso il provvedimento risponde alla più generale esigenza di ricordare le ricadute della Grande Guerra con una strumentazione adeguata. Ferrandi ha segnalato che alcune delle iniziative previste dal ddl sono già state avviate mentre altre impostate in passato si possono perfezionare. Come nel caso della ricerca e dei progetti sviluppati dal Museo della Guerra di Rovereto per arrivare a definire l'elenco completo dei caduti. Per il direttore sarebbe importante anche tener conto dei 110.000 profughi trentini che la prima guerra mondiale costrinse ad andarsene dalla loro terra quando la provincia aveva 310.000 abitanti registrati nel censimento del 2011. A questi 110.000 profughi, 30.000 dei quali spostati nel regno d'Italia, vanno aggiunti i 60.000 che hanno vestito la divisa militare austroungarica.

Poi si tratterebbe di capire, ha proseguito il direttore della Fondazione Museo Storico, se si possono considerare "caduti" della Grande Guerra anche i civili deceduti in quel periodo a causa delle malattie e dell'esilio, come le vittime della "spagnola". Sarebbe quindi opportuno, secondo Ferrandi, precisare alcuni elementi terminologici del disegno di legge. Se ci si concentra, infatti, sul tema di caduti militari, i dati sono già disponibili grazie alle ricerche svolte, mentre risulterebbe molto più difficile costruire una banca dati completa sui profughi.

Quanto all'istituzione di un "memoriale", altra proposta contenuta nel ddl di Baratter, il direttore della Fondazione museo storico del Trentino ha osservato che per perseguire questo obiettivo occorre promuovere uno stretto rapporto di collaborazione con la struttura del ministero della difesa che si occupa delle onoranze funebri. Ancora, a proposito della norma del ddl che affida alla Giunta l'individuazione di una "giornata del ricordo" dedicata ai caduti trentini della Grande Guerra, Ferrandi ha osservato che già molte sono le ricorrenze di questo tipo. Come quella del 10 febbraio per ricordare le vittime delle foibe. Aggiungerne un'altra potrebbe creare confusione. Forse sarebbe opportuna una giornata per sensibilizzare sulla portata e l'eredità della Grande Guerra in Trentino. Difficile però individuare una data adatta, perché la Giunta dovrebbe scegliere il primo agosto del 1914, data che impedirebbero il coinvolgimento delle scuole al pari della giornata dell'autonomia del 5 settembre. Bisognerebbe fissare la data in novembre per ricordare la conclusione cent'anni fa della prima guerra mondiale. Ma allora il rischio è un'eccessiva vicinanza o di una contrapposizione, assolutamente da evitare, con la giornata del 4 novembre, dedicata ai caduti per la patria.

Rispondendo a una sollecitazione di Lucia Maestri (Pd) a proposito del luogo della memoria dei caduti della Grande Guerra, altra scelta che il ddl affida alla Giunta, Ferrandi ha sottolineato che sarebbe giusto ricordare i 12.000 trentini che comberono con la divisa austroungarica, non con una semplice lapide ma individuando un luogo simbolicamente forte di sepoltura di un gran numero di soldati. E il luogo più significativo da questo punto di vista è senza dubbio il sacrario di Castel Dante, sulla collina di Rovereto. Questo monumento imponente, infatti, è già meta di pellegrinaggi e non ospita solo i resti dei soldati italiani ma anche un gran numero di caduti con la divisa austroungarica, provenienti dalle nazioni europee allora soggette all'impero di Vienna. Un luogo quindi esiste già e richiama la memoria di caduti appartenenti a parti diverse. In quel contesto secondo Ferrandi si potrebbe collocare il ricordo dei caduti trentini. Tanto più che in tal modo, ha concluso il direttore, la Repubblica italiana esprimerebbe un importante riconoscimento nei confronti dei trentini e degli italiani che all'epoca vestivano la divisa dell'impero austroungarico.

Museo della Guerra di Rovereto: serve una memoria inclusiva.

Per il Museo Storico Italiano della Grande Guerra di Rovereto e la Rete Trentino Grande Guerra, sono poi intervenuti il presidente Alberto Miorandi e il provveditore Camillo Zadra. Miorandi ha manifestato una condivisione di massima nei confronti del ddl di Baratter, data l'importanza di ricordare degnamente, 100 anni dopo, i caduti e le vittime di quell'immane evento bellico. Ha poi soffermato l'attenzione sul "Memoriale" previsto dal testo del consigliere, che elenchi i caduti civili e militari. Premesso che è assolutamente giusto che la memoria di queste persone sia conservata e rinnovata, secondo il presidente occorre evitare la moltiplicazione di "luoghi" specificamente dedicati a questo ricordo. Sarebbe meglio a suo avviso prevedere un luogo "inclusivo", che raccolga e concentri i riferimenti a tutti i caduti. Miorandi ha segnalato che per quanto riguarda gli aspetti bellici e le conseguenze direttamente riconducibili alla Grande Guerra, le ricerche e le pubblicazioni sono già molte. Qualche perplessità c'è invece, ha osservato, sui caduti civili durante il primo conflitto mondiale, "perché è difficile stabilire una data d'inizio e una fine, introducendo delle distinzioni". Su questi morti sarebbe difficile promuovere una memoria inclusiva e non divisiva. "Questo non vuol dire – ha precisato il presidente del museo roveretano – che non si possano ricordare tutte le persone decedute per ragioni connesse alla guerra, anche se non vengono indicate nominativamente. Altra osservazione: un'unica banca della memoria prevista dal ddl nella quale coinvolgere tutti, sembra una forzatura, mentre merita di essere stimolato lo studio e l'impegno nella ricerca anche a livello di volontariato. Apprezzabile è per Miorandi anche la proposta di istituire una giornata del ricordo delle vittime militari e civili, purché non esaurisca il tema in un unico momento ma stimoli l'approfondimento continuo.

Camillo Zadra ha ricordato che la ricerca diffusa e collettiva è alimentata e coordinata da anni dal Museo della Guerra di Rovereto. E ha osservato che oggi il web consente di concentrare le informazioni in unico punto accessibile a tutti ovunque, salvaguardando tuttavia la specificità e la titolarità della ricerca. La massa di dati raccolti da più soggetti possono confluire, una volta filtrati, in un sito che raccolga anche immagini altrimenti visibili a pochi in vari luoghi fisici. Quanto alla Giornata del ricordo dei caduti trentini e delle vittime civili, per Zadra potrebbe essere l'occasione per pensare a ciò che un conflitto bellico produce e lascia dietro di sé. Vi sono istituzioni e associazioni che su questo punto lavorano da tempo e la "Giornata" dedicata potrebbe diventare il momento in cui presentare il risultato del lavoro di tutti questi soggetti, favorendo la crescita di una volontà e di una politica di pace nel nostro tempo.

Sollecitato da Maestri ad esprimersi sulla possibilità indicata da Ferrandi di localizzare a Castel Dante un luogo della memoria del primo conflitto mondiale, Miorandi ha condiviso l'idea perché il sacrario di Rovereto permetterebbe di ricordare i caduti in maniera inclusiva, agganciando anche chi mori combattendo per l'impero austroungarico. Oltre alla disponibilità manifestata per questo progetto dalla Provincia, il presidente ha svelato che vi sono state aperture in questa direzione anche da parte del ministero della difesa, proprietario del compendio di Castel Dante.

Baratter: i luoghi della memoria potrebbero essere due.

Baratter ha ringraziato il Museo della Guerra di Rovereto, "che studia da molto tempo la memoria della Grande Guerra, anche riferendosi ai caduti trenini con la divisa austroungarica". Al di là dell'iniziativa specifica, secondo Baratter questo ddl è l'occasione per valorizzare entro il 2018 l'opera di riscoperta della storia e la ricerca svolta sulla memoria da varie istituzioni, a partire dal Museo della Guerra. Si potrebbe a suo avviso ragionare positivamente su due luoghi della memoria distinti, uno dedicato ai 12.000 soldati caduti già censiti e provenienti da tutta Europa (vedi http://www1.trentinocultura.net/portal/server.pt/community/tcu_caduti_-_home/310), l'altro riservato ai profughi. Pur omettendo i nomi dei civili, si tratta di immaginare quel luogo come un "punto di restituzione" di quella tragedia ai trentini: "questo – ha osservato Baratter – sarebbe un bel segnale di civiltà che il Trentino potrebbe dare". Infine la Giornata del ricordo dovrà essere a suo avviso "un momento non esclusivo ma uno stimolo per riflettere su quel conflitto e sulle disastrose conseguenze della guerra".

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Si ai progetti "europei" della Giunta per conciliare lavoro e vita familiare e sviluppare l'utilizzo di energie rinnovabili.

Con quattro voti favorevoli della maggioranza e i due di astensione espressi da Viola e Zanon di Progetto Trentino, la Quinta Commissione presieduta da Lucia Maestri ha condiviso la posizione adottata dalla Giunta provinciale in merito a due direttive proposte dal Parlamento europeo e dal Consiglio: la prima sulla conciliazione tra attività professionale e vita familiare dei genitori che lavorano fuori casa; la seconda sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili.

Positivi i risultati della sperimentazione del Family Audit.

Per illustrare le politiche sviluppate dalla Provincia a favore dell'armonizzazione famiglia-lavoro, è intervenuto il dirigente del settore, Luciano Malfer, che ha presentato i risultati di una sperimentazione realizzata in Italia coinvolgendo 190 aziende, 100 delle quali in Trentino, e interessando circa 70.000 persone tra management e dipendenti. In sostanza Malfer ha riassunto l'esperienza avviata nel 2008 del Family Audit, progetto proposto dalla Provincia ad organizzazioni pubbliche e private, associazioni e imprese che si rendono volontariamente disponibili ad adottare un "piano aziendale" orientato alla flessibilità degli orari di lavoro del personale. Scommettendo sulla possibilità di migliorare sia il benessere dei dipendenti sia il valore economico dell'attività. Scommessa che si è rivelata vincente, visti gli effetti positivi prodotti ad esempio in termini di riduzione dell'assenteismo e delle ore di straordinario che per le aziende rappresentano un costo. A curare la certificazione Family Audit e l'assegnazione del relativo marchio è l'Agenzia provinciale per la famiglia, che oltre alla flessibilità degli orari tiene conto delle iniziative promosse nelle aziende per il telelavoro, l'interscambiabilità del personale, l'utilizzo di strumenti operativi da remoto. La misura del piano aziendale che ha ottenuto più successo nell'ottica della flessibilità è stata la banca delle ore, che ha agevolato in particolare l'occupazione femminile e il lavoro delle donne impegnate a gestire i bambini piccoli, favorendo la natalità. Notevole anche la crescita registrata nel telelavoro.

Rispondendo a una domanda di Maestri (Pd), Malfer ha sottolineato come questo processo di cambiamento vantaggioso per i dipendenti e i datori di lavoro non si possa imporre ma dipenda dalla convinzione del management della singola azienda. Ha anche ricordato che in Germania le aziende certificate sono 6.000. Sulla base dell'esperienza maturata in Trentino e in Italia questo strumento potrà ora essere adottato anche a livello europeo, prevedendo meccanismi premianti per enti ed imprese che adottano le misure Family Friendly. A Viola, che ha chiesto se, a fronte del costo di 6.000 euro da sostenere per aderire al progetto Family Audit, che viene considerato anche un requisito importante per valutare un'organizzazione, sono previste agevolazioni per i soggetti del Terzo Settore, Malfer ha risposto che queste risorse sono necessarie per pagare i consulenti che si occupano del processo di costruzione e valutazione del Family Audit e che non sono previste distinzioni per le onlus. Esiste però  la possibilità che l'Agenzia del lavoro abbatta fino all'80% i costi per le consulenze aziendali.

Energie da fonti rinnovabili in Trentino: idroelettrico e biomassa legnosa.

Fabio Berlanda, dirigente provinciale dell'Agenzia per le risorse idriche, ha poi illustrato alla Commissione l'impegno portato avanti dalla Provincia per ridurre l'inquinamento e sviluppare l'utilizzo delle energie derivanti da fonti rinnovabili. Rispetto ai programmi europei il Trentino ha già raggiunto e superato gli obiettivi che gli organismi comunitari hanno chiesto di raggiungere nel 2020 e negli anni successivi. Berlanda ha ricordato che la principale fonte rinnovabile del Trentino è costituita dall'energia idroelettrica, la cui produzione è tale da consentirne l'esportazione fuori provincia. Questo non significa, ha spiegato il dirigente, che la Provincia non garantisca la salvaguardia dei corsi d'acqua come impongono le normative europee, grazie a procedure di valutazione ambientale e di screening. Berlanda ha aggiunto che la seconda fonte rinnovabile per il Trentino, anche se di minore rilevanza, è la biomassa legnosa. Il bosco è infatti una fonte rinnovabile perché si può coltivare. Tuttavia si sa che bruciare biomassa produce polveri sottili che l'Europa impone di ridurre. Al riguardo il dirigente ha ricordato però che vi sono modalità di utilizzo della biomassa legnosa tali da permettere una combustione tecnologicamente avanzata, riducendo al minimo la produzione di polveri sottili. "Il riconoscimento qualitativo delle biomasse prodotte in Trentino è legato a certificazioni che dovrebbero essere considerate più che sufficienti e compatibili con la nuova direttiva europea". Con queste due osservazioni della Giunta la Quinta Commissione ha approvato la direttiva europea

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La relazione di Baratter