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24/05/2017 - In aula o in commissione

Sì all'intesa per il 2017 tra Provincia e Università e al ddl che facilita la mobilità dei docenti

Dalla Quinta Commissione, che proporrà una mozione per agevolare l'acquisto dei libri di testo

Sì all'intesa per il 2017 tra Provincia e Università e al ddl che facilita la mobilità dei docenti

La sede della facoltà di ingegneria a Trento

​Tre i temi trattati nel pomeriggio dalla Quinta Commissione presieduta da Lucia Maestri (Pd). In primo luogo l'organismo consiliare ha dato il via libera – con l'astensione di Progetto Trentino – all'intesa tra la Provincia e l'Università per il 2017 proposta dalla Giunta con l'assessora Ferrari. Poi ha approvato, sempre con quattro voti a favore e due di astensione di Viola e Simoni (PT), il disegno di legge firmato dal presidente Rossi, che con una deroga riduce anche per l'anno scolastico 2017-2018 da cinque a tre gli anni di lavoro sulla base dei quale i docenti possono chiedere il trasferimento fuori Provincia. Sul provvedimento, che l'aula consiliare esaminerà con procedura d'urgenza ai primi di giugno per adeguare la legge provinciale alla normativa nazionale, gli unici dubbi sono emersi dalla presidente dell'Associazione nazionale dirigenti, secondo cui in tal modo si ridurrà la disponibilità di docenti nelle scuole con il rischio di aumentare ulteriormente il numero dei precari. Infine la Commissione ha ascoltato il presidente della Consulta provinciale degli studenti, che ha proposto l'introduzione di un vaucher da riservare alle famiglie meno abbienti e agli studenti meritevoli per agevolare l'acquisto dei libri di testo nel triennio delle superiori. Su proposta di Maestri la Quinta Commissione predisporrà una mozione che solleciti la Giunta ad individuare una possibile risposta a questo bisogno.

L'ASSESSORA FERRARI DIFENDE L'UTILITÀ DELLA DELEGA SULL'UNIVERSITÀ. PER VIOLA, INVECE, LA PROVINCIA SI È RIDOTTA AL RUOLO DI UFFICIALE PAGATORE.

Con i 4 voti a favore della maggioranza e 2 di astensione (Viola e Simoni di Progetto Trentino), la Quinta Commissione presieduta da Lucia Maestri (Pd) si è espressa oggi a favore della scheda di intesa proposta dalla Giunta attraverso una delibera per il 2017, tra la Provincia e l'Università di Trento. L'intesa deriva dalla delega ottenuta dalla Provincia sull'Università e garantisce il concorso al perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e il rispetto del patto di stabilità interno.

Nell'illustrare lo schema del patto di stabilità della Provincia con l'Università, l'assessora Sara Ferrari ha ricordato che l'impianto dell'intesa per quest'anno rimane pressoché invariato rispetto. I vincoli previsti per l'Ateneo sono riferiti in particolare all'indebitamento, all'assunzione di personale e al contenimento della spesa. In particolare, il 40% della spesa per il personale dovrà servire all'assunzione di nuovi docenti. Le assunzioni a tempo determinato saranno invece escluse dai vincoli.

Secondo Lucia Maestri (Pd) è opportuno riflettere su tre punti fondamentali nel rapporto Università-Provincia, in vista sia della prossima finanziaria sia delle strategie future. Innanzitutto va giustificato il senso della delega provinciale sulll'Università. Maestri ha ricordato che il prof. Pascucci ha chiesto se la delega sull'università ha portato un di più o di meno alla Provincia. Secondo tema: i rapporti con lo Stato. Nonostante il fondo di incentivazione previsto dalla norma di attuazione, è sembrato che l'università di Trento non abbia beneficiato delle premialità previste per altri Atenei. Terzo problema: il credito di 200 milioni di euro vantato dall'Università nei confronti della Provincia. Si sa dalla stampa che esiste un piano di rientro ma la domanda per Maestri è: questo mancato finanziamento compromette i piani di reclutamento e le spese? A suo avviso sarebbe bene che a corollario dell'accordo la Giunta chiarisse questo punto, di cui la Quinta Commissione è istituzionalmente chiamata ad occuparsi.

L'assessora Ferrari ha risposto che la competenza della Provincia sull'Università è sicuramente un "di più", un valore aggiunto, nel senso che ogni anno l'atto di indirizzo con l'Ateneo allinea le strategie dei due enti accomunati dallo stesso territorio. Ne è un esempio il Centro che con la Fondazione Mach si occupa di agricoltura, ambiente, alimentazione a San Michele, nato grazie all'intesa tra Università e FEM. Il Centro, mettendo in sinergia l'Università con il CiBio e la FEM, ha consentito di trasferire dall'Ateneo di Udine a San Michele la laurea in viticoltura ed enologia che prima gli studenti potevano acquisire solo a Udine. Quanto all'annosa questione dei rapporti con lo Stato in merito alla distribuzione del fondo di incentivazione nazionali, Ferrari ha ricordato che 'Università aveva presentato e poi ritirato un ricorso, e che proprio oggi è all'esame della commissione bilancio della Camera un emendamento per risolvere il problema. Se non passasse interverrà la Commissione dei 12 per dare all'Università di Trento certezza sugli incentivi che potrà ricevere dallo Stato. In realtà, ha concluso Ferrari, i 2 milioni di euro di fondi statali mancanti, sono arrivati all'Ateneo di Trento attraverso altri canali. Il problema è che occorre la sicurezza di questo diritto. Infine sul debito della Provincia con l'Università, l'assessora ha segnalato l'esistenza di un piano preciso già concordato per l'erogazione di gran parte delle risorse da quest'anno. 

Per Walter Viola di Progetto Trentino "occorre chiedersi se la delega avuta dalla Provincia sull'Università ha reso qualcosa o no". E ha ricordato che anche prima di avere la delega già dipendevano dalla Provincia sia il diritto allo studio nell'Ateneo sia l'edilizia universitaria. Bisogna tener conto che nonostante la delega l'inquadramento dei docenti e i corsi di laurea restano di competenza statale. Occorre allora chiedersi se questa delega abbia un valore e se sia opportuna o meno. Altrimenti il rischio è che la Provincia sia solo un ufficiale pagatore. Quanto al credito vantato dall'Università verso la Provincia, qualcosa per Viola non funziona. I casi a suo avviso sono due: o all'inizio la Provincia aveva promesso troppo all'Università; oppure l'Ateneo dovrebbe essere fallito. Si tratta allora di chiarire di cosa abbia bisogno l'Università. L'attività dell'Ateneo, infatti, non è stata compressa né si è ricorsi all'indebitamento. Forse l'Università ha attinto a risorse proprie, ma siamo proprio sicuri che l'Ateneo abbia davvero bisogno di ricevere tutte queste risorse dalla Provincia?

Secondo l'assessora Ferrari, che ha apprezzato le domande di Viola, bisognerebbe dedicare un ragionamento più approfondito a questo tema, per capire che la delega sull'Università ha davvero giovato al Trentino. Ferrari ha perciò proposto un incontro della Quinta Commissione con il Rettore dell'Università per sviluppare un ragionamento più ampio e più serio, che non si riduca alle sole cifre. E per capire se vi sono margini di miglioramento anche sul piano finanziario nel rapporto Provincia-Università. L'assessora ha anche ricordato che domani sera è in programma la dodicesima serata per la presentazione del piano di accumulo, misura approvata nel dicembre scorso per sostenere le famiglie e ridurre il calo degli studenti trentini che dopo le superiori si iscrivono all'Università. Il piano di accumulo è un incentivo pubblico grazie al quale se entro il 31 agosto le famiglie versano una cifra compresa tra i 600 e i 2.000 euro, riceveranno subito una premialità per agevolare il proseguimento degli studi.

La funzionaria Pedron ha precisato che il credito di 200 milioni di euro vantato dall'Università è destinato e a ridursi fino ad estinguersi, tant'è vero che già quest'anno l'Ateneo riceverà dalla Provincia circa 120 milioni di euro.

D'intesa tra l'assessore, Viola e Maestri, si è deciso di dedicare una delle prossime sedute della Quinta Commissione al tema dei rapporti con l'Università, per chiarire quali vantaggi trae la Provincia da questa delega e ascoltare anche il Rettore.

ANCHE NEL 2017-2018 AI DOCENTI BASTERANNO TRE ANNI DI LAVORO IN TRENTINO PER POTER CHIEDERE IL TRASFERIMENTO.

A seguire la Commissione ha approvato con 4 voti favorevoli e due di astensione espressi da Viola e Simoni di Progetto Trentino anche il disegno di di legge n. 196 "Modificazione dell'articolo 50 della legge provinciale 20 giugno 2016, n. 10 (Modificazioni della legge provinciale sulla scuola 2006), relativamente alla mobilità del personale docente" proposto dal Presidente della Provincia Rossi.

Maestri ha ricordato che il ddl è formato da due articoli e che per ragioni di urgenza l'entrata in vigore della normativa è prevista a partire dal giorno dopo la sua approvazione in Consiglio provinciale.

Livio Degasperi, dell'ufficio supporto giuridico del dipartimento della conoscenza, ha spiegato che il ddl prosegue l'applicazione di una norma già introdotta con la legge 10 del 2016, che prevedeva già per questo anno scolastico la possibile uscita dei docenti dopo tre anni di servizio svolti in Trentino. Il ddl propone di reiterare di un altro anno l'applicazione di questa norma per consentire al pari che nel resto d'Italia la mobilità dei docenti dopo i tre anni e non dopo i cinque anni. Questo tenuto conto che proprio in questi giorni sono in corso le domande dei docenti per la mobilità.

Su richiesta di Maestri, Degasperi ha ricordato che l'anno scorso i docenti delle secondarie di primo e secondo grado che hanno chiesto il trasferimento sono stati 20. Si tratta peraltro di docenti che già insegnavano fuori del Trentino grazie ad altri istituti legati alla famiglia, che permettono l'avvicinamento a casa. Per le superiori gli insegnanti in mobilità quest'anno erano una decina, quindi l'impatto sulla continuità didattica nei confronti degli studenti è molto limitata.

Giovanni Ceschi della Uil Scuola ha confermato che il numero dei docenti interessati a questa deroga al vincolo dei 5 anni è molto limitato. Inoltre si tratta di docenti che già ora non lavorano in Trentino anche a prescindere da questo vincolo. Nel merito Uil Scuola condivide l'opportunità di estendere la deroga anche al prossimo anno scolastico, anche per allineare il Trentino al beneficio dei tre anni previsto dalla normativa nazionale. Si tratta solo di capire se non sia opportuno introdurre questa norma nella legge stabilmente e in modo strutturale, evitando di rinnovare la deroga ogni anno.

Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola (ANP).

Per l'Associazione nazionale dirigenti, la presidente, Alessandra Pasini, ha espresso qualche perplessità perché la riduzione dell'obbligo di lavoro in Trentino da 5 a 3 anni, estesa anche al 2017-2018, rischia di sguarnire ulteriormente le scuole specie negli istituti nuovi. Questo costringerà gli istituti a ricorrere alla terza fascia e ad aumentare quindi la precarizzazione dei docenti. Occorrerebbe evitare una grave perdita di personale insegnante e i dirigenti scolastici sono preoccupati per questa prospettiva.

Maestri ha ricordato che in base alla riforma della Buona Scuola vi è l'intenzione di stabilizzare i docenti con la prossima finanziaria. Inoltre se a livello nazionale si apre una partirà di questo tipo, non si può non tenerne conto.

Pasini ha replicato negando che a livello nazionale sia in vista una stabilizzazione dei precari. Per ora si tratta solo di intenzioni. A suo avviso nella nostra Provincia è probabile che non accada nulla. Il problema della stabilizzazione rimane, ma occorre anche non produrre altro precariato e questo disegno di legge rischia  di causare proprio questo. I docenti che vengono in Trentino hanno alcuni privilegi e forse a fronte di questo si potrebbe chiedere qualcosa in più.

Per Chiara Avanzo (Patt) i 20 docenti interessati alla mobilità prevista con questa norma sono davvero pochi. "Me ne aspettavo almeno un centinaio ma così non è giustificato nessun allarme.".

Scheda del disegno di legge 196.

Il disegno di legge 196 proposto dal presidente della Giunta Ugo Rossi, che sarà esaminato con procedura d'urgenza prima dalla Quinta Commissione e poi in aula dal Consiglio provinciale nella seduta del 6,7 e 8 giugno, prevede che anche per l'anno scolastico 2017/18 il personale docente non potrà trasferirsi fuori dal Trentino prima di aver lavorato nelle scuole della Provincia per tre anni anziché cinque. La stessa deroga era stata prevista nel giugno 2016 per l'anno scolastico in corso (2016/17) dalla legge provinciale 10 introdotta nel giugno dell'anno scorso. Ora si rende necessario prorogare la disposizione per adeguare la normativa trentina a quella nazionale. Il testo ha due articoli: il primo modifica la legge provinciale 10 del 20 giugno 2016, estendendo la deroga anche all'anno scolastico 2017/2018; il secondo, data l'urgenza di adottare il disegno di legge in quanto l'istruttoria del procedimento di mobilità nazionale dei docenti si conclude il 9 giugno 2017, prevede che la legge entri in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione.

LA CONSULTA DEGLI STUDENTI CHIEDE UN VOUCHER PER I LIBRI DI TESTO NEL TRIENNIO DEGLI ISTITUTI SECONDARI DI II GRADO.

Per la Consulta provinciale degli studenti, il presidente Stefano Auriemma, accompagnato dall'insegnante referente Alessandro Gallo, ha sottolineato l'esigenza di favorire il completamento del quinquennio delle superiori fino al raggiungimento della maturità anche se l'obbligo scolastico è fermo a 16 anni anche dando supporto alle famiglie per l'acquisto dei libri di testo nel triennio conclusivo. Del vaucher provinciale avrebbero diritto solo i nuclei che rientrino nell'Icef o nell'Isee ed esclusivamente nella spesa per i libri di testo, che arriva fino a 300 euro all'anno. Del bonus dovrebbero inoltre beneficiare solo gli studenti meritevoli e non gravati da debiti formativi.

Il dirigente Roberto Ceccato ha fornito informazioni dal punto di vista tecnico, ricordando che il diritto allo studio è disciplinato dalla legge provinciale 5 del 2006 sulla scuola e già prevede anche il comodato d'uso dei libri di testo esteso fino ai primi due anni delle superiori. Attualmente, ha spiegato, la norma non contempla vaucher, ma con i necessari approfondimenti sull'impatto finanziario di un intervento del genere potrebbe consentire l'utilizzo dell'assegno unico cui la Provincia sta pensando. Assegno unico che potrebbe eventualmente comprendere, oltre che varie misure di sostegno per il diritto allo studio, anche un aiuto alle famiglie per i libri di testo nel triennio delle superiori, dal momento che la spesa può arrivare a 1.000 euro. I ragazzi interessati, ha concluso, sono circa 12.000 e un Icef medio interesserebbe la metà.

Secondo Lucia Maestri (Pd) la Quinta Commissione potrebbe farsi carico di elaborare una mozione di indirizzo da concordare con la Consulta degli studenti e poi sottoporre alla Giunta per avviare una procedura orientata nella direzione più opportuna. 

Marino Simoni (Progetto Trentino) ha riconosciuto che il problema esiste e che la sollecitazione che arriva dalla Consulta degli studenti è importante e va tenuta presente. La soluzione potrebbe essere l'assegno unico.