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23/06/2016 - In aula o in commissione

Tutti d'accordo con la doppia preferenza di genere, solo gli artigiani ne chiedono tre

Le consultazione della Prima Commissione sul disegno di legge di Maestri e Avanzo

Tutti d'accordo con la doppia preferenza di genere, solo gli artigiani ne chiedono tre

Sì alla fusione di Tecnofin Trentina e Trentino Sviluppo

Tutti d'accordo con la doppia preferenza di genere, solo gli artigiani ne chiedono tre

​Largamente favorevoli all'introduzione della doppia preferenza di genere nel sistema elettorale del Trentino, i soggetti ascoltati oggi pomeriggio dalla Prima Commissione presieduta da Mattia Civico. Le consultazioni erano dedicate ai disegni di legge 18 proposto da Lucia Maestri e Violetta Plotegher del Pd, da Chiara Avanzo del Patt oltre che da Civico, Manica e Zeni del Pd, e il ddl 23 di Giacomo Bezzi di Forza Italia). L'obiettivo del testo di Maestri è la modifica della legge elettorale della Provincia introducendo tre novità: l'obbligo per i partiti di presentare liste di candidati per metà donne e per metà uomini alternando i generi; la doppia preferenza di genere, cioè la possibilità di votare per non più di due nomi purché si tratti di persone di sesso diverso, pena l'annullamento del voto; e infine una comunicazione politica radio-televisiva che garantisca la partecipazione attiva delle presenze femminili nella misura minima del 50%. Solo l'Associazione artigiani con il presidente De Laurentis si è espressa per il mantenimento della possibilità di dare tre preferenze, pur senza negare l'opportunità di prevedere almeno una preferenza per persone di sesso diverso dalle altre. L'esame del ddl 18 in Prima Commissione proseguirà fino al voto il 20 luglio.

CPO: con un sistema elettorale paritario, più donne nelle istituzioni.

Simonetta Fedrizzi ha manifestato la piena soddisfazione della e il parere completamente favorevole della Commissione pari opportunità da lei presieduta. La Commissione pari opportunità ha promosso da tempo momenti di studio, sensibilizzazione e approfondimento a favore della democrazia paritaria e di una riforma della legge elettorale trentina.

Con la Carta della democrazia paritaria, documento sottoscritto da 35 soggetti della società civile, recentemente presentata anche ai presidenti del Consiglio Dorigatti e della Prima Commissione Mattia Civico, questo sforzo della CPO ha compiuto un grosso passo aventi. Bene quindi che la politica abbia elaborato un testo di legge in linea con quello chiesto dalla società civile: non solo associazioni femminili da sempre impegnati per i diritti delle donne, ma anche parti sociali, associazioni di categoria, ordini professionali e attori del mondo del volontariato. Evidente è la scarsa presenza delle donne nei luogi 

Nonostante le donne in Trentino siano il 51% della popolazione, la Provincia ha visto solo 14 consigliere provinciali elette. Oggi la presenza femminile in Consiglio provinciale arriva al 17%. Una situazione che, ha sottolineato Fedrizzi, è in contrasto con gli articoli 51 della Costituzione e 47 dello Statuto regionale di autonomia e causa un grave deficit democratico e di competenze, a danno dell'intera collettività. L'ordinamento giuridico di molte regioni d'Italia a statuto ordinario ha già introdotto il sistema della doppia preferenza di genere sia per i consigli regionali sia in molti consigli comunali. La novità ha prodotto un aumento del numero di donne elette: laddove si è votato con la doppia preferenza di genere si è arrivati a circa al 37% del numero di consiglieri donne nei consigli comunali. I processi decisionali migliorano quando ad essi concorrono anche le donne. Una democrazia più vitale e compiuta ha bisogno di luoghi di potere in cui le donne siano più e meglio rappresentate. A una domanda di Maestri (Pd) vari Comuni del Trentino stanno approvando mozioni per impegnare le Giunte a promuovere la democrazia paritaria. Mozioni che Maestri ha chiesto di acquisire ai lavori della Prima Commissione.

Stenico: la legislazione della Provincia già prevede la doppia preferenza di genere per eleggere i consigli delle Comunità.

Anche la Consigliera di parità Eleonora Stenico si è espressa pienamente a favore del ddl “perché contiene modifiche della legge elettorali imprescindibili per il nostro territorio”. L'approvazione di questo ddl è per Stenico doverosa per 4 ragioni: per una questione di democrazia realmente rappresentativa dell'intera comunità trentina, che è composta da uomini e donne; per il rispetto dei principi della Costituzione e della legislazione europea, nazionale, locale e delle pronunce della Corte e del Consiglio di Stato; per l'arretratezza culturale del Trentino che è balzata agli onori della cronaca nazionale con l'intervento della Fedeli al Festival dell'economia. “Arretratezza del Trentino che è solo apparente”, ha proseguito Fedrizzi, perché in realtà grandissima parte della popolazione vuole la democrazia paritaria e un maggiore accesso delle donne alle istituzioni: a favore si sono infatti espressi Comuni, Comunità di valle, associazioni, singoli uomini e donne di ogni età e ceto. Pochi e isolati in Trentino sono ormai i contrari e il Consiglio provinciale deve farsi carico della direzione verso la quale va il Trentino. Non si tratta di contrapporre uomini e donne ma valorizzare in egual misura uomini e donne, per attingere allo stesso modo alle capacità e professionalità di tutti, uomini e donne. L'introduzione di un'equa rappresentanza dei due generi è resa necessaria anche dalla Pronuncia 6073 della sezione quinta della Consulta, che individua quest'obbligo nell'articolo 51 della Costituzione. Incremento che ha raggiunto il 38% delle donne nelle istituzioni. “Il nostro Consiglio provinciale – ha ricordato Stenico – si è già pronunciato a favore della doppia preferenza di genere nella legge sulle comunità di valle del 2006, creando un precedente normativo importantissimo. Anche la legge provinciale 13 del 2012 sulle pari opportunità promuove la presenza delle donne nei luoghi decisionali. Un impegna a favore della democrazia paritaria appare anche nel programma di legislatura dell'attuale governo provinciale.

Comitato Non Ultimi: Trentino ancora fanalino di coda in Italia.

Numerose le esponenti del Comitato “Non Ultimi” presieduto da Giulia Robol che si sono presentate alla Prima Commissione per manifestare il loro parere “assolutamente favorevole” al ddl. Noi siamo un comitato di scopo nato il 23 febbraio scorso per lavorare a sostegno di questo provvedimento. Tre i punti che consideriamo fondamentali: la presenza di metà candidature femminili e metà maschili obbligatorie in ogni lista di candidati alle elezioni; la doppia preferenza di genere nel voto; e la parità anche nella comunicazione politica pubblica, altrettanto significativa. “Non Ultimi” ritiene che la doppia preferenza di genere sia il sistema più equilibrato e attui i principi di equità e democrazia: “la presenza femminile – ha spiegato Robol – non è da imporre per merito o per una presunta capacità superiore delle donne rispetto agli uomini, ma per mettere tutti, uomini e donne, nelle condizioni di poter essere elette nelle istituzioni democratiche al pari degli uomini. Poi chi ha più benzina vincerà.” Su questo principio, ha concluso Robol, l'opinione pubblica è molto sensibile ma purtroppo da questo punto di vista il Trentino è ancora ultimo in Italia.

Concetti ripresi e ribaditi anche da Donatella Conzatti, Laura Strada, Patrizia Pace, Paola Giudici e ancora Eleonora Stenico. Tutte hanno evidenziato come sia inaccettabile che alle donne siano chieste, per entrare in politica, rinunce e sacrifici che non si esigono certo dagli uomini. “Le donne possono aiutare la politica a cambiare passo, a diventare più credibile ma per questo non si può chiedere loro di esser superlative, perché nessuno chiede questo agli uomini”. Ancora: “Costruire buone relazioni tra i generi, da cui dipende la felicità delle persone, è una responsabilità anche della politica”.

Comitato per l'imprenditoria femminile​: poche le donne trentine nelle aziende, ma con loro si cresce di più.  

Claudia Gasperetti, presidente del Comitato per la promozione dell'imprenditoria femminile, ha ricordato che l'organismo è stato istituito nel 2012 presso la Camera di commercio di Trento, e formato da 13 donne rappresentanti di tutte le categorie e del mondo economico, compresi sindacati, banche tutela dei consumatori e libere professioniste. Le imprese femminili sul territorio provinciale è la più bassa d'Italia: si tratta del 17,5% contro una media nazionale del 20,5%. Il comitato si riunisce una volta la mese presso la Cciaa. L'impegno sviluppato è di sensibilizzazione a favore di una maggiore presenza femminile nel mondo imprenditoriale. Questo perché quando le imprese sono dirette da donne sono più redditive. Da una ricerca svolta dal Pearson Institute for International economics di Washington è emerso che dove i cda sono formati da più del 30% di donne, l'utile di un'azienda cresce del 6%. A fronte di quest'analisi riteniamo importante che anche a livello politico possa aumentare la rappresentanza delle donne. Il Comitato ha sottoscritto dal 2012 la Carta della democrazia paritaria promossa dalla CPO. Prevedere un riequilibrio della rappresentanza di genere all'interno del Consiglio favorirebbe il raggiungimento un domani dell'obiettivo della democrazia paritaria.

Federazione della cooperazione favorevole al ddl.

Secondo la Federazione della cooperazione trentina, Bernardino Santoni dell'ufficio legislativo, il ddl affronta i temi della parità di genere sulla base di idee attuali. La CPO ha svolto una notevole mole di lavoro confluiti nella redazione della Carta per la democrazia paritaria sottoscritta da gran parte del mondo associativo del Trentino oltre che dal movimento femminile. L'associazione donne di cooperazione è in sintonia e in linea con quanto richiesto dalla Carta che del resto ha sottoscritto. Con questo ddl si tratta di dare attuazione alla Carta, perché la Provincia possa recuperare il ritardo accumulato su questo terreno rispetto ad altre regioni. Il ddl attua anche l'articolo 47 dello Statuto di autonomia per conseguire l'equilibrio di rappresentanza tra i sessi serve parità per l'accesso alle consultazioni elettorali. Questa è la linea della presidente Marina Castaldo. 

Associazione artigiani: è limitativo ridurre le preferenze da tre a due.

Il presidente dell'Associazione artigiani e piccole imprese Roberto de Laurentis ha ricordato che le ultime elezioni comunali in Italia ha dimostrato che le leggi arrivano un po' dopo viste le candidati a Sindaco di grandi città che sono state elette. Nel ddl per De Laurentis è limitativo abbassare da tre a due le preferenze. Anche avere a disposizione un solo voto per chi volesse votare due donne o due uomini riduce le possibilità di scelta. Ci si potrebbe infatti sentire rappresentati da due figure femminili o maschili. Diversamente si è vincolati a un voto secco per un solo uomo o una sola donna. Maestri ha ricordato la distribuzione delle preferenze alle elezioni provinciali del 2008 e del 2013: il numero medio delle preferenze espresse nel 2008 è, su tre voti possibili, di 1,2 nel 2013.

L'assessora Sara Ferrari ha precisato che questo ddl interviene non riguarda le candidature ma solo la preferenza di genere per la composizione delle assemblee. A Torino e a Roma si è votato con la doppia preferenza di genere così come in tutti i Comuni con più di 5.000 abitanti. L'obiettivo di questo ddl è recuperare terreno per il Trentino in chiave innovativa. De Laurentis ha replicato a Maestri che nell'associazione artigiani non si è mai guardato alla questione della parità di genere, per il semplice fatto che il problema non esiste: le imprenditrici sono il 7% nel nostro settore e tuttavia abbiamo registrato una percentuale abbastanza alta di donne con posizioni di responsabilità nelle aziende. Raggi e Appendino a roma e Torino non sono state elette sicuramente grazie alla doppia preferenza di genere.

Centro studi Università: testo condivisibile, ma andrebbe migliorato.

Centro Studi interdisciplinare di genere (CSG) dell'Università di Trento, la giurista Anna Simonato, esperta di diritto amministrativo, ha ricordato che il CSG ha una composizione interdisciplinare e che apprezza moltissimo il ddl. Si tratta per il CSG di un ottimo testo che auspichiamo possa essere approvato in questa forma perché ha pregi davvero importanti. Da un lato è opportuno il riferimento al contatto molto stretto con i principi costituzionali (ar. 51, art. 117 e norme dello Statuto della Regione che richiama la parità di generre). Si dà finalmente attuazione a principi costituzionali che è doveroso recepire nella legge elettorale. Il pregio è la combinazione nelle proposte del ddl, tra la formazione delle liste, la loro composizione a pettine e la previsione della doppia preferenze di genere. Questo dimostra quanto possa essere utile l'autonomia speciale. Queste norme possono costituire un'arma potente per rimediare al deficit di rappresentanza delle donne nelle istituzioni trentine.  Il CSG ha tuttavia proposte per migliorare ulteriormente il ddl: alcune modifiche mirano al miglioramento del linguaggio di genere (“candidati” non va bene) e altre hanno invece una portata più sostanziale. Per le candidate si dà per scontato che abbiano un marito mentre si può parlare di candidate coniugate. Vi è la possibilità che le nuove norme siano violate perché il ddl non prevede sanzioni. Una potrebbe essere la pubblicazione dei soggetti che hanno violato la norma sui quotidiani locali. Sono poi eventualmente possibili sanzioni economiche, oppure la cancellazione dalla lista dei nominativi soprannumerari.

Cgil, Cisl e Uil: valorizzando di più le donne aumenterà anche il Pil. 

Per le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil Sono intervenute Giovanna Weber e Milena Sega. Weber ha evidenziato l'identità di vedute dei tre sindacati con particolare riguarda l'articolo 2 sulla composizione delle liste al 50% donne e al 50% uomini, con l'alternanza delle candidature di genere diverso. Apprezzate anche la visibilità garantita paritariamente a donne e uomini e la doppia preferenza di genere pena l'inefficacia del voto se si votano due uomini o due donne. Anche la Cgil (38.000 iscritti), ha ricordato Weber, ha sottoscritto al Carta per la democrazia paritaria. Il Trentino è per ora un fanalino di coda per quanto riguarda la democrazia paritaria. “Le donne inglesi impegnate nella battaglia per i loro diritti dicevano: noi non vogliamo violare le leggi, vogliamo farle”. Preoccupante per i sindacati è il calo dell'occupazione femminile che oggi interessa il Trentino, ma anche la scarsa valorizzazione delle donne relegate ai livelli di lavoro più bassi nonostante i titoli di studio acquisiti e le competenze. “Questo è molto miope – ha commentato Weber – perché gli studi internazionali attestano che la presenza attiva delle donne genera innovazione, crescita, aumento del Pil e benessere per tutti, uomini e donne. Secondo l'Ocse se sarà reso possibile il concorso delle donne a tutti i livelli, il Pil aumenterà del 2012 entro il 2030. Milena Sega ha assicurato l'allineamento della Cisl con le posizioni espresse dalla Cgil.

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Via libera alla delibera della Giunta per la fusione Tecnofin Trentina - Trentino Sviluppo.

Poco prima, con 4 voti a favore e due di astensione espressi da Borga di Civica Trentina e Fugatti della Lega, la Prima Commissione aveva espresso ​parere favorevole alla delibera della Giunta provinciale che prevede la fusione di Tecnofin Trentina e Trentino Svilppo. A spiegare ai consiglieri l'operazione è stato dirigente generale Paolo Nicoletti, che ha ricordato come il presidente Rossi avesse a suo tempo accompagnato la strategia di razionalizzazione complessiva delle società controllate dalla Provincia con l'annuncio di voler sottoporre ogni tassello del processo di aggregazione delle singole società al parere della commissione competente. 

Tecnofin Trentina, ha ricordato Nicoletti, era nata nel 1985 e nel 2013 era stata di fatto quasi completamente assimilata a Cassa del Trentino. L'aggregazione oggi è agevolata dal fatto che Tecnofin Trentino appartiene al 100% alla Provincia e Trentino Sviluppo è proprietà di Piazza Dante al 99%. A motivare il processo di fusione sono la razionalizzazione del numero di società correlate alla spending review; e la riforma Madia che prevede l'eliminazione delle socità pubbliche senza personale né fatturato e l'impatto fiscale nullo dell'operazione. Tecnofin Trentina ha infatti un unico amministrazione delegato e non ha personale dipendente. A sancire la fusione, che avrà effetto retroattivo dal 1° gennaio scorso, saranno le assemblee delle due società in programma entro il 30 giugno a fronte del parere favorevole rilasciato oggi dalla Commissione e dall'approvazione della relativa delibera da parte della Giunta provinciale, prevista domani. 

Il Centro servizi. A una domanda di Fugatti sul Centro servizi, il dirigente ha ricordato che questo strumento era nato nel 2013: l'obiettivo era mantenere in capo alle società le attività specializzate e affidare al Centro quelle comuni. “Oggi – ha osservato Nicoletti – il Centro servizi fatica ad acquisire la sovranità dalle società per gestire i servizi comuni. E tuttavia, pur con piccoli numeri, ha una sua utilità. Svolgendo ad esempio un ruolo di intermediazione nel processo di fusione delle società della Provincia. ​